Parlar di donne
Tre eventi, due mostre e un saggio con un unico filo conduttore, ovvero la donna nei suoi molteplici aspetti e percorsi: la mostra di Artemisia Gentileschi, la conferenza al Museo del Risorgimento "Belle ed eleganti nell'Italia Unita", l’incontro con la teologa svizzera Ina Praetorius, autrice di "Penelope a Davos".
(Maria Pellegrini)31/01/2012Può apparire bizzarro,
forse solo inusuale, parlare della metà del cielo femminile riunendo diverse
argomentazioni. Tuttavia la settimana scorsa è stata ricca di molteplici occasioni: la mostra di Artemisia Gentileschi, la conferenza al Museo del Risorgimento “Belle ed eleganti nell'Italia Unita” e, a sottolineare il fenomeno delle giovani
donne scrittrici in questi ultimi anni, la presenza, alla Libreria delle Donne, della teologa protestante Ina
Praetorius.
Ecco che dall'uno all'altro avvenimento corre il filo
della storia “della Donna” nel suo emanciparsi e farsi altro/a e, se si vuole,
di un suo nuovo, possibile percorso.
Liberarsi - Altre donne coraggiose ed emancipate hanno segnato la storia, pur non raggiungendo la fama di Artemisia (Ipazia, Lesbo, le mistiche tedesche, Matilde di Canossa e tante altre), ma la pittrice è riuscita ad affermarsi, a prezzo di un lacerante vissuto, scalzando il luogo comune che le donne non potessero essere grandi nelle arti figurative. La drammaticità e passionalità dei suoi quadri, l'intensità dei suoi ritratti femminili, rivelano l'intelligenza nel saper accogliere gli insegnamenti di artisti contemporanei traducendoli in un linguaggio proprio, in una forza della natura al femminile.
Vivere il proprio tempo - Anche la futilità della
moda - prima di diventare un settore economico trainante dell'esportazione
italiana -, è stata occasione di momenti di emancipazione femminile (qui si
parla di medio-alta borghesia) durante i periodi di grandi cambiamenti
rivoluzionari, per poi regredire nel "moralismo" dei periodi delle controrivoluzioni. Tempi in cui l'abito permetteva libertà
di movimento, oppure gessati impedimenti di busti, crinoline, pouf e orpelli
vari.
Guardando le immagini
degli smilzi abiti del periodo napoleonico, è inevitabile ricordare le
emancipate figure femminili di Jane Austen, mentre i barocchi abiti di metà
ottocento ci ricordano la “Dama delle camelie” o la contessa Castiglione e la
sinuosità di smilzi e aderenti abiti ci rammentano Eleonora Duse. Non c'è
bisogno di aggiungere che le popolane non hanno avuto gran parte
nell'evoluzione dei costumi, se non con la prima guerra mondiale.
Emanciparsi - La teologa Ina Praetorius, che ci riporta
ai tempi nostri, si intravede invece un percorso ancora in essere, volto a
future soluzioni aperte e forse più confacenti all'era della globalizzazione.
Una giovane donna emancipata che, secondo la teologa Ina
Praetorius, vive in un'epoca post patriarcale e post femminista capace di
ripensare il proprio “essere” con pragmatismo. Un invito a trasformare
radicalmente il nostro pensare e a costruire un pensiero post patriarcale adeguato
al nostro momento storico. Si parla di ruolo, di riconoscimento sociale, che
oggi può sganciarsi dall'assunto che il lavoro renda libere e indipendenti, se
poi questo ha come conseguenza la rinuncia alla maternità.
Secondo l'autrice di Penelope
a Davos lo Stato deve riconoscere questo ruolo (determinante per la
sopravvivenza stessa dello Stato) e garantire l'indipendenza economica a chi
desidera trovare la propria realizzazione nell'ambito domestico, che oggi non
oppone più, grazie anche ad internet, un esilio sociale e conseguente
dipendenza psicologica e ruolo subalterno.
Forte della sua propria esperienza di condivisione
completa e paritaria con il marito, ne riconosce però una sua speranza, una sua
utopia, per ora limitata a chi dispone di risorse finanziarie permettendo di sganciarsi
dal bisogno materiale immediato, per dedicarsi a beni spirituali più elevati.
Tuttavia, in Italia, se è difficile pensare a un
superamento del patriarcato, lo è ancora di più pensare all'indipendenza
economica in tal senso, vista la crisi economica imperante e l'emarginazione
che ancora subiscono le donne nel mondo lavorativo: araba fenice di un agognato
futuro.
Settimana interessante, sì: dove si parla e si procede e niente male anche.
Maria Pellegrini, Comitato Zona 3
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