Ascoltare, conoscere e capire per cambiare. I consultori si interrogano

Spunti dal convegno "I consultori familiari milanesi: un osservatorio dei cambiamenti della famiglia e del servizio consultoriale attraverso l'ascolto della domanda", di cui proponiamo un'ampia sintesi della presentazione curata da Elisabetta Dodi. Una fotografia realistica di una società che sta mutando pelle: giovani alla ricerca di una terra di mezzo, le nuove donne e i nuovi uomini, l'instabilità e il senso di precarietà diffuso... E un luogo, il consultorio familiare, in grado di accogliere con competenza e professionalità bisogni, disagi, fatiche e diversità. ()
Mark Kostabi
Organizzato dai Consultori Familiari dell’ASL Milano a fine novembre scorso, un convegno si è proposto un duplice intento: descrivere e raccontare la qualità delle "domande" che giungono al consultorio familiare, i bisogni sottesi, le connessioni con i cambiamenti delle cornici storiche, sociali e culturali entro cui si iscrivono; connettere domande e bisogni con le "casse di risonanza" rappresentate dagli operatori che le accolgono, le ascoltano e a esse offrono risposte, servizi, prestazioni e le "assonanze" che i cambiamenti generano e sviluppano negli operatori e nel servizio consultoriale.

Le domande
La "domanda", nel contesto delle policy pubbliche, ha assunto una valenza strategica sempre più rilevante e interrogarsi sulle sue caratteristiche, sui suoi mutamenti, sulle trasformazioni che la connotano costituisce un esercizio di qualificazione e ricerca che nessuna standardizzazione o quantificazione può esaurire. Una domanda non descritta nelle sue dimensioni meramente quantitative, ma raccontata e interpretata nelle sue dimensioni più qualitative e di contenuto, da un "osservatorio", da un luogo - il Consultorio Familiare - dove a fare da cassa di risonanza ai bisogni delle persone sono le ginecologhe, le ostetriche, le assistenti sociali, le assistenti sanitarie, gli psicologi, gli educatori, le amministrative, le mediatrici culturali e gli infermieri che vi operano quotidianamente.
Tante e diverse figure professionali, tanti e diversi sguardi e sensibilità, accomunati dalla necessità di rendersi disponibili - nel senso di disporsi - a un ascolto adeguato alla complessità della relazione, capaci di includersi e di interrogarsi, così da sviluppare pensieri e significati condivisi, co-costruiti
I bisogni delle diverse tipologie di famiglie che si incontrano nel lavoro consultoriale sono portati come domande attinenti alla sfera delle relazioni, alla sfera intima della sessualità, della generatività, della responsabilità per la propria salute, ma più in generale a tutte le forme di crisi legate ai passaggi del ciclo di vita, dalla costruzione della coppia, alla lenta e faticosa costruzione identitaria come genitori, al riposizionamento della coppia genitoriale nei confronti del “terzo”, il figlio, in un processo di ridefinizione di sé che si riproporrà successivamente e spesso in modo più conflittuale su sollecitazione delle spinte autonomistiche dei figli adolescenti.
Nei titoli delle quattro relazioni principali, che hanno formato l'ossatura del convegno, sono contenuti questi significati, le cornici di senso, che racchiudono la narrazione delle domande e delle loro trasformazioni: le "terre di mezzo", la "liquidità", la "vita di traverso", le "nuove complessità" del benessere e del ciclo di vita sono alcune delle chiavi di lettura delle domande di aiuto, assistenza, sostegno, cura che gli operatori dei Consultori familiari milanesi incontrano.

