Ma siamo sulla strada giusta?

Considerazioni parziali, preoccupate e forse eretiche a margine della seconda "Due Giorni" dei Comitati per Milano.



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Partecipazione
Io non ci sono andato. Ho avuto impegni personali, ma a posteriori mi rendo conto che può anche esser stata una bella scusa. Forse, se avessi sentito il sacro fuoco, avrei potuto anche rinviare il resto. Certo, ne sono consapevole, che ci sia andato o no non ha fatto grande differenza. Però qualcosa di analogo deve essere successo a molti, militanti, attivisti, amici o come comunque si vogliano chiamare quelle decine o centinaia di persone che da due anni cercano modi nuovi per partecipare, fuori dalle logiche di partito, percepite ormai come vetuste e stantie, e per contare qualcosa nella vita e nelle scelte di Milano. Questo sì che la fa, la differenza.
Fatto sta che le presenze, rispetto alla prima Due Giorni, quella del lontanissimo ottobre del 2011, si son più che dimezzate. Quasi cinquecento allora, meno di duecento oggi. Che cosa è successo in mezzo? Non credo sia né giusto né opportuno nascondersi dietro un dito e considerare fisiologico un calo di queste proporzioni.

Certo, la Giunta arancione fa fatica. L’eredità della destra pesa ancora, la crisi finanziaria, malgrado l’uscita del Comune di Milano dalla trappola dei derivati grazie a Corritore, il city manager che tanto ci aveva entusiasmati e che non si sa bene cosa stia facendo adesso, morde la città nelle sue carni vive. E i tentativi di risanamento, a partire da quelli controversi e non coronati da successo come la quotazione in borsa della Sea, non hanno evitato che il deficit comunale veleggi verso i 450 milioni (c’è chi dice addirittura il doppio) senza che peraltro ai cittadini sia spiegato bene come mai.

I progetti strategici, come l’wi-fi generalizzato e gratuito, ancora non decollano e il nuovo assessore al bilancio è costretto ad annunciare, tanto per cambiare, prossimi tagli lacrime e sangue. Anche le vicende politiche più vicine a noi, come il conflitto con Boeri, di cui peraltro in pochi hanno capito le motivazioni, non hanno certamente aiutato il senso della nostra appartenenza.
Insomma, è chiaro a tutti che siamo nel bel mezzo di una crisi non solo politica ma generale, di sistema, di cui non si può certo dar tutta la colpa a Pisapia.  A meno di non essere beceri come i migliori esponenti della destra cittadina.

Ma tutto ciò non spiega il calo di partecipazione. Ci dev’essere dell’altro, perché la nostra gente non ha ancora perso la voglia di lottare. Forse il non detto, il non parlare della crisi, per esempio, la scelta di fare dell’evento più un momento di autocelebrazione che di effettivo approfondimento dei problemi, la carenza di informazione sulle difficoltà e sulle le decisioni, tutto ciò ha certamente un peso sul livello di partecipazione.
“Sono ornai anni che vivo lo stesso film.” mi dice qualcuno di cui non riferisco il nome per carità di patria “Ci vengono a cercare durante le campagne elettorali e poi, se si vuol fare qualcosa di duraturo, ci mollano. Ci considerano un optional usa e getta, buoni per raccattare facile consenso. Ci vedono come incontrollabili, come suscitatori dal basso di impegni che interferiscono con politiche e iniziative decise da loro. Lo abbiamo visto con le giunte di destra e abbiamo misurato ieri questo timore anche con la giunta di sinistra.”

Io non ci sono andato, alla Due Giorni, e non posso che riferire opinioni altrui, sentendomi pure abbastanza in colpa. Ma il peggio è cominciato già la sera di domenica, all’apertura della posta. “Una giornata ricca di delusioni”, il primo commento che ci leggo. E poi arriva la proposta per un pezzo il cui taglio dovrebbe essere questo: Un'esperienza da non ripetere (e che forse non si ripeterà più). Sempre meno gente, sempre più malumori, sempre più retorica. e sempre onnipresenti le "facilitatrici". La due giorni dei Comitati per Milano si è rivelata quel guscio vuoto che molti temevano...
Oddio, che cosa mai è successo, mi sono chiesto.

