Disabilità e tagli. Risponde Majorino
Stato e Regione devono fare la loro parte. Si pensa al 5%mille.
I criteri di compartecipazione alla spesa verranno trattati al Tavolo permanente con il 3° e 4° settore.
Le liste d'attesa, ferme dal 2009, si riaprono a luglio per 156 persone su 223.
Le associazioni e le famiglie vorrebbero un'ISEE individuale, ma la definizione del criterio spetta allo Stato.
Il servizio sarà presto razionalizzato: più domiciliarietà e meno residenzialità.
Rimangono punti critici, ma noi continueremo a seguire questo grande tema di civiltà.
(Adalberto Belfiore)26/06/2013
Partiamo da questa premessa: il livello dell’assistenza ai disabili è un indicatore del livello complessivo del welfare e della civiltà di un paese. Qual è il budget complessivo dell’Assessorato alle Politiche Sociali?
Il budget storicamente si è assestato nel tempo intorno ai 200 milioni.
E quello per la disabilità?
Il Bilancio del Settore è pari a 44 milioni di euro.
Come si sta movendo l’Assessorato per fronteggiare le limitazioni di bilancio riguardo al settore Disabilità?
Proprio a partire da un confronto aperto con le rappresentanze del Terzo e Quarto Settore al Tavolo Permanente Disabilità è stata condivisa una priorità strategica: lo scorrimento delle liste d’attesa sia per l’inserimento in strutture diurne, sia per l’inserimento in strutture residenziali. Per quello è necessario un incremento strutturale di risorse che per l’anno 2013 è stato individuato nel secondo semestre (da luglio a dicembre) con progressivi inserimenti di circa 8 cittadini al mese. Si sono così finalmente smosse liste d’attesa ferme da tempo dal 2009. Inoltre verranno insieme rivisti alcuni criteri per l’accesso ai contributi: questo per razionalizzare le spese. Mi rendo conto che non è risolutivo ma quest’anno abbiamo avviato una campagna informativa sul 5 per mille IRPEF da destinare alle attività sociali del Comune di residenza individuando come obiettivo a cui destinare le eventuali risorse aggiuntive introitate ai servizi per la disabilità: nello specifico si tratta di progetti sperimentali per adolescenti e minori. Ultima riflessione: abbiamo aperto un confronto istituzionale con Regione Lombardia e con il Governo centrale. Le risorse del Fondo Nazionale Politiche Sociale e del Fondo per la non autosufficienza devono essere incrementate e trasferite agli Enti Locali. L’impegno deve essere di tutti: i Comuni da soli non possono farcela.
La convenzione Onu sulla disabilità, ratificata dall’Italia e fatta propria anche dal Comune di Milano, parla di diritti essenziali della persona, dunque inderogabili. Sulla disabilità quali sono i LEA per il Comune di Milano?
I LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) sono sanciti anche dalla legge 328/2000. Per quanto concerne l’ambito della disabilità si parla di assistenza domiciliare, di strutture residenziali e semiresidenziali (centri diurni) di servizio sociale professionale e di segretariato sociale che possa orientare nella rete dei servizi. Ma in realtà poi vengono citati anche gli interventi per la piena integrazione delle persone con disabilità, la realizzazione dei centri socio riabilitativi e delle comunità alloggio, l’organizzazione di periodi di sollievo per le famiglie che si occupano a tempo pieno della cura. Centrale, comunque, sia nella convenzione Onu che nella legge 104 è il concetto che la persona con disabilità non è oggetto passivo di una serie di prestazioni ma soggetto attivo a cui va garantita una vita autonoma. Uno dei sottogruppi tematici di lavoro del Tavolo Permanente Disabilità ha ben ragionato sul progetto di vita (o presa in carico globale) che è molto più di un progetto educativo individualizzato. È un vero e proprio progetto esistenziale che prevede supporti e sostegni necessari e che muta evolvendosi con i bisogni della persona: bisogni fisici, di relazione, di gratificazione professionale, di reale autonomia. Si fa riferimento ad un’equipe integrata e multidisciplinare che possa, in relazione con le risorse territoriale e della comunità locale, pensare ad una quotidianità fatta di opportunità anche per le persone con disabilità.