Giovani e adolescenti alla ricerca di una terra di mezzo
La metafora (l'immagine) della "terra di mezzo" racchiude e attribuisce senso a quella domanda che nel Consultorio familiare cerca e chiede uno spazio flessibile capace di adattarsi ad una condizione di incertezza, di precarietà e insicurezza, di ricerca di sé e di "pausa" dall'altro. Un tempo/spazio soggettivo, fisico, emotivo che offra "riparo", che sappia tutelare la proprie insicurezze senza trasformarle in debolezze e rischi, permettendole di viverle non come uno "svantaggio" in quella che connotazione di "competizione" che oggi domina simbolicamente e semanticamente anche le relazioni affettive, sessuali, emotive e non più solo quelle economiche e commerciali.
Il Consultorio Familiare viene percepito come questo "tempo/spazio" “abitato” da professionisti con molta esperienza, capaci di essere super partes, in una posizione di neutralità in tutte le situazioni di conflitto relazionale o quando è necessario, si pensi principalmente al lavoro con le famiglie di altre culture, quando è l'ascolto della diversità e delle differenze a essere prioritario oppure quando aiutare a guardare nella stessa direzione, ma da una diversa angolazione.
Sono prima di tutto gli adolescenti e i giovani che interpellano e sollecitano la relazione di aiuto, chiedono consiglio e informazione, chiedono di poter disporre di questa "terra di mezzo" che non sia solo di "mediazione", ma sia anche terra "intermedia", "distanza" declinata come "equivicinanza", con il mondo degli adulti.
Poter parlare, sapere di essere ascoltati da un adulto, competente, ma che assicura riservatezza, trovare spazio dove trova ascolto la sperimentalità di adulto in crescita, in cui non accentuare o difendersi da chi le sue "sperimentazioni" le ha già portate a successo (o insuccesso) costituiscono oggi le esigenze degli adolescenti e giovani che aprono la porta degli "Spazi giovani" dei Consultori familiari milanesi e degli studenti che utilizzano lo "Sportello di ascolto" in oltre quaranta Istituti superiori di Milano. Una "terra di mezzo" che, proprio perché "di mezzo", non pone condizioni di accesso, è flessibile, non è preceduta da pre-giudizi e che quindi, anche gli adulti-genitori colgono come opportunità e aiuto al loro essere i "laboratori" della sperimentalità della crescita dei figli adolescenti/giovani.
"Ragazzi, sempre più spesso maschi, curati, con un fare gradevole e l’accenno di quello che sarà il loro futuro piglio professionale. Poi però portano tutta la loro solitudine, la loro vulnerabilità, la fatica di rispondere alle alte aspettative dei genitori. Sono talmente impegnati nei programmi di studio che non hanno tempo per leggere un giornale, un libro, per riflettere sulla loro storia, sui loro legami, sui loro sogni... e consumano il loro poco tempo libero a perdersi nel mondo virtuale delle nuove tecnologie di comunicazione, senza riuscire a mettersi di fronte all’altro, accanto all’altro. Nello spazio del colloquio cercano di costruire il concetto di competenza secondo un piano di studi parallelo a quello richiesto dagli schemi dei curriculum vitae europei, ma che possa invece riguardare la consapevolezza di sé in diverse fasi della crescita".
È in questa ricerca di una "terra di mezzo" che si inscrivono le altre due categorie di "senso" entro cui la domanda dell'utenza consultoriale trova significato: la "liquidità" e la "complessità".

La vita di traverso...
I mutamenti nella configurazione della famiglia come soggetto culturale, sociale, affettivo, intergenerazionale sono da sempre stati legati ai due eventi che segnano indelebilmente l'esistenza del genere umano: la vita e la morte, la generazione e la conclusione del proprio ciclo di vita. La nascita di un figlio e la morte del coniuge rappresentano gli eventi che mutano i confini, la definizione, l'identità della famiglia e delle sue caratteristiche di convivenza e di relazione. Le trasformazioni di questa dinamica, l'indebolimento delle certezze che l'instabilità genera, sono le caratteristiche che sottendono tanta parte delle domanda delle coppie, delle famiglie, dei giovani adulti, delle donne che oggi si rivolgono al Consultorio.
La frammentazione, l'isolamento sociale, la conflittualità, le diverse forme della convivenza e delle relazioni familiari pongono le persone di fronte alla necessità di gestire la complessità dei sentimenti che si intersecano: "preservare il proprio bambino da nuovi sconvolgimenti legati ad una riconfigurazione familiare, preservare l’equilibrio di gestione della vita da separato con la ex moglie, ingaggiarsi in una relazione con i figli della partner, mantenere una relazione con la donna di cui si è innamorato".
La libertà e lo svuotamento di riferimenti e modelli del proprio passato generano solitudine e isolamento che chiedono di essere "compensati" e riempiti. Nelle coppie, nei giovani adulti, nella solitudine delle donne non sono più la comunicazione e le sue disfunzionalità o una relazionalità che non trova più la reciprocità a spingere a chiedere aiuto, ma una richiesta di ricollocazione e di senso di sé entro un contesto reso complesso e multiforme, variato e variabile. Un disagio e una confusività che si esprime sempre più in forme sintomatiche "lievi", ma pervasive che esprimono un malessere di esistenza e di vita che non trova più cornici di senso entro cui collocare i propri affetti, sentimenti, esigenze di riconoscimento e di relazionalità.
Che cosa espone le persone, le relazioni, i legami alla vulnerabilità, alla fragilità che si esprime nella domanda di aiuto consultoriale? La "liquidità" tocca anche le dimensioni più "interne" e soggettive della personalità e delle relazioni determinando la diffusa (e crescente) sensazione che le risorse emotive, affettive a disposizione non siano sufficienti ad affrontare le trasformazioni e i cambiamenti.