E’ successo che il tavolo sulla e-democracy, quello con più iscritti, e a cui avrei partecipato anch’io come membro della redazione di Z3, sembra sia andato proprio male. Il primo segnale, mi hanno detto poi, si è avuto già nell’intervento di apertura di Paolo Limonta. Il responsabile dell’Ufficio per la città nonché coordinatore dei Comitati ha sostenuto che “la partecipazione è quella faccia a faccia e non quella di chi schiaccia un tasto dietro a un monitor."
Niente male come premessa per tutti quelli che hanno passato anni a impegnarsi per l’estensione della partecipazione on line, tra l’altro in un momento in cui si sperimentano soluzioni innovative, da Porto Alegre alla Regione Toscana, e i 5 Stelle la stanno usando addirittura per scegliere il loro candidato al Quirinale, con l’uso sempre più diffuso di quegli strani aggeggi che di tasti e monitor per il momento ancora son composti. Non c’è che dire, Milano e i suoi Comitati sono proprio all’avanguardia. Ma era questo l’oggetto specifico del tavolo, questo l’importante tema in discussione. E invece si è dovuta registrare l’assenza, o meglio il dileguarsi, di Cristina Tajani, assessore alle Politiche del lavoro, con delega anche per l’innovazione e l’agenda digitale: l’assessore è sparito senza salutare né motivare in modo soddisfacente la sua decisione di non partecipare ai lavori, facendo mancare al gruppo le informazioni, ad esempio sugli esiti del bando relativo agli strumenti di Information Technology di cui si è dotato il Comune.
Eppure la questione all’ordine del giorno: di quali regolamenti e piattaforme software dovremmo dotarci per permettere a una Zona del decentramento di far decidere ai cittadini quale progetto scegliere riguardo interventi relativi alle deleghe ricevute, tutto questo poteva essere un terreno di sperimentazione interessante per un’amministrazione che intende fare di innovazione e partecipazione la propria bandiera.
Nulla di massimalista bolliva in pentola. Anzi, si era giustamente scelto un taglio basso e di scarsa confittualità, tenendo ben presente i requisiti di economicità necessari in questa situazione di risorse assolutamente scarse. Ma l’assessore ha pensato bene di svanire, lasciando il campo alle “facilitatrici”. Le quali per giunta hanno dato a molti l’impressione di aver avuto il compito di far passare un concetto di partecipazione general generico e preconfezionato, piuttosto che raccogliere con la necessaria imparzialità, passione, apertura e intelligenza le proposte in discussione. In questo modo, mi dicono, la loro funzione ha finito piuttosto per essere quella di “complicatrici” poco utili se non dannose. Come pensare che si sia trattato di casualità? Non è invece logico supporre una scarsa volontà di interlocuzione su un’ipotesi di lavoro strutturata con cui far davvero i conti?

Per fortuna gli altri tavoli sono andati meglio e alcuni addirittura molto bene, come quello sulle Case mediche, o su Corso Buenos Aires, che hanno potuto arrivare ad accordi operativi, grazie anche alla presenza degli assessori competenti. Però in un contesto generale in cui il tempo per la discussione e l’approfondimento dei progetti si è limitato a un’ora il sabato (durante la quale secondo le “onnipresenti” facilitatrici, si sarebbe dovuto discutere di quanto sentito nel plenario) e tre ore la domenica, ridotte nella pratica a due soltanto. Facendo i conti della serva tre ore scarse su sedici. E il resto del tempo? Ripartito fra interventi di esperti e interviste perfino eccessivamente compiacenti, con solo quindici minuti per domande libere, tanto da far pensare che la Due Giorni dei Comitati sia appunto stata concepita più come una “passerella” o una “attività di propaganda” che come effettivo laboratorio di progettazione partecipativa.
Il responsabile di uno dei tavoli, uno di quelli che è andato bene, mi ha detto al telefono di essere stato colpito, osservando su Facebook le circa 200 foto dedicate all’evento, dal fatto che nessuno sorrideva. Sarà un caso? O forse non è precisamente questo il modello di partecipazione che vogliamo, che sogniamo per Milano e i suoi Comitati, e di cui tutti abbiamo un gran bisogno. 

Adalberto Belfiore
 

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Re: Ma siamo sulla strada giusta?
22/04/2013 beppe caravita
Caro Pierangelo,

Grazie per l'intervento che riporta su un binario positivo anche il nostro primo passo di tavolo e-partecipation. Oggi abbiamo a disposizione diversi strumenti per informarci, discutere, indicare soluzioni. Il nostro obbiettivo, credo comune, è di produrre una piccola ma significativa (per l'intera città) innovazione. Una o più delibere "aprtecipative" del consiglio di zona. Sia essa la scelta, fatta dai cittadini, dalle mamme e dai nonni, dell'ubicazione ottimale dei campi giochi dei bambini. Oppure la selezione di micro- progetti di riordino del verde urbano in zona. oppure ancora l'allocazione di iniziative culturali. I concorsi per idee, e per soluzioni, con votazioni sono possibili online e possono portare a delibere meglio fondate (sulla sola decisione di un funzionario del Comune) e a un consiglio di zona più autorevole e forte. Io credo che questa strada sia perseguibile e possa portare, anche nella difficile situazione attuale, buoni risultati. Di efficacia e di partecipazione attiva.