In cosa consiste la riforma dell’ISEE a Milano, in particolare per i disabili?
L’indicatore socio economico equivalente (ISEE) è un parametro definito da leggi nazionali. Tiene conto della situazione reddituale, patrimoniale (mobiliare ed immobiliare), della composizione del nucleo familiare (numerosità). Dalla somma si sottraggono alcune spese relative ai canoni di locazione e tiene conto di alcuni altri elementi. Si parla da tempo di una sua modifica perché si è rilevato uno strumento non in grado di garantire reale equità, ormai è questione di mesi. Il Comune di Milano sta però pensando di applicare questo criterio (ancora in vigore) sia per definire le modalità di accesso ad alcuni servizi (sia a domanda individuale sia assistenziale) che per definire modalità di partecipazione al costo degli stessi. Per le persone con disabilità in realtà le organizzazioni del Terzo e Quarto settore chiedono (e molte sentenze del TAR così hanno sancito) di applicare l’ISEE solo sulla persona con disabilità (ISEE individuale) e non sul nucleo di appartenenza sapendo che pensione INPS di invalidità ed accompagnamento non sono elementi che rappresentano fonti reddituali. Attendiamo dunque che il Governo nazionale detti regole più certe.
Liste di attesa: verranno aperte? Quante e chi sono le persone in attesa?
lo scorrimento delle liste sarà avviato dal 1 luglio e riguarderà in tutto 156 persone: 58 persone nelle Residenzialità, 43 negli SFA, 55 nei CSE. Questo è il primo scorrimento. Attualmente ci sono in lista d'attesa 223 persone .
Nuova compartecipazione alla spesa: quali sono i criteri?
Anche su questo tema ha operato un sottogruppo tematico di lavoro del Tavolo Permanente Disabilità. Partiamo da una situazione diversificata per i vari servizi. Siamo partiti da un confronto su quale ISEE utilizzare e abbiamo aderito alle ipotesi del Terzo e Quarto Settore. Il parametro di riferimento è l’ISEE individuale. Ma la riflessione con il Tavolo è sempre aperta, siamo pronti ad integrare, modificare, aggiustare l’ipotesi di partenza anche operando per una maggiore equità fra tipologie differenti di servizi. Inoltre questo è un tema da Consiglio Comunale. Si deve aprire quindi un confronto in Commissione con i Consiglieri e con la politica. Il percorso è ancora lungo.
Sono stati deliberati tagli all’assistenza domiciliare, ai contributi benzina, al pronto intervento residenzialità. Quali conseguenze per le persone disabili? I tagli sono minori rispetto ad altri servizi, ma 3° e 4° settore avevano segnalato un aumento del fabbisogno. Come se ne terrà conto? (domanda formulata prima della decisione di annullare i tagli)
Come richiesto con forza dall’associazionismo delle persone con disabilità, abbiamo revocato i provvedimenti che producevano dei ‘tagli’ relativi sia all’assistenza domiciliare indiretta, sia ai contributi per il trasporto disabili previsti dalla delibera approvata lo scorso 24 maggio. Tutto ciò è stato possibile grazie ai risparmi operati in questi tre mesi. Riguardo al servizio per il trasporto, abbiamo avviato un confronto con il Terzo settore per giungere a un suo miglioramento, nel nome del principio dell'equità. Così faremo anche sulle altre questioni perché è arrivato il momento di entrare nel merito della casistica e ragionare anche su proposte alternative. Il fabbisogno crescerà sempre, ma le risorse non saranno infinite. In questa fase di decremento delle risorse e di aumento del bisogno bisogna accettare la sfida: incrementare la progettualità, il pensiero e l’elaborazione. Non potrà esserci un’espansione all’infinito dei soldi. Vanno studiati servizi anche residenziali meno costosi, più leggeri. Vanno definiti criteri di appropriatezza per gli interventi. Bisogna, a parità di risorse, razionalizzare ed entrare nel merito, sperimentare, innovare. Solo così è possibile far fronte alla crisi. E noi vogliamo farlo in modo partecipato: con i gestori e le famiglia.
