"Arte di parte". Ragazze, MAMbo!

Un festival milanese e una mostra d’arte femminile a Bologna.

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... Nulla o male è stato tramandato della presenza della donna:
sta a noi riscoprirla per sapere la verità.
(Carla Lonzi, Manifesto di Rivolta femminile, 1970)


Bologna, interno del Museo di Arte Moderna,
Autoritratti, Iscrizioni del femminile nell’arte italiana contemporanea 
(in mostra fino all’1 settembre 2013).

Veramente imperdibile: oltre all’ampia, complessa e articolata panoramica sui diversi e ricchi contributi che le donne danno alla vita artistica e intellettuale del nostro Paese - nata da un lavoro di equipe che ha coinvolto lo staff, tutto femminile, del MAMbo e numerose personalità del campo, artiste, curatrici, direttrici di musei e critiche d’arte - è occasione per “una interrogazione sulla posizione e il ruolo delle donne nelle professioni legate all’arte contemporanea”.

Nei fogli di sala della mostra in A più voci, uno dei nuclei tematici della mostra, affidato alla curatela di Francesca Pasini, leggiamo:

(…) in Italia resiste più a lungo un’indecisione nel leggere l’arte come un’esperienza di due soggetti: uomini e donne.

E ancora:

(…) è mancata tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta l’affermazione di un’arte esplicitamente connotata come femminista e non si è sviluppato un dibattito critico che mettesse a confronto arte e femminismo.

Stacco

Firenze, 1550: prima edizione delle Vite di Giorgio Vasari, considerato il primo storico dell’arte, il nome di un’unica donna artista, Properzia de’ Rossi da Bologna (ancora Bologna!) spicca fra 177 colleghi uomini, il che, uno più uno meno, fa circa lo 0,56% del totale.
Sì, sembra pedante, ma tutte, chi più chi meno, dobbiamo superare  la paura dei numeri…

Italia, 2012: le donne iscritte nelle Accademie di Belle arti (dati del MIUR, A.A. 2011-12) sono il 67,5 % su un totale di circa 15 mila in 20 sedi. Già dal 1978 avevano abbondantemente superato la soglia del 50%, sebbene, sempre per amor di precisione, le donne diplomate nello stesso anno siano il 69% del totale, ma le professorE solo il 37. Ci ritorneremo.

Più di quattro secoli di storia, di Tradizione. Di quella “Tradizione universale” che, sempre secondo Francesca Pasini, aveva posto al centro l’eccellenza dell’arte nella versione dominante maschile. Una specie di ombra che ha declinato il nome dell’artista in un neutro, che riassumeva uomini e donne e che, diversamente da altre sfere della conoscenza, nell’arte ha avuto una resistenza più lunga.
E persiste, ahinoi.

Dissolvenza

Interno notte, tre brillanti donne milanesi al tavolo da lavoro, un computer e parecchi smartphone.
L’Associazione "Le cicale dell’arconte" è promotrice di un Festival - Video Sound Art - quest’anno alla III edizione, inserito all’interno della programmazione della Verdestate Milanese, con il patrocinio del Comune di Milano, che si è svolto dal 6 al 16 luglio al Castello Sforzesco (ma non andate sul sito del Castello, perché declinano ogni responsabilità su quanto ospitano, chissà perché…).

Ci piacciono perché sono state così brave da trasformare l’avito maniero in un “contenitore di creatività contaminata”, “allo scopo di far emergere nuovi talenti in molteplici ambiti della produzione artistica, dando spazio e visibilità ad energie giovani e innovative” (che ovviamente possono contraddistinguere  anche donne e uomini che abbiano superato i 60 anni, n.d.r.) nel campo liminare, poco esplorato della tecnologica artistica: motion graphic, sound design, video mapping….
Un bando Open Call ci fa conoscere un soundscaper italiano, Alessio Ballerini, cofondatore di Archivio Italiano Paesaggi Sonori.
Il festival ospita, in diretta dal Moma di New York, Aaron Koblin, designer a capo del Data Arts Team del Creative Lab di Google. E che il Festival sia occasione anche di diffusione di nuove conoscenze, lo dimostrano l’installazione interattiva di Sebastian Neitsch, designer tedesco e docente presso il BTK di Berlino, con i lightning elements del designer Alberto Biagetti, e i numerosi workshop, in uno dei quali è stata realizzata la “mappatura sonora” della nostra città. Il suono della città di Milano. Checché ne pensiate, è un paesaggio sonoro da preservare, secondo gli insegnamenti di Raymond Murray Schafer.