Re: Ma siamo sulla strada giusta?
22/04/2013 Paolo Morandi
Caro Fabrizio,
z3xmi è un giornale che ha come mission la partecipazione on-line e il citizen journalism. Ciò significa che ogni articolo che esce non rappresenta una linea editoriale precisa: la vera linea editoriale è il fatto che accogliamo i contributi di ciascuno, perché, anche se magari non siamo d'accordo con un contenuto, da questo può scaturirne un dibattito che arricchisce tutti.
Le regole sono una net etiquette in cui vietiamo attacchi personali e volgarità. La sola linea politica che ci poniamo è l'antifascismo e l'antirazzismo.
Quindi non posso accettare l'affermazione che l'articolo sia una brutta pagina di z3xmi, perché il dibattito che ne può scaturire è sempre costruttivo.
Ti invito comunque a rileggere l'articolo a cominciare dal suo sommario: "Considerazioni parziali, preoccupate e forse eretiche" ed al fatto che l'affermazione "gusci vuoti" è una citazione riportata. Così come affermare che non ci sia nulla dei dieci tavoli non è corretto: nell'ultimo paragrafo parla proprio del successo degli altri tavoli.
Quelle raccolte dall'articolo di Adalberto sono solo alcune delle impressioni della due giorni, per cui ben vengano le esperienze di ciascuno ed il tuo contributo.


Re: Ma siamo sulla strada giusta?
22/04/2013 Pierangelo Rovelli
Ho partecipato con grande interesse a tutta la due giorni e in particolare al tavolo della e-democracy. Il tema della partecipazione, che ha percorso entrambi i giorni del convegno mi coinvolge molto anche in quanto consigliere di zona 3 e Presidente della Commissione Decentramento e Partecipazione.
Non sono d'accordo con Rinaldo sulle valutazioni negative del convegno.
Il primo giorno è stato interessante, ricco di interventi e di dibattito. Certo io misuro il valore dei contenuti sul mio livello di conioscenza, che era basso, ma d'altra parte penso nella media. Gli assessori Granelli e Benelli sono stati disponibili al confronto e lo scambio è stato ricco e aperto.
Gli interventi di Jolanda Romano e Carolina Pacchi molto interessanti e stimolanti per la riflessione.
Anche la presenza di persone mi è parsa significativa, considerando il diverso momento rispetto al 2011 e le difficoltà e lo sbandamento attuali.
I temi dei tavoli sono stati importanti e calati nelle realtà dei quartieri. Gli assessori vi hanno partecipato, mi dicono perchè purtroppo ho potuto seguirne uno solo, con assiduità e attenzione. Tanto entusiasmo e tanta voglia di lavorare: i gruppi di lavoro strapieni fino alla fine.
Non credo che ci possiamo permettere di questi tempi di buttare via esperienze e contributi di questo tipo. Certo, il percorso è lungo, le pause ci sono e ci saranno, ma è importante continuare su questa strada. Non ne esistono altre.
Anch'io non ho molto apprezzato (oltre alla mancanza di dibattito) la posizione del Sindaco sulla partecipazione (espressa per ribattere all'attacco di Boeri del giorno prima). Se è vero che Boeri non è stato un campione della partecipazione, è vero che la sua critica ha consistenza. La partecipazione, così come il decentramento (entrambi capisaldi della campagna elettorale) sono i punti deboli di questa giunta. Sbaglia Giuliano a citare le loro presenze quotidiane nei quartieri a parlare con la gente come esempio di partecipazione: non basta... La partecipazione che noi intendiamo è altra. E' quella che viene dal basso, che è fatta di coinvolgimento nelle scelte,di raccolta sistematica dei problemi dei cittadini, di contatto quotidiano con le zone che devono essere il vero "ponte" tra i cittadini e l'amministrazione centrale. Questo non avviene.
Venendo al tavolo della e-democracy, a parte la mancanza di un interlocutore dell'amministrazione certamente non voluta, io sono uscito arricchito dal gruppo, sia in conoscenze (che ammetto erano veramente scarse) che in termini di una ipotesi di lavoro concreta (un'ipotesi di coinvolgimento dei cittadininelle scelte attraverso tecniche di partecipazione che "renda più forti" le delibere dei Consigli di Zona). Infine, come ho detto nel mio intervento, credo che la cosa più importante da focalizzare sia il "processo" di partecipazione. Gli strumenti sono al servizio dell'idea e del processo. Quindi non metterei in croce Limonta se ha espresso qualche dubbio, non sul processo, ma sugli strumenti (almeno così l'ho letta io).


