Femminicidio, Oms: un terzo dei casi causati dal partner

Poche ore dopo la ratifica definitiva da parte del Senato italiano della Convenzione di Istanbul contro la violenza di genere, escono sulla rivista Lancet le cifre più affidabili sul cosiddetto “femminicidio”, secondo le quali in almeno un terzo dei casi questi crimini sono commessi dal partner, di solito al culmine di una storia di abusi.

()
Femminicidio 2 web
La revisione sistematica della letteratura è stata diretta per conto dell'Organizzazione Mondiale della Sanità da Heidi Stöckl, epidemiologa della London School of Hygiene and Tropical Medicine.

«I dati sono stati ottenuti per 66 paesi. Complessivamente il 13,5% degli omicidi risulta essere stato commesso dal partner intimo, e questa proporzione è risultata essere sei volte più elevata per gli omidici con vittime femminili rispetto agli omicidi con vittime maschili (38,6% rispetto a 6,3%)» scrivono Stöckl e colleghi della McMaster University canadese, del South African Medical Research Council, della Johns Hopkins University di Baltimora e dell'Organizzazione mondiale della sanità.
«Le correzioni per tenere conto dei casi in cui la relazione tra vittima e autore del crimine non è nota in generale fanno salire la prevalenza, suggerendo che i dati presentati siano prudenti».

Stabilire con precisione la prevalenza di omicidi del partner, in effetti, non è semplice, perché dipende dalla qualità dei dati di partenza, non sempre all'altezza: le informazioni sui delitti vengono raccolte dalla polizia o attraverso gli obitori in modo disomogeneo, e i rapporti tra vittima e assassino non sono comunemente registrati, nonostante la loro importanza per le strategie di prevenzione.

La conclusione dei ricercatori è comunque molto significativa: «Almeno un omicidio su sette nel mondo e oltre un terzo degli omicidi con vittime femminili sono commessi dal partner intimo. Questa violenza di norma rappresenta il culmine di una lunga storia di abusi» riepilogano i ricercatori. «I nostri risultati sottolineano che le donne sono sproporzionatamente vulnerabili alla violenza e che i loro diritti sono trascurati da troppo tempo. Bisogna aumentare gli investimenti nella prevenzione della violenza del partner, sostenere le donne che denunciano una violenza domestica e proibire il possesso di armi negli individui con storia di violenza». E in un editoriale Norman Rosana, ricercatore dell'Università del Queensland in Australia, commenta: «La ricerca sulle complesse questioni relative alla relazioni intime può essere intrapresa solo su dati affidabili raccolti in modo sistematico. Sono dunque auspicabili miglioramenti in questo senso in ogni paese, in quanto la disponibilità e la qualità dei dati variano molto da una regione all'altra».

Questo è il presupposto anche per rendere più efficaci i quattro principi alla base della convenzione di Istanbul, sottoscritta da 28 paesi e già ratificata da quattro paesi (Albania, Montenegro, Portogallo e Turchia) oltre all'Italia. I quattro principi sono riassunti da altrettante P, che stanno per Prevenire, Proteggere e aiutare le vittime, Perseguire i colpevoli, con Politiche integrate. A questo scopo, la convenzione prevede che vengano sanciti i nuovi reati per punire la «violenza contro le donne» (reato contro i diritti umani commesso con ogni tipo di attività violenta, anche solo minacciata, in pubblico o in privato) la «violenza domestica» (ogni atto di natura violenta fisico, sessuale, psicologico o economico che si verifichi all'interno della famiglia o fra chi un tempo costituiva un nucleo familiare, anche non convivente) e «violenza di genere contro le donne», che punisce qualsiasi atto violento diretto contro una donna perché donna.

Lancet
Published online
june 20, 2013


Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha