LA BATTAGLIA DEI CONTRASSEGNI

sesta puntata

... In aula si era scatenata una grande confusione. - Facciamo un’azione collettiva per invalidare le elezioni!- propose un delegato - Ho ricevuto altre istruzioni dai miei responsabili. Attendo conferma ma mi paiono orientati a continuare la campagna elettorale - - Andiamo al voto! – risposero altri.  ...

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simboli elettorali web

- Le decisioni importanti non sono più prese in modo democratico - ribatté il primo.
- Possiamo discuterne, certo, ma non ora, sa cosa verrebbe a costare per la comunità annullare le elezioni? Ed anche al suo partito, mi creda - rispose l’altro.
Tre di loro si alzarono contemporaneamente con il cellulare attaccato all’orecchio.  Si diressero verso l’uscita e continuarono a parlare animatamente in corridoio per alcuni minuti. Poi confabularono tra loro. Era nell’aria, i capitani di partito avevano consigliato a tutti di soprassedere ed eventualmente una volta finite le elezioni, se non si fosse raggiunto il risultato sperato, avrebbero ancora potuto far ricorso per invalidarle.

Tutto ciò sembrò un segnale al viceprefetto, che afferrato il cellulare, diede l’ordine di consegnare i manifesti. Erano troppe ore che reggeva ormai quella tensione nervosa, era troppo bisognoso di scaricarsela di dosso.
Nonostante le pressioni che aveva ricevuto dai suoi superiori, si era visto costretto a ritirarsi, perché la decisione non spettava a lui in ogni caso. Così aveva affrontato la situazione con distacco, senza scoprirsi più del necessario e tenendo a bada tutti quanti, ma con i piedi ben attaccati al terreno. L’attesa però l’aveva stremato, i capelli ormai radi gli si appiccicavano alla fronte. Così ora, tratto un sospiro di sollievo si era seduto su una panca dell’aula, scaraventando la giacca sullo schienale ed era rimasto tranquillo ad ascoltare le conversazioni dei presenti.
Nel frattempo sembrò a tutti ormai certo che nessuno avrebbe fatto altre proteste o contestazioni e non vi fu neanche bisogno di convocare una conferenza stampa. Era quasi inteso che l’abilità mediatica dei politici sarebbe riuscita comunque a sminuire di fronte all’opinione pubblica la portata dell’evento.

Le vecchie alleanze, i patti d’amicizia, le cordate trasversali ripresero immediatamente nuovo vigore, tra i partiti con inusitati simboli nacquero fiammanti intese, nuove promesse d’aiuto e di sovvenzioni. La campagna elettorale che da anni sembrava ormai cristallizzata, divenne di punto in bianco rovente e appassionante.
La dott.ssa Brignoni, il dott. Pigni e tutti gli altri magistrati, pur essendo stati pronti a ogni eventualità, non si erano aspettati che tutto filasse  liscio a quel modo, e si convinsero di aver usato buon senso.
Ormai era tempo di tornare a dedicarsi esclusivamente al loro compito istituzionale.
Tutto sommato, si persuasero, non avevano fatto altro che tener fede al principio della più ampia partecipazione alla competizione elettorale.
Le loro intime convinzioni furono infatti confortate dai fatti: la partecipazione dell’elettorato alle votazioni fu elevatissima. La popolazione era dunque andata alla ricerca di una nuova era immaginativa, che potesse rimescolare i presupposti della vecchia. Questo, a conferma del fatto che, sebbene la visione del mondo gli venga sempre offerta in modo offuscato ed indistinto, il pensiero delle persone e la sua comunicazione, superano sempre la superficialità delle apparenze.

Erano passati alcuni mesi da quegli avvenimenti e le elezioni erano ormai un lontano ricordo, un passato da dimenticare. La dott.ssa Brignoni era stata trasferita a un’altra sede, il Dott.Saibene aveva avanzato domanda per essere promosso a Consigliere Cassazionista, la Dott.ssa Guasti era impedita da una grave malattia della madre che la costringeva ad entrare e uscire dagli ospedali ogni giorno.

Nell’ufficio del Dott. Pigni, la luce ambrata della lampada da tavolo, rischiarava la pila di fogli che stava consultando. Adagiatosi allo schienale della sedia osservò con sguardo assente la scrivania vuota della dott.ssa Guasti e si riscosse dando un occhio all’orologio da polso. Constatato che era ormai ora di andarsene, sentì bussare alla porta. - Avanti!- urlò seccato. La Cancelliera Farinelli si affacciò sull’uscio e chiese permesso di entrare.
-  Dottore... - disse, avvicinandosi con un sorriso incerto appena gli fu dinnanzi - dovrei consegnarle questa istanza che si riferisce alle passate elezioni. Ricorda? - 
Stava per risponderle malamente, ma ricordandosi della permalosità di lei, riuscì a trattenersi in tempo.
- Perché mi porta questo documento a quest’ora? - domandò un po’ burbero.
- Perché ci è appena stato trasmesso via fax! - fu la risposta soffocata.
- Il vostro ufficio non chiudeva tre ore fa?- 
- Si....ma...-
- E se non mi avesse trovato, cosa avrebbe fatto? Mi avrebbe chiamato a casa per chiedermi di tornare?-
La Cancelliera alzò gli occhi a guardarlo e con un’espressione solenne sul pallido viso, mormorò
- Se permette... preferisce che glielo riporti domattina?- e cercando il coraggio di allontanarsi si appoggiò alla porta.
-Vada, vada! - sbuffò il Dott. Pigni sottraendole il foglio dalle mani.
Mezz’ora più tardi era ancora sprofondato nella sedia.

Il fax inopportuno era una lettera di Giosuè Rossi:
“Mi rivolgo a Lei, nella speranza che voglia emettere un provvedimento di cancellazione dalle liste elettorali nei miei confronti. La dott.ssa Brignoni mi accusa di follia e il Cancelliere Bissotti mi ha consigliato di provare a chiedere a Lei, anche se non mi ha dato molte speranze. Vorrei essere cancellato dalle liste, perché io, l’Elettore Medio, sono diventato il più bieco traditore che questo Paese abbia mai conosciuto. Qualche mese fa, era per me solo un pensiero fastidioso e sospetto. Mai avrei potuto immaginare che in così poco tempo me ne sarei pentito amaramente. Forse il momento pareva favorevole per un’interpretazione estensiva, ma ora la situazione si è aggravata. Sono impazzito come sosterrebbe la dott.ssa Brignoni, per colpa dell’orribile incubo in cui è stato travolto il mio paese. Guerrieri armati di falci, ministri con scudi rotti e rovinati, legislatori che non sanno scrivere parole semplici, come libertà o pensionati, camaleonti che si aggirano dappertutto, perfino il sole minaccia di non sorridere più. Tutto questo, per la mia dabbenaggine, che ha coinvolto tutti gli elettori, tutti quei poveri diavoli che neanche conoscevo e che non potevo immaginare sarebbero stati costretti ad implorare pietà per il mio malinteso senso patriottico.”

Posò il foglio sulla scrivania e si affacciò alla finestra. Le luci degli uffici di fronte andavano progressivamente spegnendosi. Se si fosse attardato ancora, non sarebbe più uscito dalla solita porta del palazzo. Avrebbe dovuto passare dal passo carraio ingegnandosi per trovare un via percorribile tra le impalcature che ancora incombevano sulle scale e negli atri del palazzo. Si accese un sigaro meharis.
Il silenzio del cortile interno, cui rivolse lo sguardo, sembrava traspirasse la sua ansia, sembrava affacciarsi ai suoi vetri. Il tormento del dubbio risuonava nel buio come un richiamo. Si illuse allora di distinguere i colori dell’ignoto e scorse una piccolissima stella, sopra ai muri di fronte, che incantava il silenzio. Apparteneva all’ombra, ai desideri ignorati, suggeriva una speranza, dove la speranza sembrava assente e gli parve che si facesse carico delle sue difficoltà, della sua incapacità di essere in armonia con il mondo circostante.
Socchiuse la finestra e lasciò l’ufficio.

L’inchiesta sulle cause della contraffazione dei simboli elettorali è tuttora  in corso.


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