A proposito del 1° Forum delle Politiche Sociali

Dopo aver letto quanto scritto da Vincenzo Robustelli a proposito del primo Forum sulle Politiche Socialipromosso dal Comune di Milano ai primi di dicembre, vorrei anch'io riportare alcuni dati ed esprimere alcune considerazioni sull'esperienza di quei due giorni. ()
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Non intendo qui, per motivi di tempo e di spazio, entrare nel merito delle sue affermazioni circa i contenuti del tavolo di discussione a  cui ha partecipato: vorrei però dire che mi sembra di leggere una certa confusione a proposito di questioni non di poco conto (pari opportunità, discriminazione, mondo del lavoro e precariato) che vengono  rappresentate come un tutto indistinto, senza nessuna chiarezza rispetto a specificità e interrelazioni tra i diversi problemi ed i possibili percorsi per affrontarli.

Mi sembra comunque poco corretto, o per lo meno approssimativo e in qualche modo fuorviante, impostare una valutazione di questi due giorni sulla base della partecipazione diretta ad un solo momento seminariale della durata di una mezza giornata. Il forum è stato un appuntamento che ha visto coinvolte circa 2000 persone (amministratori pubblici e ricercatori, assistenti sociali dei servizi territoriali e operatori del privato sociale, esponenti del mondo sindacale e rappresentanti delle organizzazioni del mondo non-profit, i cosiddetti esperti del settore insieme a semplici cittadini interessati al tema) per due giorni, tra momenti plenari, 10 tavoli tematici oltre ad altri appuntamenti collaterali.

 Tra questi mi sono sembrati particolarmente significativi due incontri: uno, a cui ho partecipato, con gli assessori dei comuni della provincia di Milano e i Presidenti delle Commissioni Politiche Sociali delle 9 zone del decentramento di Milano, l’altro centrato su un dibattito dal titolo significativo “Una scelta di coraggio: politica del disarmo e nuove risorse per il sociale”.

Ovviamente concordo con Robustelli quando dice che verificheremo nella pratica contenuti e metodi professati, ma forse oggi varrebbe la pena di prendere anche in considerazione i contenuti trattati e il metodo di lavoro proposto nel Forum, almeno come indicazioni di intenti e di prospettive di indirizzo.

Nel complesso il Forum ha rappresentato, a mio modo di vedere, un’occasione di incontro e confronto che nella nostra città mancava da tempo, e che oggi assume un peso di indubbia rilevanza per il rilancio degli interventi sulle politiche sociali da parte del Comune di Milano.

Soprattutto tenuto conto del contesto in cui ci troviamo, dopo anni di amministrazioni di centro-destra che non si sono certo qualificate per l'attenzione e la qualità degli interventi sulle politiche sociali, con la crisi economica e occupazionale che si riflette pesantemente sulla vita delle persone, soprattutto (ma non solo) di quelle già in condizioni di maggiore difficoltà e fragilità sociale, e con i pesantissimi tagli alla spesa sociale ed ai trasferimenti di risorse agli enti locali che tutti sappiamo.

Ma, al di là delle questioni poste dalla crisi, le scelte politiche dei governi di centro-destra, a livello sia nazionale che locale, hanno in questi anni evidenziato a tutti gli effetti un sostanziale disinvestimento sulle politiche sociali, ridotte troppo spesso a logiche di mero assistenzialismo e beneficenza, con interventi per lo più disarticolati e frammentari, o una tantum per le situazioni più evidenti di estremo disagio e povertà.

Alla luce di questo mi sembra un segnale molto positivo che nella città di Milano si parta, per dirla con le parole dell’invito ufficiale al Forum, con “un appuntamento di riflessione, di confronto, di elaborazione e di progettazione che coinvolga l’intera società civile e politica milanese”, appuntamento che vuole rappresentare “la prima tappa di un processo partecipato, aperto e condiviso che vuole ripensare le politiche di welfare come politiche di sviluppo della comunità locale e di coesione sociale”.

Mentre nelle sessioni plenarie, le persone che si sono succedute sul palco hanno proposto visioni e ipotesi complessive e articolate sia sui nodi critici, sia sulle prospettive di sviluppo e rinnovamento del welfare, i tavoli tematici hanno approfondito questioni relative a specifiche aree di intervento: il lavoro con i minori in difficoltà, le persone con disabilità e gli anziani, la funzione sociale della politica della casa, i temi dell’immigrazione, della salute mentale, del carcere, delle dipendenze, della lotta alle povertà e alle discriminazioni.

Nel corso del Forum ho ascoltato interventi che parlavano della capacità di indignarsi e di coltivare speranza, di mobilitazione delle idee, della necessità di un ripensamento complessivo del welfare ambrosiano, dell’esigenza di sperimentare ed innovare, di trasformare la crisi (una crisi non di passaggio, ma di metamorfosi) in opportunità.