Le ragazze ci offrono happening, performance live ed esibizioni musicali in una rassegna di nuovi linguaggi creativi che si occupa anche della trasmissione di tecniche innovative di espressione artistica attraverso approfondimenti pedagogici e individua nuovi contesti espositivi in cui le nuove generazioni di creativi possano esprimere la propria creatività, affiancati da professionisti del settore.

Di nuovo, la chiave del lavoro di queste donne organizzatrici e “collaboratrici dell’arte” è la partecipazione. L’apertura a tutti, il coinvolgimento della gente.

Ci piace meno che fra gli artisti ospiti sia presente una sola donna: la deliziosa Iokoi, tornata or ora dalla Cina dove ha presentato il suo primo lavoro da solista Growing Young. Laura Lamonea, la simpatica e vivace direttora artistica, fondatrice de Le cicale dell’arconte, alle nostre garbate rimostranze, risponde attribuendo una certa qual ritrosia nella partecipazione femminile alle difficoltà di approccio ai linguaggi della programmazione (accidenti ai numeri!), anche se è veramente orgogliosa di dirci che al seminario di Sebastian Neitsch si è registrata una sorprendente prevalenza di presenze femminili.

Un settore artistico nuovo, sperimentale, che mette in tensione i confini fra arte e tecnologia, fra espressività e tecnica, vede ancora un po’ marginale la partecipazione femminile, nonostante siano molto lontani i tempi in cui a Brera le donne eccellevano nel ritratto di maniera, e si tenevano lontane dalla scultura per la necessità di spazi imponenti e per l’innegabile fatica fisica. Questo campo artistico è ricco di possibilità e di spunti proprio per le donne. Dovremo incoraggiarle, le donne giovani e non, a prendervi maggiormente parte. Siamo sicure che le Cicale milanesi sapranno raccogliere la sfida.

Questo giovane e stimolante festival milanese è quindi una buona notizia, ma anche un segno che c’è ancora molto da fare, non solo nello sforzo di moltiplicare le presenze femminili per dare loro la meritata visibilità, ma per la ricerca di un‘arte che rifletta la vita delle donne e le loro esperienze, che cambi radicalmente lo sguardo e la percezione del panorama dell’arte contemporanea e miri a evidenziare le interconnessioni fra arte, identità e politica nel contesto italiano contemporaneo.

C’è bisogno - riprendendo le riflessioni delle curatrici di Bologna - di una continua interrogazione auto-riflessiva, che assegni importanza al riconoscimento reciproco fra donne, all’elaborazione collettiva alimentata dal partire da sé, all’elezione delle nozioni di desiderio e di cura come orizzonti determinanti dell’attività politica. In questa chiave, la dimensione estetica diventa elemento connettivo fra teoria e pratica, cultura e politica, e il museo si propone come motore di relazioni.

Dalla maledizione del genio solitario al gioco cooperativo.

Stacco

Interno notte, nel Foyer del MAMbo, conferenza dialogata in forma di gioco:
due tavoli presidiati da due diverse equipe disciplinari, si avvicinano progressivamente fino a formare una sfera centrale con un arbitro e un pubblico coinvolto.
Scopo: negoziazione di un senso condivisibile delle categorie di competenza di due diversi ambiti di conoscenza, per condividere porzioni di campo semantico...
Durata: imprevista
Regole: da definire e rielaborare caso per caso
Il pallone: è il tavolo, la sfera di discussione che si formerà al centro del campo dopo un percorso di avvicinamento delle due metà.

Anna Scalfi Eghenter Agonale, 2013, sempre al MAMbo.

Loredana Metta
info@lacasadelleartiste.it

Per approfondire:
http://www.mambo-bologna.org
http://www.lecicaledellarconte.com
http://iokoi.net
http://www.archivioitalianopaesaggisonori.it


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