Una passeggiata verso Lambrate

La vecchia strada che 180 anni fa collegava Milano a Lambrate, è ancora percorribile. Seguendo quel percorso scopriamo una Milano intima e autentica e alcuni dettagli affascinanti della sua metamorfosi e della sua storia.
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tram23 Nino Bixio

Forse non tutti sanno che la vecchia via di comunicazione che collegava Milano ai due sobborghi lambratesi (Lambrate di sotto e di sopra) è ancora riconoscibile e percorribile ai nostri giorni, come dimostra il confronto cartografico nelle immagini più sotto: la prima, la carta del Brenna (1833) mentre la seconda immagine ripropone l’attuale cartografia derivata da satellite.

Ripercorrere il vecchio tracciato stradale è molto semplice: basta prendere il tram della linea tranviaria n°23, che impiega le carrozze del 1928, da via Nino Bixio in direzione di Lambrate.














Certo il paesaggio è profondamente mutato ma con un po’ di fantasia si può, almeno parzialmente ricostruire.

All’inizio del tracciato, al posto del fronte compatto di case della via Nino Bixio, il viaggiatore dell’ottocento poteva intravedere il grande edificio del Lazzaretto, di manzoniana memoria.
Della struttura, abbattuta poco dopo l’Unità d’Italia, per far posto al primo grande quartiere residenziale esterno alle mura cittadine, si conservano la chiesa cinquecentesca di San Carlo di Pellegrino Tibaldi (all’incrocio tra viale Tunisia e la via Lecco) e una porzione delle mura perimetrali, oggi occupata dalla chiesa ortodossa russa, in via San Gregorio.

Proseguendo nel tracciato lungo l’attuale via Pascoli si giunge in piazza Leonardo da Vinci  attualmente occupata dalla sede del Politecnico di Milano, edificata tra il 1913 e il 1927 “nella distesa dei prati di Lambrate”, come sosteneva Carlo Emilio Gadda, uno degli studenti più famosi dell’Ateneo.

Nell’Ottocento il posto del Politecnico era occupato dal vasto complesso rurale secentesco delle Cascine Doppie con annesso oratorio, come dimostrato nella figura qui a lato.

Nell’ultima parte del tragitto è necessario abbandonare il tracciato tranviario e proseguire a piedi lungo la via Ponzio fino ad arrivare proprio di fronte all’omonima piscina.
In questo punto preciso denominato “la Forcella” si dipartivano le due strade che raggiungevano i due sobborghi lambratesi in un contesto paesaggistico che non doveva essere molto diverso da quello rappresentato nell'immagine qui accanto.

Anche se il paesaggio è “profondamente” mutato, la struttura viaria è rimasta identica a quella ottocentesca. I due assi stradali si sviluppavano esattamente lungo le attuali via Vallisneri (verso Lambrate di Sopra – la Cappelletta) e la via Corti (verso Lambrate Inferiore – chiesa di San Martino).
Tra l’altro mi è capitato personalmente di conoscere dei vecchi lambratesi che utilizzano ancora il toponimo “la Forcella” per indicare questo incrocio.
Dal questo punto non ci sono difficoltà a raggiungere la Chiesa di San Martino, passando sotto il tunnel ferroviario di via Bassini e proseguendo lungo la via Saccardo. Diversa la situazione della strada in direzione della “Cappelletta”: prima di giungere in via Bertolazzi e, quindi, a Lambrate la strada è drasticamente interrotta dal rilevato ferroviario.

A tale proposito, sarebbe interessante, nell’ambito dei lavori di riordino viario, dei quali da tempo si vocifera, proporre l’apertura di un attraversamento, perlomeno pedo - ciclabile che ristabilisca una continuità tra il vecchio nucleo di Lambrate di Sopra e il tessuto urbano compatto di Città Studi.


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