Si è parlato di un nuovo patto di cittadinanza, dell’urgenza di realizzare processi di inclusione, di legalità, equità e giustizia, di politiche sociali intese non come tappabuchi per le emergenze, ma come politiche di sviluppo, da realizzare attraverso percorsi di progettazione partecipata, pratiche condivise e governo integrato della spesa pubblica.

E ancora si è ragionato di integrazione tra le politiche sociali e le politiche per i giovani e la cultura, le politiche della casa e di sostegno al lavoro, coniugate a percorsi per sviluppare socialità e migliorare la qualità delle relazioni.

Durante questi due giorni di lavori, il Comune di Milano si è assunto la responsabilità di promuovere e rilanciare il ruolo della Pubblica Amministrazione quale organismo di regia, di coordinamento e di promozione della rete dei servizi e dei soggetti che operano quotidianamente a Milano su questo terreno.

Ed è anche interessante rilevare che sia nei termini della proposta che nell’articolazione dei lavori, l’impressione mia personale, ma espressa anche in molti degli interventi che ho ascoltato, è stata quella di un atteggiamento, assunto da parte dell’amministrazione comunale, non di semplice “ascolto”, ma di reale “dialogo” con gli interlocutori , e la differenza non mi sembra di poco conto.

Erano presenti e sono intervenute anche importanti interlocutori istituzionali, ed è stato molto significativo, e per me rassicurante, sentire nelle risposte di Majorino e Granelli all’assessore Boscagli - assessore alla "famiglia, conciliazione, integrazione e solidarietà sociale"(!) della Regione Lombardia - le affermazioni di una distanza e di una non compatibilità con la visione da lui espressa su questioni come il mercato, la sussidiarietà e il ruolo dell’Ente Pubblico e dei privati per quanto riguarda gli interventi di politica sociale e sanitaria.

Inoltre in occasione di questo Forum sulla politiche sociali, proprio alcune tra le più attive e autorevoli organizzazioni impegnate su questo fronte, CNCA, Acli provinciale di Milano Monza e Brianza, Arci Milano, Anteas, Auser Milano, Confcooperative-Federsolidiarietà, Legacoop, Legambiente, hanno presentato un interessante documento che, sotto il titolo“Visione Comune”, di fatto rappresenta un patto tra queste realtà per la costituzionedi un Forum del Terzo Settore della città di Milano.

Al centro del percorso proposto da questo documento ci sono temi come quelli della corresponsabilità, della partecipazione, del welfare territoriale, del governo integrato delle spese e delle politiche, più volte citati e richiamati nel corso delle due giornate.

La quantità e qualità degli interventi e della partecipazione di queste giornate, pur rappresentando per certi aspetti, a mio modo di vedere, paradossalmente un limite dati i tempi necessariamente ristretti (forse troppe le questioni poste sul tappeto, troppi gli interventi e troppe le persone presenti nei tavoli tematici: questo ha di fatto limitato la possibilità di maggiore approfondimento e di discussione più articolata rispetto a molte delle questioni di cui si è trattato), ha mostrato la voglia di esserci e la vitalità delle diverse realtà che il lavoro dell’Assessorato alle Politiche Sociali ha saputo coinvolgere in questa iniziativa.

Certo, esiste la possibilità che tutto questo resti una semplice dichiarazione di intenti, un pronunciamento forte, ma a cui non seguano scelte e prassi concrete da parte dell’assessorato e dell’amministrazione comunale in generale, capaci di dare senso e prospettive reali di sviluppo nella direzione degli obiettivi indicati.

Ma la convinzione che mi sono portato a casa dopo questi due giorni è che il Forum a cui abbiamo partecipato, per come concretamente si è svolto ed ha saputo coinvolgere i soggetti a vario titolo presenti, per i temi che ha toccato, i punti di vista e le prospettive che ha saputo mostrare insieme alle ipotesi di lavoro che ha indicato, può rappresentare davvero la prima tappa di un processo partecipato, aperto e condiviso, che permetta di ripensare le politiche di welfare come politiche di sviluppo della comunità locale e di coesione sociale.

Credo stia anche a noi, sia operatori dei servizi o ricercatori sociali, sia semplici cittadini informati e attenti al bene comune, sia persone attive all’interno dei Comitati x Milano, essere attenti e partecipi a questi processi, a partire proprio dai gruppi di lavoro tematici che adesso, dopo l’esperienza di questo forum, dovranno nascere per contribuire all’elaborazione del nuovo Piano di Zona per il 2012/2014.

Questo è stato uno degli impegni dichiarati dall’Assessore, e questo mi aspetto di poter vedere presto realizzato nei fatti, come altro importante passo di un percorso per ri-disegnare il welfare di domani, a partire da oggi.

Fabrizio Magani






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