Quali sono le linee guida, i criteri, della riorganizzazione del servizio? Su che fondi potrà contare? Di che provenienza? I progetti camminano sulle gambe delle persone: come sta funzionando la macchina comunale? Ci sono stati cambi o avvicendamenti rispetto alla giunta precedente?
Le linee di riorganizzazione del servizio sono contenute nel Piano di sviluppo del welfare presentato nel settembre 2012. I nostri interventi si rifanno a quelle linee progettuali. In sostanza, la persona non deve più essere vista come un insieme frammentato di servizi richiesti, ma come un’unica entità che necessita una presa in carico globale. I fondi sono prevalentemente comunali, purtroppo pochissimi sono i fondi regionali o dell’Asl e nessun fondo arriva dallo Stato. Siamo in attesa di conoscere la sorte quest’anno del Fondo nazionale per le Politiche sociali. I fondi privati sono rarissimi. Aspettiamo i risultati del Cinque per mille del 2013.
Inoltre, stiamo facendo un lavoro sulla riorganizzazione dei servizi che dovrebbe portare, tra novembre 2013 e aprile 2014, ad una modalità di presa in carico finalizzata ad una accoglienza unitaria e non settorializzata per target di utenti. L’assessorato, comunque, è cambiato nel suo complesso. Ora sono stati di nuovo riunificati gli interventi per le persone disabili e quelli relativi al resto dei cittadini che si rivolgono ai servizi sociali. Questa separatezza tra diversi assessorati frutto di scelte della precedente amministrazione ha nuociuto ai servizi e ora è stata ricomposta. Un altro cambiamento è che abbiamo deciso di puntare più sulla domiciliarità e meno sulla residenzialità. Sono invece proseguiti in continuità con il passato gli interventi sperimentali per la residenzialità leggera.
Ci si aspettava maggiori contributi regionali sulla parte sanitaria dell’assistenza in caso di vittoria di Ambrosoli? Ma Maroni come si sta comportando?
Stiamo trattando con Regione Lombardia dove l’assessore Cantù ha dato la disponibilità a ragionare sull’eventualità di dare ai Comuni risorse aggiuntive soprattutto sulla non autosufficienza. Come Comune continueremo a incalzare la Regione a fare la propria parte.
Viene segnalato un forte disagio. I disabili hanno manifestato davanti al Parlamento con le famiglie e gli operatori per rivendicare i propri diritti. C’è il rischio che possa succedere anche a Milano?
Il disagio delle persone con disabilità è una realtà con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno. Proprio per questo abbiamo costituito il Tavolo Permanente sulla disabilità affinché il confronto sia costante e reale. A Milano il contatto con le associazioni e i famigliari è frequente. Il dialogo è lo strumento con cui vogliamo costruire delle politiche partecipate e condivise con tutti quelli che si occupano delle problematiche relative alle persone con disabilità.
Ringraziamo ancora l'Assessore Majorino, anche se avremmo preferito un'intervista di persona, per ottenere risposte più complete, come si riesce a fare, e nemmeno con tutti, solo in un rapporto diretto. I problemi su cui avremmo voluto delle risposte più dettagliate sono quelli posti dai nostri lettori: criteri di compartecipazione alle spese e relative resistenze, presa in carico da parte dei Servizi, questione degli sprechi, qualificazione e modo di agire del personale comunale, controlli sulla realizzazione e la qualità dei servizi, anche di quelli degli enti accreditati. Ma l'Assessore ha dato l'idea di non sfuggire al dibattito. Con i cosiddetti addetti ai lavori, che nella fattispecie sono gli enti e le persone che affrontano i difficili problemi delle persone disabili, il confronto avviene o dovrebbe avvenire nei Tavoli specifici. Ma anche i cittadini attivi e consapevoli sono invitati a prendere coscienza, interloquire e anche formulare domande e chiedere risposte. Si tratta di una grande questione di civiltà.
A cura di Adalberto Belfiore