Isole nel vento 4

Den, ki kuran?
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Questa è più piccola, ha solo una vela latina. Chissà come risale il vento, non potrà fare una bolina troppo stretta, credo. Ma da qui a Kudafari si va al traverso e problemi non ce ne sono di certo. Ecco, ha passato il reef, entra in laguna. Mi sembra ci sia solo una persona a bordo. E mica è Nazimu. Chi sarà mai? No, non ci posso credere. Quella è… Shanin! Come è possibile che venga da sola. Le Maldive sono un paese mussulmano e le donne… ma è qui, è lei. Adesso sì che siamo nei guai, vero Robinson? Però guarda che brava, la porta come fosse un’automobilina a pedali. Ragazzi maldivani. Secondo me sanno cosa vuol dire essere felici. Se non li acchiappa qualche squalo, naturalmente. Già, lo squalo. Forse stai ancora tremando, controllati Robinson. E adesso arriva questa bambina.
-Shanin!- grido. La vedo che molla la drizza e la vela vien giù senza fare rumore. Entro in acqua e aiuto ad arenare la prua, mentre lei si mette a spingere sul fondo con una pertica, come se io non ci fossi. Siamo a riva. Mi sorride. Dolce sorriso infantile eppur malizioso. Capelli raccolti da un pezzetto di spago, porta una maglietta bianca senza maniche e i calzoni larghi di prima.
–Nazimu?- le chiedo.
-Nazimu neu nani! – mi risponde, e poi aggiunge parole di cui capisco solo bappa, padre, e massaké, lavorare. Non sembra accorgersi del mio sconcerto, si china per prendere un bottiglione di plastica e me lo porge. Forse solo ora mi accorgo di avere una sete terribile e bevo con avidità mentre lei mi osserva intensamente, come rapita. Mi sta guardando i capelli, capisco. Sono lunghi adesso, non me li taglio da mesi, e il sole li ha certamente schiariti, rendendoli biondi, come mi succede d’estate. Con i miei occhi azzurri devo essere molto attraente per una ragazzina maldivana, vero Robinson? Un pensiero mi attraversa la mente, con tutta la sua assurdità: se scende a terra sono perduto. E poi: perché sei venuta? Posso io amarti Shanin, sei una donna tu, o cosa sei?

Lei scende in acqua, piccoli piedi nudi, guadagna la riva e va verso le tracce del fuoco. Le palme, le cime, ondeggiano al vento, sottili, armoniose, invitanti come i suoi fianchi. Il desiderio mi sale nel sangue mischiato a pensieri diversi. Gauguin, sì proprio lui. Non è nuda, non è distesa su un tappeto di foglie di palma, non so se è venuta per fare l’amore, ma certo non sembra avere paura. Per cosa è venuta allora? Raccoglie le cose con gesti precisi e usa la sabbia corallina per ripulirle, coprendo con altra sabbia le braci sopite ma ancora vive, da prima. Mi siedo, la osservo senza parlare e sento una sottile inquietudine impadronirsi di me. Sono un essere venuto da mondi ostili? Anch’io uno spettro che osserva la fine dell’Eden, o la provoca con la sua sola presenza? Non voglio. Non un’orma, non una traccia devo lasciare. Trascorrere, passare come la pioggia sulle foglie di palma. Piuttosto che corrompere ciò che è ancora puro meglio svanire nel mare, nel vento, uscire anche dai ricordi e dal tempo, da questo brandello di tempo senza futuro. Lei si gira a guardarmi. Non sorride ora, mi osserva interrogativa, aspettando. Ma poiché io non dico parola è lei che rompe il silenzio: - Nazimu dakkanì bappa! – mi dice. E poi abbassando lo sguardo soggiunge: – Cale furanò. Bappa dené dhoni.-
Nazimu ha già parlato col padre e mi daranno un dhoni? Già hanno deciso, potrò partire per il Nord? Avrei creduto di provare più felicità ad ascoltare questa notizia, se ho capito, se è questa la notizia che lei mi ha portato. Perché ora sembra essersi fatta triste? Cosa sono per te, Shanin, che adesso hai perduto il sorriso? Torno a sedermi, per osservare l’infinita distesa del mare. Il Nord, i confini del loro mondo, e del mio. La folle idea di scoprire ancora qualcosa in questo piccolo universo già profanato. E il tempo che corre veloce. Tra quanti giorni dovrò tornare? Quanto potrò ancora fingere di essere un uomo libero? E se non tornassi? Se davvero restassi con lei, a navigare, pescare, amare, generare, invecchiare e morire? Il sole si sta abbassando, Robinson, cosa farai? Senza quasi accorgermene ho incrociato le gambe e addrizzato la schiena, mentre le mani mi si sono appoggiate sul grembo, come armi in riposo.