La precarietà delle risorse

Alla precarietà delle risorse "interne", negli ultimi anni si è aggiunta anche quella delle risorse materiali e concrete, pratiche: la casa, il lavoro, la disponibilità di denaro.
Sono così sempre di più le richieste:
- di persone alle prese con lutti e drammi famigliari recenti o antichi dai quali sembra impossibile ripartire,
- di donne sole con la responsabilità di figli, magari ricongiunti, per le quali diventa impossibile accettare e riconoscere il loro spaesamento;
- di famiglie conflittuali dove l’aggravante di recenti modificazioni di status economico rende la possibilità di riconciliarsi o separarsi ancora più faticosa;
- di giovani soli o in coppia che faticano a trovare realizzazione ed autonomia; - di persone che cercano lavoro, casa, sussidi economici;
- di famiglie di ceto medio che in breve tempo si sono ritrovate in una situazione imprevista, in cui la vita improvvisamente si è messa "di traverso", di precarietà economica che le costringono ad una ricollocazione sociale e alla necessità di aiuti materiali.
Le reazioni a traumatici cambiamenti di status possono essere molteplici: momenti depressivi, ritiri individualistici e neganti con conseguente ritiro degli investimenti affettivi verso le relazioni e per la cura di se e dei figli, ripetizione continua di agiti che impediscono la costruzione di pensieri, di aree riflessive che permettano di comprendere la propria condizione.

Donne, ma non più solo donne...
Un'area dell'intervento consultoriale che ha sempre avuto nel contesto milanese una particolare rilevanza è costituita dagli interventi di tipo medico-ginecologico-ostetrico e che negli ultimi anni registra una crescente domanda di aiuto di donne straniere e per interventi sempre più spostati non sulla prevenzione, ma sulla risposta "urgente", di "emergenza". È una domanda "sfidante" prima che sul piano dell'intervento consultoriale e di adeguamento delle strategie di prevenzione sanitaria, di cultura della procreazione e della salute della donna, su quello della co-costruzione di modelli di convivenza e integrazione in una prospettiva interculturale.
Allo sviluppo della complessità di una tipologia di utenza, le donne, che si può definire "tradizionale" per un servizio come il consultorio e che riflette una complessità in continuo cambiamento come lo sono le etnie e le culture che abitano la città, si affianca una complessità delle identità di genere e di ruolo dell'utenza consultoriale: i maschi, gli anziani.
Il genere maschile, a volte spinto, a volte indotto, invitato, è sempre più partecipe e protagonista di domande per il Consultorio familiare.
C’è un "maschile che, sempre più di frequente, vuole essere coinvolto nelle scelte che ruotano attorno al tema della genitorialità, quella negata delle interruzioni di gravidanza, quella programmata della contraccezione, quella presentificata, tanto che molti futuri papà vengono ai corsi di preparazione alla nascita, raccontano le loro paure, le loro titubanze".
E ci sono gli "anziani", o quelli che sino a pochi anni fa erano considerati in questa categoria, ma che oggi hanno un ruolo attivo e significativo all’interno dei nuclei familiari, perché si occupano dei nipoti, perché assistono ai conflitti coniugali tra i propri figli e i loro partner o perché a volte rappresentano l’unica fonte di sostentamento per figli single e o disoccupati.
Quali che siano le tipologie dell’utenza e delle sue domande, oggi come mai in precedenza lo scenario entro cui si collocano i Consultori appare ricco di mille sfaccettature, di contrasti, di antinomie e sintonie e costituisce un terreno di incontro e di confronto tra sistemi valoriali degli utenti e degli operatori, tra la cultura istituzionale e le aspirazioni, le motivazioni delle diverse identità professionali.
"Incertezza, trasformazione, cambiamento convivono con la cultura dell’accoglienza e dell’ascolto, quasi un mito di fondazione dei consultori, in un difficile equilibrio tra passato e presente. Bertolt Brecht ha dato forma alla complessità e paradossalità del cambiamento con queste parole che meglio di altre possono aiutare e sintetizzare il vissuto che caratterizza e accomuna l'impegno e il lavoro degli operatori dei Consultori milanesi: "Io che nulla amo più dello scontento per le cose mutabili, così nulla odio più del profondo scontento per le cose che non possono cambiare".
 

Contributo a cura del Dott. Aurelio Mosca, Dipartimento Dipartimento ASSI - Sc Famiglia di ASL Milano, della Dott.ssa Nicoletta Pirovano, Psicologa Responsabile Servizio Monitoraggio progetti e attività' strutture private accreditate dell'area materno infantile e della Dott.ssa Anna Bonfanti, Psicologa.

"I consultori familiari milanesi: un "osservatorio" dei cambiamenti della famiglia e del servizio consultoriale attraverso l'ascolto della domanda": il Convegno organizzato dai Consultori Familiari dell’ASL Milano è stato il compendio di un percorso di lavoro che ha coinvolto gli operatori dei servizi attraverso la realizzazione di quattro focus group e la redazione di quattro contributi che al Convegno sono stati presentati.
Le quattro relazioni sono state curate da un gruppo di lavoro composto da: Daniela Calandrino, Ornella Manni, Sabrina Dal Pont, Laura Roncoroni, Rosanna Maugeri, Enrica Volonte', Marina Ballo, Maria Luisa Puglielli, Marisa Lanzi, Patrizia Madoni. Il testo integrale delle relazioni verrà pubblicato prossimamente sulla rivista Prospettive Sociali e Sanitarie.


 In apertura: In Every Other Endless Direction, 2007, Mark Kostabi

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