Memoria della Resistenza al femminile

Come riportato da numerose fonti, esiste un grande divario tra il numero di donne che, a vario titolo, si opposero al nazifascismo e il numero di quante si videro effettivamente riconosciuto il lavoro svolto. A livello nazionale operarono circa 35.000 partigiane e 70.000 appartenenti ai Gruppi di Difesa della Donna. Di loro, 4653 furono arrestate, torturate, condannate; 2750 deportate e 623 fucilate o cadute in combattimento. Alle donne furono assegnate 19 medaglie d'oro al valore militare, di cui 15 alla memoria. Tante donne hanno dato il proprio contributo alla Lotta di Liberazione, ognuna con una storia unica. Difficile raccontarle tutte, ovviamente, ma possibile farne rivivere lo spirito, perché non se ne perda la memoria.

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Pubblicato in Storie "MINIME" di antifascismo e lotta partigiana, riprendiamo dal sito web della Sezione Anpi 25 Aprile Milano, lo stralcio della testimonianza resa da Giovanna Vallini, che fu a lungo anche presidente della Sezione, e che descrive i Gruppi di Difesa della Donna nella Zona 3.

Racconta Vallini «…Mi collegai in modo particolare al “Gruppo Mischiari”, composto da casalinghe di tutte le tendenze politiche. Questo gruppo operava in viale Romagna ed era diretto, oltre che da me, dalla compagna Maria Serravalle, che lavorava in casa in via Botticelli come parrucchiera e che ci fu così di grande aiuto.
I Gruppi di Difesa della Donna sorsero in tutta Milano. Oltre al gruppo “Mischiari”, composto da molte donne che lavoravano, uno dei più attivi e numerosi fu quello di Calvairate, diretto dalla compagna Emma Gessati ( Maria).
Del gruppo di Niguarda ricordo molto bene le compagne Irma Brambilla, Giuliana Curtivo e Piera Abbiati.
Nei Gruppi ho conosciuto donne meravigliose che, con grande semplicità, rischiavano molto ogni momento. Ero, per esempio, in contatto con una signorina non più molto giovane (di cui mi spiace di aver scordato il nome e soprattutto non averla più rivista dopo l’insurrezione), che gestiva una polleria in via Aselli 20.
Frequentavo il suo negozio come cliente già prima della guerra. Capii che era una antifascista e così intavolai con lei delle discussioni, che furono poi utili per agganciarla al gruppo Mischiari.
Lei fece veramente un ottimo e importante lavoro: raccolse fondi e medicinali da inviare ai partigiani in montagna, ma soprattutto il suo negozio servì da recapito per la stampa clandestina, per far avere le direttive della federazione del Pci ai compagni ferrovieri e ricevere notizie sulla attività antifascista svolta dai compagni nelle stazione di Lambrate e Smistamento. Svolse questa attività con una semplicità persino commovente, quasi non si rendesse conto del pericolo che correva».

I GRUPPI DI DIFESA DELLA DONNA (GDD)
Nascono a Milano nel novembre 1943 grazie all’impegno di Lina Fibbi (Partito comunista), Pina Palumbo (Partito socialista), Ada Gobetti (Partito d’Azione), diffondendosi ben presto in tutta l’Italia del Nord occupata dai tedeschi.
È la prima grande organizzazione femminile la cui caratteristica fondante è l’unitarietà, perché aperta ad ogni donna senza discriminazioni sociali o politiche.
I compiti dei GDD sono operativi, organizzano infatti scioperi contri i nazifascisti; creano una rete di assistenza solidale alle famiglie dei deportati, incarcerati e dei caduti; propagandano la resistenza sia pubblicando giornali sia contribuendovi attivamente nella vita quotidiana come nelle fabbriche, per il sabotaggio della produzione di guerra, nelle scuole, nelle campagne per boicottare la consegna di viveri all’ammasso.
Questi gruppi vengono ufficialmente riconosciuti dal Comitato di liberazione dell'Alta Italia nel 1944: "Il Comitato di liberazione per l’Alta Italia, riconoscendo nei Gruppi di difesa della donna e per l’assistenza ai combattenti della libertà un’organizzazione unitaria di massa che agisce nel quadro delle proprie direttive, ne approva l’orientamento politico e i criteri di organizzazione, apprezza i risultati sin ora ottenuti nel campo della mobilitazione delle donne per la lotta di liberazione nazionale e la riconosce come organizzazione aderente al Comitato di liberazione nazionale".
(Fonte www.anpi.it)

Nota: in apertura foto tratta da www.archiviocaltari.it




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Re: Memoria della Resistenza al femminile
23/05/2013 Nadia Boaretto
Brava Luciana!


 
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