La Barriera ferroviaria

In concomitanza con l’Esposizione Universale di Milano del 1906, si decise la realizzazione di una grande cintura ferroviaria esterna all’abitato, che nel volgere di pochi decenni favorì la trasforamzione di Lambrate, da  borgo rurale a cittadella industriale.
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Stazione Lambrate apertura
Già sul finire dell’Ottocento si era ravvisata la necessità di ripensare l’assetto ferroviario di Milano. In realtà una riorganizzazione dei tracciati ferroviari era già stata realizzata nel 1863, con la costruzione della prima Stazione Centrale di Milano che era ubicata nell’attuale piazza della Repubblica, a ridosso del centro cittadino.
Dalla stazione partiva un rilevato ferroviario che, per quanto riguarda la zona est, attraverso l’attuale viale Tunisia, viale Regina Giovanna, per poi deviare verso est in direzione di Piazza Novelli, piazzale Susa ed immettersi nel precedente tracciato della Milano – Venezia.
Con lo sviluppo della città dopo l’Unità d’Italia tale barriera si era trovata in piena area cittadina creando problemi alla viabilità urbana.

Il problema fu affrontato durante l’Esposizione Universale di Milano del 1906; la Commissione incaricata del progetto optò per il trasferimento della stazione centrale in piazza Duca d’Aosta e per la realizzazione di una grande cintura ferroviaria esterna all’abitato.

Per Lambrate, la realizzazione di questa grande infrastruttura ebbe, da subito, un effetto dirompente. Il territorio comunale venne separato lungo l’asse Nord Sud: la zona della “Forcella” (via Ponzio) e del Casoretto furono separate dal nucleo storico di Lambrate che rimase isolato al di là della cintura ferroviaria.
Allo stesso tempo venne realizzata la nuova stazione ferroviaria di piazza Bottini (che sostituì la precedente dell’Ortica) e lo Scalo Merci di via Saccardo.

L’isolamento del nucleo storico di Lambrate produsse effetti di segno diverso: se da un lato il centro di Lambrate, escluso per molti anni dallo sviluppo urbano milanese, ebbe una dotazione di servizi inferiori allo standard cittadino, dall’altra parte rafforzò l’identità e il senso comunitario del borgo. Nasce così la retorica di “Oltre il Ponte” ancora vivo negli anziani lambratesi. Nel loro racconto Lambrate viene spesso descritta come un luogo mitico dove la “Comunità” aveva solide radici che le permettevano di affrontare gli eventi di segno negativo che caratterizzarono tutta la prima parte del Novecento (guerra, fascismo, ecc.)


Ma l’isolamento del borgo storico non fu l’unica conseguenza della barriera ferroviaria; la realizzazione dello Scalo Merci e la presenza di numerosi appezzamenti di terreno esterni all’abitato favorirono, nel volgere di un paio di decenni, l’insediamento di numerose attività industriali ed artigianali che aprirono un capitolo del tutto nuovo per Lambrate, trasformandola, in poco tempo, da  borgo rurale a cittadella industriale.

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