Corso Buenos Aires: i cittadini chiedono la sua chiusura domenicale
(Franco Calamida)17/02/2013
Avevamo chiesto, e ancora chiediamo, ai cittadini di essere partecipi, per realizzare insieme una bella e importante operazione culturale: far vivere Corso Buenos Aires, almeno la domenica, con iniziative che ripropongano il valore della cultura e della socialità. La strada restituita anche ai bambini e alle bambine, come fu al tempo dei nonni, praticamente i miei. Ma come era bello giocare in strada.
Non più la città grigia e gretta, ma la città gentile e viva. La città dove si possa respirare l’aria pura a pieni polmoni, non i gas dei micidiali suv. Il top della cafonaggine.
E su questi temi abbiamo organizzato un sondaggio: il sondaggio è, ancor prima dei risultati (nel nostro caso tutto tranne che scientifici) un forma, importante, di dialogo sociale. Nella società e città che noi vorremmo, non somma di individui isolati, indifferenti al bene comune, spesso in competizione, ma insieme di relazioni tra persone che si riconoscono l’una nell’atra, il dialogo sociale è una forma di pratica dell’obiettivo. Ci si parla, ci siamo, eccoci, vogliamo fare delle cose, poi vedremo come, e farle insieme. La sinistra non può ben governare senza mediazione sociale. E un conto è scriver documenti sull’importanza dell’ascolto e della conoscenza della realtà vissuta, un altro è star li al gazebo e farlo sul serio. Abbiamo ascoltato, discusso di varie cose, imparato qualcosa .
E i risultati del sondaggio, riportati a lato, in chiari grafici (questi si, scientifici) non lasciano adito a dubbi. Un plebiscito (buono) della maggioranza dei partecipanti. Il Corso va pedonalizzato, 89%, pari, anzi un poco superiore alla percentuale delle risposte positive sul gradimento dell’iniziativa, 81%. Senza volere interpretare l’altrui pensiero, che poi son molti e diversi, mi pare ragionevole ipotizzare che la pedonalizzazione comporti la riconquista da parte dei pedoni dei loro spazi,cioè cammminare comodi, fermarsi a far due chiacchere, senza essere trasformati nei birilli della gimcana delle biciclette, sempre più numerose, sempre più veloci, sempre più invadenti. E dunque, per non contrapporre pedoni a ciclisti è urgente la realizzazione piste o percorsi ciclabili (non necessariamente il Corso stesso, le scelte tecniche van fatte per benino) . Se non si farà, avremo le auto in strada e le bici sui marciapiedi, e molti già pensano, i bambini ad esempio, che sia normale e non che sia vietato. Debacle pedonale. Tornare indietro sarebbe poi difficile.
La chiusura al traffico, e non solo domenicale, del Corso (come è nel programma di zona tre) fu da noi, e dalle forze del centrosinistra, proposta come emblematica di un più vasto progetto di drastica riduzione del traffico, a tutela della salute (l’inquinanmento dell’aria uccide, è causa di malattie gravi, per i bambini in particolare) e di riqualificazione ambientale. Doveva essere attuata in coincidenza con l’istituzione dell’area C (il traffico in centro è diminuito, bene, beati loro). E qualche giorno fa, apprendiamo da la Republica (14/02/13 ) che “Buenos Aires sarà pedonale - una domenica al mese - il test parte in primavera. Sottotitolo: “I commercianti: ottima idea per gli affari“. Meglio tardi che mai, sebbene prima sarebbe stato ancor meglio. Ma perché un test? Chi giudicherà? Gestita dai soli commercianti la chiusura al traffico è già stata attuata per circa 5 anni, una volta al mese, dalla precedente giunta il tempo è passato. Sperimentazione già fatta. Dal nostro sondaggio e confronto con i cittadini abbiamo riportato una idea precisa: la gestione è bene sia pubblica, anche con la partecipazione concordata dei commerciati, ma pubblica. E non finalizzata agli affari. Non principalmente agli affari. E ripetiamo (che noia, ripetere sempre le stesse cose): i programmi vanno rispettati, sono un impegno preso con i cittadini.
Noi non ci siamo dimenticati nè dei cittadini nè del programma, abbiam detto vi informeremo e lo stiamo facendo.
La partecipazione è molte cose, è coerenza, è anche la metodica e quotidiana pazienza di far cose concrete. Ad esempio un sondaggio. È solo il primo, non certo l’ultimo.