Eco, Cisco e le Mondine. Non può che essere La Milanesiana

Una serata alla Milanesiana, tra le trame segrete svelate da Umberto Eco e le canzoni popolari di Cisco e delle Mondine di Novi di Modena. Una serata speciale di divertimento puro per la mente e per lo spirito.

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Umberto Eco web
Sul tema del segreto, che è il filo rosso scelto da Elisabetta Sgarbi per tessere La Milanesiana di quest’anno, si esercita Umberto Eco e racconta di sette segrete, esoterismo e cabala.
Il segreto copre la formula della Coca Cola e delle ragioni di stato, caratterizza la setta dei Rosacroce e la Massoneria. Il professore intrattiene da par suo per un’ora abbondante il pubblico che affolla il Teatro Dal Verme e suscita il massimo della curiosità, raggiungendo il picco dell’attenzione, quando racconta la presunta e millantata presenza del numero 11 nella tragica vicenda delle Twin Towers, salvo smontare il tutto con poche mosse ironiche. Eco sostiene che “la gente è avida di segreti, e chi è ritenuto possedere un segreto non ancora svelato acquista sempre una forma di potere, perché chissà cosa potrebbe un giorno svelare”.

Incassati i giusti applausi, il palco viene letteralmente invaso da un coloratissimo nonché folto gruppo di signore un po’ attempate, stranamente vestite e agghindate con enormi cappelli di paglia. Con loro un signore un po’ in carne con una composita band elettrica con chitarre, percussioni, tromba, contrabbasso e violino.

Quando parte la musica cadono tutti i segreti. Le signore sono Le Mondine di Novi di Modena, vere mondariso di ottant’anni età e, con loro, le figlie e le nipoti. Un gruppo bene assortito che da molti anni ormai porta in giro per il mondo la storia e la cultura delle classi subalterne attraverso canzoni di lotta e di descrizione di un mondo che come tale non esiste più (il bestiale lavoro nelle risaie) ma che oggi viene perpetuato da moderni rappresentanti delle classi subalterne.

Il repertorio è quello classico dei canti di risaia che denunciavano i padroni e i loro caporali, che raccontavano una storia non ufficiale di classi popolari mandate al macello durante le guerre e sempre sfruttate sul lavoro.
Accanto ai canti del nord, queste donne hanno coerentemente con il loro spirito inserito ballate del sud, dal Salento e dall’Abruzzo, a significare l’universalità dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’uomo padrone sulla donna.

Il signore in carne è invece un grande del combat folk. Al secolo si chiama Stefano Bellotti da Carpi, in arte Cisco. Componente storico dei combattivi Modena City Ramblers e, dal 2005, infaticabile narratore in proprio di storie in musica, canzoni di lotta, terra e lavoro. Cisco ha collaborato, tanto per fare qualche nome non del tutto ignoto, con Francesco Guccini e Paolo Rossi, Moni Ovadia e Bob Geldolf, Luis Sepulveda e Paco Taibo II.

La miscela è esplosiva. Il coro, diretto da Giulia Contri che possiede, oltre ad una particolare verve che le permette di tenere perfettamente il palco, anche una bella voce popolare, forte e potente, interagisce con Cisco e la sua band creando autentici momenti di euforia tra gli spettatori che si fanno volentieri trascinare dai ritmi decisi e coinvolgenti della musica popolare.

Un’autentica “fatica da coltivare” attraverso la riproposizione di un repertorio storico che rischia di essere relegato nell’ombra dell’oblio: lo sfruttamento delle mondine e l’eroismo dei partigiani, le nefandezze della guerra e le dure lotte dei lavoratori.
Il concerto si chiude, e non poteva essere diversamente, con la duplice versione di “Bella ciao”, quella partigiana e quella delle mondine. Negli anni ’60 ci fu una lunga discussione se era venuta prima la versione partigiana o quella delle risaie. Roberto Leydi, il grande musicologo del mondo popolare, sosteneva che fosse venuta prima quella partigiana ma qualche dubbio rimane ancora tra gli storici dei movimenti popolari.

Mario Andreose, nella sua documentata introduzione alla serata, ha ricordato che furono Roberto Leydi, Sandra Mantovani, Fausto Amodei e Michele L. Straniero a riscoprire la forza della musica popolare e a dare vita al Nuovo Canzoniere Italiano. Con loro Giovanna Marini, Ivan Della Mea, Paolo Pietrangeli e moltissimi altri percorsero l’Italia per quanto è lunga e larga alla ricerca dei canti popolari e nella loro riproposizione in infiniti concerti sui palchi più disparati. Ora che quella generazione non è più del tutto attiva, occorre ringraziare Cisco e le Mondine di Novi per l’ottimo lavoro che stanno facendo per non perdere la nostra memoria.

Se avete voglia, andate a curiosare in rete, scoprirete la forza prorompente di una musica che non vuole più essere subalterna.
In prima fila, il professor Eco, grande amico di Roberto Leydi, batteva la musica a tempo.

Grazie a Giuseppe Nicoloro per l’immagine di Umberto Eco e a Mario Erlotti per le immagini del concerto.

Massimo Cecconi


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