Re: Ma siamo sulla strada giusta?
22/04/2013 Fabrizio Magani
Io invece ci sono andato.
E questo mi fa essere completamente in disaccordo con il racconto assolutamente approssimativo che qui si fa di quelle due giornate di lavoro dei Comitati x Milano.
Racconto che non racconta, basato su un generico sentito dire e sui pre-giudizi di chi l’ha scritto avendo già prima ritenuto che non valesse la pena esserci, vedere, ascoltare, confrontarsi e partecipare.
E quindi confesso di provare molta amarezza nel leggere che si sarebbe trattato di un guscio vuoto, fatto di malumori di retorica e di scarsa volontà di interlocuzione, “più un momento di autocelebrazione che di effettivo approfondimento dei problemi”, o ancora o che si sarebbe cercato di far passare un concetto di partecipazione “general generico e preconfezionato”.
Non una parola sui contenuti, sui temi e sugli interventi, anche ricchi di stimoli, che hanno caratterizzato i diversi momenti delle due giornate.
Nulla sui progetti e percorsi partecipativi avviati dai comitati delle diverse zone che sono stati al centro del lavoro dei 10 gruppi, nulla sul confronto aperto su questi progetti con alcuni assessori e i loro staff.
Nulla sul percorso di preparazione della due giorni affrontato in questi mesi, in modo assolutamente trasparente e accessibile, a partire da istanze, bisogni, progetti e aspettative scaturiti dalle esperienze e dal lavoro dei comitati di zona.
Nulla sulla voglia di fare e di andare avanti delle persone che erano presenti.
Nulla insomma di quello che io ho visto e sentito stando lì.
Sperimentare percorsi innovativi e a volte inediti di partecipazione dei cittadini alla politica e alla vita delle istituzioni comporta, ovviamente, anche la possibilità di commettere errori, piccoli o grandi: credo che si debba essere aperti e disponibili a confrontarsi con le osservazioni e le critiche, anche le più severe, sulle cose fatte, in questo caso sull'impostazione e l'organizzazione di questi due giorni, su obiettivi non raggiunti e aspettative non realizzate, su ingenuità, fraintendimenti ed errori.
Ma in questo “articolo” non c'è stata nessuna capacità e nessuna volontà di cogliere e raccontare né lo svolgersi, né il senso e la portata complessiva dell'evento, al di là del (presunto) fallimento di un singolo gruppo di lavoro.
Mi dispiace, ma questa la trovo davvero una brutta pagina per Z3XMILANO.

Quanto poi rimpiangere quasi Moioli e C. (non capisco perché proprio la Moioli, in fondo c’era anche di peggio!) forse ci vorrebbe un po’ più di memoria del lavoro scientifico e sistematico che questi signori hanno fatto, per anni, di demolizione e svendita dei beni pubblici, dalla scuola ai servizi, al welfare, al territorio.
Tanto da lasciarci macerie e casse vuote.
Ce lo siamo già dimenticato?
Io personalmente no.


Re: Ma siamo sulla strada giusta?
20/04/2013 Emanuele Breveglieri
Condivido in pieno i contenuti dell'articolo.
Due anni e mezzo buttati via a fare proposte, a segnalare dove intervenire e nessuno che ascolta. Due anni e mezzo buttati nel cesso, a vedere quelli che avevi sostenuto, che in campagna elettorale ti sorridevano e ti facevano sperare in un cambiamento, che adesso ti trattano come nemmeno la Moioli(si, proprio lei)avrebbe osato fare. Due anni e mezzo di parole, fatti pochi,quei pochi in direzione esattamente contraria rispetto alle promesse. E ci mancano ancora due anni e mezzo, poi si stupiranno(le vergini immacolate)se Milano tornerà in mano alla destra o al M5S. E allora si accorgeranno che dietro la tastiera erano in parecchi, quasi tutti molto più giovani e sognanti di loro.


Re: Ma siamo sulla strada giusta?
17/04/2013 beppe caravita
Sono io quello che, per carità di patria, Adalberto cela nella sua citazione iniziale. e faccio riferimento prima alla mia collaborazione con Rcm (Rete civica di Milano) nata nel 1994. E poi con PartecipaMi. Piattaforme sviluppate dall'Università degli Studi di Milano e dalla Fondazione Rcm. PartecipaMi, tramite il software open source Open-Dcn, è un ambiente in grado di gestire non solo forum di discusssione ma anche proposte e voto certificato. Nonostante sia la piattaforma online di gran lunga più evoluta in Italia è stata accettata dai politici quasi soltanto (salvo poche e rimarchevoli eccezioni) per le campagne elettorali (con blog di candidati gratuiti). Quando si è trattato di sperimentarla su problemi amministrativi non si è mai riusciti a trovare un terreno comune. E' un peccato: l'e-democracy fatta bene (non demagogica e non controllata in modo occulto) è uno strumento utile per la città. Un moltiplicatore di democrazia e di efficacia. Speriamo che prima o poi si possa aprire questa stagione, bastano davvero pochi soldi ma anche tanta buona volontà.


 
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