In zona 3 arriva la raccolta differenziata dell'umido. Sarà davvero un beneficio per i cittadini ed una miglior salvaguardia per l'ambiente?
Lo scorso 3 giugno l'assessore Maran e due dirigenti AMSA hanno illustrato ai cittadini all'Auditorium della Biblioteca di via Valvassori Peroni l'introduzione in zona 3 della raccolta differenziata dell'umido. Si dovranno separare i residui organici domestici in appositi sacchetti di carta, da inserire in un cestino in plastica per poi depositarli nel cassonetto condominiale. Con ciò Milano sarà la prima grande città europea ad avere introdotto la raccolta differenziata dell'umido. Tutto bene o è il caso di porsi qualche domanda sui benefici reali e sulla convenienza ambientale di questa innovazione per una città come Milano?.
(PAOLO BURGIO)11/06/2013L'assessore ha riferito che la cittadinanza milanese ha accolto con favore la novità nelle zone ove è già stata introdotta, nonostante i relativi disagi che comporta, con l'aggiunta di un altro bidone oltre quelli in uso per il rifiuto indifferenziato, la carta, la plastica, il vetro. I turni di raccolta dell'umido saranno bisettimanali, per evitare una lunga permanenza dei sacchetti contenenti l'organico putrescibile nei bidoni e lo sviluppo di cattivi odori. I costi della raccolta, sia per i cittadini, che per l'amministrazione, subiranno un aggravio dovuto al costo dei sacchetti, all'aumento della frequenza dei turni, alla necessità di interventi più frequenti per lavare ed igienizzare i contenitori ed i mezzi adibiti al trasporto.Disagi che consentiranno alla città di Milano di incrementare la raccolta differenziata dell'umido sino al 35 % dei rifiuti, ossia sino a quantitativi giornalieri di circa 500 tonnellate.
Gli impianti di smaltimento dell'AMSA.
Dalla frazione umida si prevede di ricavare compost in impianti che devono però essere ancora localizzati e definiti; attualmente l'umido viene inviato ad un impianto in provincia di Bergamo, di cui non è stata indicata la potenzialità, ma che non è certo in grado di smaltire i quantitativi che verranno raccolti a regime. Il compost prodotto dalla frazione organica dei rifiuti non ha mai avuto molto successo ed in genere viene avviato in discarica o disperso nei campi. Abbiamo perciò visitato il sito dell'AMSA per raccogliere informazioni al riguardo, senza trovare in effetti alcun dato relativo all'impianto di compostaggio, né quanto compost si produce e si riutilizza.
Abbiamo invece trovato i dati relativi alla gestione dell'impianto di recupero energetico dalla combustione dei rifiuti, come secondo me si dovrebbe definire il cosiddetto termovalorizzatore (Waste to Energy) dell'AMSA.
L'impianto smaltisce la totalità dei rifiuti raccolti a Milano (circa 1500 tonnellate/giorno), produce energia elettrica e calore per il teleriscaldamento, con un risparmio di circa 80.000 tonnellate/anno di petrolio equivalenti (ossia la quantità di olio combustibile che verrebbe consumata per sviluppare l'energia termica contenuta nel rifiuto smaltito).
Sul sito AMSA vengono riportati i dati relativi alle emissioni generate dalla combustione, che sono misurate e registrate in continuo, consentendo agli enti di controllo di monitorare costantemente il rispetto dei limiti fissati dalla legge. Risulta in questo modo pienamente garantito lo smaltimento corretto dei rifiuti in accordo con le normative europee ed italiane.
Poiché gli inceneritori non godono di buona fama e sono continuamente oggetto di violente campagne denigratorie, nonostante siano centinaia gli impianti in funzione nel mondo, mi sono preso la briga di fare due conti, approssimativi e grossolani, ma indicativi per quanto riguarda gli ordini di grandezza dei numeri, per vedere quale reale pericolosità rappresenta un impianto di recupero energetico.
Valutando le emissioni dovute al traffico automobilistico in confronto a quelle emesse dall'inceneritore in questione, si può stimare che le emissioni orarie di quest'ultimo si possono paragonare a quelle prodotte da 100-200 automobili di media cilindrata. L'inquinamento atmosferico risultante da un moderno impianto di recupero energetico è quindi quasi irrilevante rispetto a quello di un intenso traffico automobilistico.
Si può dire che l'inceneritore rappresenta la soluzione ambientalmente più corretta, laddove si devono smaltire grandi quantitativi di rifiuti urbani, raccolti in aree ad alta densità di popolazione. Occorre prendere in considerazioni tutti i fattori che concorrono a determinare la prestazione “ambientale” della soluzione, estensione dell'area, dislocazione degli impianti, affidabilità delle tecnologie, controllo e garanzia delle prestazioni, senza dimenticare la valutazione complessiva dei costi/ricavi del sistema raccolta/smaltimento. Infatti la maggior parte delle grandi città europee è servita da impianti di recupero energetico e non fa la raccolta dell'umido dai rifiuti domestici.
La pianificazione degli interventi.
Attualmente Milano è in grado di smaltire senza problemi i rifiuti che produce; si è anche verificata negli ultimi anni una certa diminuzione dei quantitativi, forse più per una contrazione dell'economia, che per l'introduzione di buone pratiche di riduzione dei rifiuti. La potenzialità di smaltimento attuale consente quindi di guardare all'immediato futuro con relativa tranquillità. L'introduzione della raccolta dell'umido, ormai decisa ed avviata, pone però sin da ora il problema del successivo smaltimento, mentre, a quanto è dato di sapere, nei piani dell'AMSA non è ancora individuato il numero, né la capacità, né la localizzazione degli impianti di compostaggio necessari, interventi che richiedono anni di valutazione, progettazione e realizzazione.
Non si comprendono a maggior ragione le ragioni di una scelta effettuata in questo momento a favore di una soluzione che con l'avvento della città metropolitana potrà rivelarsi ancora più critica, poiché si porrà il problema dell'integrazione dei servizi di raccolta e degli impianti di smaltimento su una scala più ampia e diversificata.
Potremmo pensare che su questa decisione abbiano influito considerazioni “ideologiche”, il compost contro il recupero energetico; se così fosse sarebbe certo deprecabile che un problema così importante, con rilevanti implicazioni economiche ed ambientali, possa venir affrontato anteponendo una scelta senza motivazioni e senza aver programmato analisi, studi e progetti per definire la validità tecnico-economica delle tecnologie da impiegare, in relazione alle dimensioni degli impianti ed alla loro localizzazione.
Paolo Burgio.