Il sole mi scalda obliquo la parte sinistra del corpo. Adesso però sono libero, Robinson, e dipende tutto da me. Mi accorgo che Shanin si è accovacciata silenziosa e mi osserva, come non volesse più disturbarmi, o aspettasse le mie decisioni. Shanin, dolce ragazzina di luce, potrei fare l’amore con te ora, come davvero fossimo soli nel mondo. E non lo siamo, soli? Tu sei venuta fin qui. Lo sa tuo padre, lo sa tuo fratello, o hai rubato una barca, piccolo spirito intrepido, per venire da me? Incosciente, perché hai rischiato così, non lo sai che io me ne andrò? Se ti toccassi saresti perduta, Shanin, nemmeno questo sai allora? Ma siamo un uomo e una donna, se sono un uomo, se sei una donna. Esiste qualcos’altro che importa di più? No, forse no, Shanin, ma non lo farò. Un’onda calda, d’amore, d’affetto, struggente, mi sale lungo la schiena, mi invade, come la marea quando dilaga lungo una spiaggia deserta. Mi alzo in piedi. Anche lei si riscuote. Mentre solleva la stuoia per disporvi sotto i suoi oggetti intravedo qualcosa, la figuretta morbida di un pupazzo di pezza, che lei si affretta a nascondere.
-Ti beni? – le chiedo, sperando di aver indovinato le parole giuste. Cosa c’è, credo di averle detto.
Meraviglioso, ora torna a sorridere, quel sorriso ancora infantile, fresco di alba sul mare, di pesci colorati e guizzanti, di stelle e di plancton notturno. Si alza in piedi, ritta nella struggente bellezza della sua figura acerba, i piccoli seni evidenti sotto il bianco del suo vestito, reso abbagliante dal sole al declino. Occhieggiante promessa d’amore, di assoluto e di oblio, ti deludo, vero Shanin?
- Den, ki kuran? -  mi dice con un’espressione che mi sembra di delusione, di tristezzaa o di semplice incredulità. E allora, cosa facciamo?  Ma forse sono io che non so leggere bene questo momento, io che ora mi sento quasi perduto. Ti amo Shanin, non sai quanto desidero che tu sia felice. Ma non so dire nulla e resto a guardarla, come guardassi un’alba sul mare, o forse un tramonto.
-Areme annana? – mi chiede seria dopo qualche istante di attesa, indicando il sole ora assai basso sull’orizzonte, torniamo? Ne, le rispondo, no, cale annana. Tu ritorni. Aharem unnani, io rimango. E mi aiuto coi gesti. Dormirò, nidané, qui su quest’isola, da solo, aspettando che domani, mahadama. venga Nazimu. Col mio fucile, click, tiro il grilletto col dito, una mano aperta a sostenerne l’immaginaria presenza. Diglielo a quel furbacchione di tuo fratello, perché lo sa che voglio pescare con lui. Tu torna da sola come sei venuta, per carità. È vero, deve partire perché sta cadendo il vento: si sta attenuando il soffio vitale che trasporta le loro isole perennemente, come una flotta di navi destinate a non raggiungere mai alcun porto, perché già sono porto esse stesse. Vento, navi porto. Nei porti si danno gli addii e io dico addio a Shanin senza parlare, solo spingendo la prua, entrando in acqua fino alla vita per aiutarla a girare, perché lei se ne vada ed esca veloce dalla mia vista e dal mio desiderio.           

E così rimango ancora da solo. Bravo scemo, l’hai lasciata andare. Bell’amatore latino che sei, ma vai a nasconderti! E smettila, sei proprio un cazzone, Robinson. È una bambina. Bambina un accidente. A quindici anni qui in media hanno già tre figli. E allora? Intanto lei no. E poi, perché sono combinate così ti dovresti sentire autorizzato a dargli dentro anche tu? Almeno qui le sposano, no? e qualcuno così pensa a loro, una casa, qualche buon pesce cotto nell’olio di cocco, che gli piace tanto, bleah! Se la toccavo diventava una paria. Sai cosa vuoi dire una paria, da queste parti, furbone? Che non se la prendeva più nessuno vuol dire. Che la rovinavo per sempre. Senza contare che il padre, il suo bappa, mi apriva il deretano come una banana. E magari anche Nazimu. Invece è mio amico Nazimu. Bellezza dell’amicizia virile, contento te. Taci, non rompere le palle, Robinson, che ho fatto benissimo. Ho fatto benissimo, benone ho fatto, oh come ho fatto bene! Se mi vedevano, le mie amiche femministe sarebbero state orgogliose di me. Cale annana le ho detto! E ti intant, te restet chi come on ciula perfett. Proprio così. L’utero è mio e me lo gestisco io, d’altronde. E già che ci siamo diciamo anche: el pisel l’é el mé e tel fo gnanca vedé. Questa pero è incomunicabilità bella e buona, secondo me. Zitto, sei solo un volgare scoppiato, Robinson, faresti meglio a tornare di corsa a Cologno Monzese. Magari scopri che Donnarumma aumma aumma è gay e nasce una storia d’amore. Brrrr! Sai cosa ti dico? Shiiva ti dico. Ecco qua, ce ne dev’essere ancora, nel chilum. Ho il fuoco, ho l’acqua, ho ancora il chapati e... questi avanzi di pesce… pieni di belle formiche! 'Ste quattro noci di cocco allora. Tak, tak e tak! Passerò una notte meravigliosa, sicuro. Oddio, il sole se ne sta andando. Tra poco arriveranno le stelle. Shiiva, Shiiva e chi se ne frega.

