Lambrate, stazione di villeggiatura di élite?
(Franco Sala)10/04/2013
Ne è testimonianza la “Palazzetta” di via Rombon (Fig.1), costruzione a blocco del tardo Seicento, già proprietà dei Busca, Serbelloni che la usavano, appunto, come villa di campagna. La struttura è caratterizzata da un portico centrale terreno a tre arcate sormontato da una loggia. Negli interni del primo piano si conservano soffitti a cassettoni e dipinti. La dimora in sè ben conservata e correttamente restaurata, purtroppo è ormai inserita in un contesto ambientale completamente alterato, preceduta da un distributore di benzina e circondata da enormi costruzioni abitative senza più alcuna traccia del verde che la circondava all’epoca della sua costruzione.
Ma la Palazzetta non è l’unica testimonianza rimasta della Lambrate “vacanziera”. In via Dardanoni, proprio di fronte alla Villa Folli esisteva nel ‘500 la Villa delle Rose della famiglia Borromeo. L’esistenza della struttura è documentata dalla carta del Zisla risalente al 1721 (Figura 2).
Il rappresentante più noto della famiglia: San Carlo Borromeo, venne tre volte in visita pastorale a Lambrate tra il 1569 e il 1573. In tutte e tre le occasioni officiò messa alla Cappelletta e non alla chiesa di San Martino. Secondo Pino Bellavita, autore della bella monografia “Lambrate, storia e storie” (per chi fosse interessato, il libro di Bellavita è disponibile presso il Circolo ACLI di Lambrate, in via Conte Rosso o presso l’edicola della stessa via), è probabile che questa scelta sia stata fatta proprio per la vicinanza con la dimora di famiglia.
Demolita a fine settecento, della villa delle Rose rimane solo il vestibolo, oggi scarsamente riconoscibile perché inglobato, con un discutibile restauro all’interno di una struttura dell’Ospedale San Raffaele.
A me piace, però, ricordare il Vestibolo come era negli anni 70 (immagine all'inizio dell'articolo), quando la struttura era isolata e circondata da un po’ di verde con un orto e … un’altalena. La cosa poteva sembrare strana perché in quegli anni la casa era abitata da Pina, una signora anziana che viveva sola.
Ma, parlando con i miei amici lambratesi la faccenda si è subito chiarita. A Pina, che non aveva avuto figli i bambini piacevano e li ospitava volentieri offrendogli del the coi biscotti e facendoli giocare, appunto, sull’altalena.
La vocazione “vacanziera” di Lambrate non si esaurisce però nel settecento. Con l’avvento della società di massa novecentesca il nostro quartiere divenne uno dei luoghi privilegiati per le gite fuori porta dei milanesi ma …. questa è un’altra storia e verrà raccontata più avanti.