Riscopriamo il Lambro!
Su questo argomento riceviamo e volentieri pubblichiamo un documento della professoressa Silvana Galassi sulla riqualificazione del Lambro .
Silvana Galassi è membro del comitato scientifico del WWF Italia e del Comitato scientifico della rivista “Biologia Ambientale” , nonché docente presso Biologia dell'Università di Milano e membro del CNR.
(Paolo Morandi)15/10/2013
La Professoressa Silvana Galassi ci ha inviato questo documento sui progetti di riqualificazione del Lambro:
Progetti in corso sulla riqualificazione del Lambro
Il Fiume Lambro rappresenta una quota rilevante del reticolo idrografico del territorio comunale di Milano, Monza e altri comuni della Brianza. La ricchezza d’acqua superficiale e sotterranea è stata una delle cause, forse la principale, dello straordinario sviluppo dell’area che si è verificato il secolo scorso. Tuttavia questo sviluppo è avvenuto accumulando un enorme debito ambientale che si palesa a tutti con il degrado dei suoli e delle acque. Il Lambro è l’emblema di questo degrado, tanto che si fa fatica a considerarlo ancora un fiume.
Per l’estensione del suo bacino il Lambro è stato comunque considerato un corpo idrico significativo naturale e come tale deve essere incluso nei piani di tutela e recupero.
Il PTUA (Piano di Tutela e Uso delle Acque) della Lombardia è stato redatto nel 2006 ed è disponibile in rete. Questo documento contiene un rapporto sulla situazione dei fiumi regionali al momento della sua scrittura e gli obiettivi di recupero per il 2016, scadenza indicata dall’Unione Europea per verificare i risultati delle azioni di tutela e riqualificazione dei corpi idrici dell’Unione in ottemperanza alla Direttiva 2000/60, recepita in Italia con il D.lgs 152 del 2006.
La legge prevede che allo scadere del 31 dicembre 2016 tutti i corpi idrici debbano raggiungere lo stato ecologico “buono” o aver mantenuto quello “eccellente” se già lo possedevano. Per quelli per i quali la situazione è molto problematica per la presenza di forti pressioni antropiche l’Unione Europea può accettare delle deroghe temporali purché siano debitamente motivate.
Appellandosi a questa scappatoia il PTUA, col sostegno dell’Autorità di Bacino del Po al quale in nostro Lambro appartiene, ha fissato come obiettivo il raggiungimento dello stato “buono” solo per il tratto a Monte di Monza, accontentandosi di quello “sufficiente” per i rimanenti tratti.
Per raggiungere questi obiettivi da una situazione attualmente in ampi tratti “pessima” sono stati avviati progetti che prevedono sia monitoraggi sia interventi. Il principale che prevedeva un budget di circa 158 milioni di euro, è il Contratto di fiume del Lambro settentrionale siglato nel marzo 2012 e finanziato principalmente dalla Regione.
Leggendo la parte finale del PTUA del 2006 che prospetta gli scenari dell’evoluzione della situazione ambientale del reticolo idrografico del Po, mentre per la maggior parte dei fiumi si prevede un miglioramento per il Lambro la situazione rimarrebbe drammaticamente uguale a quella del 2006 se non peggiore. Non sembra quindi possibile ottenere neppure la condizione “sufficiente”.
Viene naturale chiedersi come mai non si colgano i benefici effetti dell’entrata in funzione dei tre depuratori di Milano e se c’è speranza che il miglioramento possa avvenire in base agli interventi previsti nel Contratto di Fiume. Sarebbe previsto che queste risposte ai cittadini venissero date nell’ambito del Contratto stesso, che nella concezione dell’UE richiede un’ampia partecipazione dei cittadini e delle Associazioni che operano sul territorio. Ma mi pare che questa opportunità non si sia verificata anche a causa delle scarse risorse stanziate (0,02 % del budget).
Ho cercato quindi di esaminare da me quanto reperibile in rete sul contratto di fiume e porto le mie considerazioni.
Mi stupisco che l’attività 1.2 dell’AZIONE 1 sia dedicata a individuare gli obiettivi di qualità, obiettivi che sono fissati per legge. Si tratta piuttosto di capire se gli interventi previsti saranno sufficienti per raggiungerli.
Potrei sbagliarmi ma l’impressione che ho avuto è che le opere in corso di attuazione siano dei necessari miglioramenti e ampliamenti delle strutture esistenti (vedi interventi sul depuratore di Monza San Rocco), una distribuzione a pioggia dei fondi per “rattoppare” impianti obsoleti.
Guardando quello che è stato fatto sui fiumi europei, come il Tamigi, che era dato per morto e in cui ora vivono centinaia di specie di pesci, salmoni inclusi, gli interventi sono stati più radicali e hanno risolto problemi storici come quello delle piene eccezionali che allagavano parte della città i Londra e delle piogge intense che mandano fuori uso i depuratori.
Se rinunciamo a porci obiettivi ambiziosi, come è stato fatto in altre zone d’Europa, vuol dire che accettiamo che il Lambro nei tratti che attraversano i grossi agglomerati urbani continui a essere una fogna a cielo aperto in cui anche gli effetti delle azioni criminali come quella dello scarico di idrocarburi avvenuto nel 2010 saranno difficili da dimostrare perché non c’è uno stato inferiore a quello di “pessimo”!
Silvana Galassi