Parlar di donne

Tre eventi, due mostre e un saggio con un unico filo conduttore, ovvero la donna nei suoi molteplici aspetti e percorsi: la mostra di Artemisia Gentileschi, la conferenza al Museo del Risorgimento "Belle ed eleganti nell'Italia Unita", l’incontro con la teologa svizzera Ina Praetorius, autrice di "Penelope a Davos".

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Può apparire bizzarro, forse solo inusuale, parlare della metà del cielo femminile riunendo diverse argomentazioni. Tuttavia la settimana scorsa è stata ricca di molteplici occasioni: la mostra di Artemisia Gentileschi, la conferenza al Museo del Risorgimento “Belle ed eleganti nell'Italia Unitae, a sottolineare il fenomeno delle giovani donne scrittrici in questi ultimi anni, la presenza, alla Libreria delle Donne, della teologa protestante Ina Praetorius.
Ecco che dall'uno all'altro avvenimento corre il filo della storia “della Donna” nel suo emanciparsi e farsi altro/a e, se si vuole, di un suo nuovo, possibile percorso.

Liberarsi - Altre donne coraggiose ed emancipate hanno segnato la storia, pur non raggiungendo la fama di Artemisia (Ipazia, Lesbo, le mistiche tedesche, Matilde di Canossa e tante altre), ma la pittrice è riuscita ad affermarsi, a prezzo di un lacerante vissuto, scalzando il luogo comune che le donne non potessero essere grandi nelle arti figurative. La drammaticità e passionalità dei suoi quadri, l'intensità dei suoi ritratti femminili, rivelano l'intelligenza nel saper accogliere gli insegnamenti di artisti contemporanei traducendoli in un linguaggio proprio, in una forza della natura al femminile.

Vivere il proprio tempo - Anche la futilità della moda - prima di diventare un settore economico trainante dell'esportazione italiana -, è stata occasione di momenti di emancipazione femminile (qui si parla di medio-alta borghesia) durante i periodi di grandi cambiamenti rivoluzionari, per poi regredire nel "moralismo" dei periodi delle controrivoluzioni. Tempi in cui l'abito permetteva libertà di movimento, oppure gessati impedimenti di busti, crinoline, pouf e orpelli vari.
Guardando le immagini degli smilzi abiti del periodo napoleonico, è inevitabile ricordare le emancipate figure femminili di Jane Austen, mentre i barocchi abiti di metà ottocento ci ricordano la “Dama delle camelie” o la contessa Castiglione e la sinuosità di smilzi e aderenti abiti ci rammentano Eleonora Duse. Non c'è bisogno di aggiungere che le popolane non hanno avuto gran parte nell'evoluzione dei costumi, se non con la prima guerra mondiale.

Emanciparsi - La teologa Ina Praetorius, che ci riporta ai tempi nostri, si intravede invece un percorso ancora in essere, volto a future soluzioni aperte e forse più confacenti all'era della globalizzazione.
Una giovane donna emancipata che, secondo la teologa Ina Praetorius, vive in un'epoca post patriarcale e post femminista capace di ripensare il proprio “essere” con pragmatismo. Un invito a trasformare radicalmente il nostro pensare e a costruire un pensiero post patriarcale adeguato al nostro momento storico. Si parla di ruolo, di riconoscimento sociale, che oggi può sganciarsi dall'assunto che il lavoro renda libere e indipendenti, se poi questo ha come conseguenza la rinuncia alla maternità.

Secondo l'autrice di Penelope a Davos lo Stato deve riconoscere questo ruolo (determinante per la sopravvivenza stessa dello Stato) e garantire l'indipendenza economica a chi desidera trovare la propria realizzazione nell'ambito domestico, che oggi non oppone più, grazie anche ad internet, un esilio sociale e conseguente dipendenza psicologica e ruolo subalterno.
Forte della sua propria esperienza di condivisione completa e paritaria con il marito, ne riconosce però una sua speranza, una sua utopia, per ora limitata a chi dispone di risorse finanziarie permettendo di sganciarsi dal bisogno materiale immediato, per dedicarsi a beni spirituali più elevati.

Tuttavia, in Italia, se è difficile pensare a un superamento del patriarcato, lo è ancora di più pensare all'indipendenza economica in tal senso, vista la crisi economica imperante e l'emarginazione che ancora subiscono le donne nel mondo lavorativo: araba fenice di un agognato futuro.

Settimana interessante, sì: dove si parla e si procede e niente male anche.

Maria Pellegrini, Comitato Zona 3

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