Trovo ancora un pezzetto di brace e lo metto nel chilum. Sì, ce n’è ancora e mica poco. Shiiva. Ora mi godrò bene le stelle, tutte le stelle. Prima cosa trovare quella polare. Dal Gran Carro bisogna riportare cinque volte la distanza della sua sponda posteriore, sulla stessa linea che segnano le due stelle, verso l’alto… ma qui non si vede tutta l’Orsa Maggiore perché è bassissima sull’orizzonte. Ah! Tutte le stelle già dell'altro polo vedea la notte... mizzica Roby, sei andato più fuori di Ulisse! Vaghe stelle dell’Orsa. E dell’orsacchiotto. Aveva un orsacchiotto Shanin, lo nascondeva qua sotto.  Dev’esserci ancora, se non ho visto male… Eccolo qui. Convinto Robinson? Un orsacchiotto di pezza tutto squacquaracchiato e non è una bambina vero, sveltone che sei? Dio mio, chissà perché mai lo teneva qui. Forse veniva a guardare le stelle. O a dormire. Dormire con chi? Smettila stronzo che non ti sopporto. Guarda le stelle piuttosto, Robinson. Eccola, eccola là, la Stella polare. Quella che indica la rotta ai marinai, soprattutto a quelli perduti come sei tu. Mamma mia come è bassa sull’orizzonte. La vedervo anche nel viaggio per Kudafari, ma ancora mi fa impressione che sia così bassa. Shiiva. Dio mio quante, mi sembra di poterle toccare. Potevo fare l’amore. Ma devo fare l’amore stanotte, Robinson. Con chi lo faccio? Con la Terra, con tutta la terra. Lo senti Robinson che sei sulla pancia del mondo? La Madre Terra. È una donna la terra. Una donna grande, immensa, eppure minuscola, sola, perduta nell’Universo. Tradita, violata ma viva, vibrante. Sono sul ventre della Madre Terra e… sai cosa faccio adesso, Robinson? La fecondo. La fecondo la fecondo! Devo solo… sono pazzo vero Roby? Ma la fecondo, come fanno i negri di quella tribù africana che non ricordo. Nudo, mi metto nudo, via tutto ancora una volta. È calda la sabbia e io mi stendo sopra il tuo ventre, Madre Terra. Sento le vibrazioni del tuo corpo immenso, hai anche tu vene azzurre e profonde, le sento. Ti penetro, Terra, anche se mi fa male. Ma ora, ma ora… mi attacco a te e tu fremi, ti muovi in preda a brividi di piacere, esattamente come io sto facendo, vero Terra mia? Sto attaccato a te come un insetto, uno scarabeo, un ragno. Succhio il tuo essere e tu giri, ti capovolgi, mi porti con te, mi trascini via nello spazio infinito. Ma io non ti lascio, mi senti? Sto attaccato a te, forse sono solo una povera piccola pulce ma ti pungo col mio pungiglione, perché tu risponda al mio abbraccio. Oh Dio! Mi sembra di cadere all’indietro, di dovermi staccare da te e finire nel vuoto, perché il vuoto mi è tutto attorno. Non dentro, però. Dentro di me non c'è alcun vuoto, dentro sono pieno di fuoco, di amore, di follia. Ma ora sono solo le stelle a trattenermi, mi inchiodano a te con le loro lame di luce e non mi fanno cadere mentre giriamo, abbracciati, avvinghiati. Dov’è il sopra, il sotto? Ora mi schiacci Terra, sento tutto il tuo peso, il tuo immenso corpo di donna sul mio piccolo fragile corpo di uomo teso allo spasimo. Allo spasimo allo… spasimo, oh Terra!          

(come finirà?)

Adalberto Belfiore


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