“Sia lode ora a uomini di fama”: Alessandro Solbiati

Nella nostra zona ci sono e ci sono state persone importanti che contribuiscono e hanno contribuito al progresso sociale, civile e culturale della nostra città e del nostro Paese. L’occasione di conoscerle è un modo per stare nella storia e nelle stagioni.

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Solbiati
Alessandro Solbiati è musicista di solida struttura. Diplomato al Conservatorio di Milano, ha studiato con Franco Donatoni all’Accademia Chigiana di Siena. Compositore eccellente, le sue opere, commissionate dalle più importanti istituzioni musicali, sono eseguite in tutto il mondo. E’ attivo nel campo della videoarte ed è docente di Fuga e Composizione presso il Conservatorio di Milano, oltre ad altre numerose esperienze di insegnamento.
La sua intervista ci permette di approfondire in modo non banale il mondo della musica contemporanea.


Come definirebbe la musica colta contemporanea?
Prima di dare una sorta di definizione, toglierei di mezzo un aggettivo che rischia di essere un danno, cioè "colta", perché dà immediatamente un'idea un po' polverosa, noiosa ed anche saccente a ciò di cui parleremo: è un po' come dire che ogni altro genere è "musica ignorante"...
Sembrerà strano, ma io parlo spesso di musica scritta d'oggi. Ciò che ha contraddistinto nei secoli la musica occidentale da ogni altra tradizione e cultura musicale è proprio il fatto di aver inventato 1000 anni fa un sistema di scrittura simbolica poi perfezionato sempre più nei secoli che ha permesso la crescita del pensiero musicale, l'invenzione della polifonia, del contrappunto. Le altre culture non hanno conosciuto la nostra scrittura e non hanno avuto un processo di sviluppo del pensiero musicale dello stesso tipo e dello stesso straordinario livello.
Altri generi occidentali d'oggi, il jazz, il rock, il pop, non sono "musica scritta", non si affidano in primo luogo alla scrittura. E ciò conferisce un diverso grado di spessore al pensiero musicale da loro espresso. O almeno questa è la mia convinta opinione.
Questa premessa mi permette una definizione, ora.
Quella che lei ha definito "musica colta contemporanea" è solo e semplicemente, in assoluta continuità, il procedere della millenaria tradizione musicale occidentale, da Guillaume de Machaut (XIV secolo) a Josquin Desprez (XV), da Monteverdi a Bach, da Haydn, Mozart, Beethoven, Chopin, Schumann, Verdi, Brahms, Puccini, al XX secolo di Debussy, Ravel, Schoenberg, Bartók, Stravinskij, Messiaen, fino al Dopoguerra di Boulez, Stockhausen, Berio, Maderna. Spesso molti si spaventano della cosiddetta "musica contemporanea" solo perché manca totalmente, nella coscienza collettiva, il concetto stesso di "storia della musica": tutti sanno che in pittura i secoli ci hanno successivamente dato Giotto, Raffaello, Caravaggio, Canaletto, Goya, Monet, Kandinskij, Picasso, Bacon e nessuno si aspetta dalla pittura del XX secolo quello che ci si aspetta da Tiziano...in musica, data la totale assenza della nozione stessa di storia della musica, si pensa che la "musica classica" sia rappresentata, senza differenze d'epoca, da Bach come da Wagner, per cui se improvvisamente s'incappa in un brano di Berio si pensa che l'oggi sia diverso e impazzito. Basterebbe collocare nel tempo i vari passi accaduti e...avere un pizzico di curiosità in più per sapere chi siamo noi, oggi: l'arte esprime l'uomo del suo tempo, ne è lo specchio, ed è un dovere dell'uomo conoscersi. Quando si supera un iniziale, eventuale sconcerto prodotto dalla non abitudine all'ascolto, si trova subito dopo che esiste una grandissima, emozionante "musica scritta d'oggi".

Qual è la diffusione nel nostro Paese di questa musica?
Il problema della diffusione non riguarda solo e soltanto la musica contemporanea (la diffusione è difficoltosa e insufficiente, se paragonata a quella dei paesi nordeuropei, alla Francia,. alla Germania...), bensì tutta la musica di spessore e di pensiero, quella che chiamerei musica d'arte, che si tratti di Haydn o Ligeti.  Nella coscienza collettiva, la musica non è espressione del pensiero, come la letteratura, le arti figurative, la filosofia, ma per lo più un intrattenimento.
I mezzi di comunicazione di massa si sono gettati da decenni sulla musica da intrattenimento, diffondendola a piene mani come LA musica, l'unica esistente, cioè ignorando o isolando ciò che ha un diverso spessore.
Radio e televisione relegano in spazi infimi la musica d'arte, storica o contemporanea, la scuola non la propone nemmeno: si ritiene normale, ed è invece una sorta di vistoso "assurdo culturale", portare alla maturità classica il Romanticismo e non parlare di Chopin e di Schumann, il Risorgimento e non conoscere e ascoltare Giuseppe Verdi, il XX secolo e non ascoltare Schoenberg e Webern.
A fronte di ciò, tuttavia, si rimane piacevolmente stupefatti nel vedere che malgrado tutto spesso le sale da concerti sono strapiene di pubblico: entrare alla Scala, a Milano, non è semplice, la Società dei Concerti, in Conservatorio, ha migliaia di abbonati, il Festival MITO, splendida iniziativa di  settembre, alla fine conta ben più di 100.000 spettatori.
Quindi, forse, non è così vero che "la gente non vuole ascoltare la musica colta", come molti sostengono. Il pubblico è molto più intelligente e aperto di quello che pensano i dirigenti televisivi o i direttori artistici, ed è disponibile: il Festival MITO riempie le sale con la musica "classica" quanto con quella contemporanea e con i concerti jazz che propone.
Bisogna avere più coraggio nella proposta. La risposta del pubblico ci sarà.
E bisogna che ci si renda conto che la cultura, l'arte, la musica, non sono un lusso, in un mondo in crisi, bensì sono la vera identità di una civiltà e che forse la crisi più vera non è quella economica ma quella del non sostenere e conoscere la propria identità, fatta da Raffaello come da Klee, da Gyorgy Kurtag come da Beethoven.
 
Quali sono le più importanti occasioni (festival, concerti ecc.) per poter ascoltare oggi musica colta contemporanea a Milano?
Ne indicherei immediatamente tre: il Festival Milano Musica, un grande Festival di musica d'oggi a livello europeo, in ottobre/novembre, il Festival MITO, che, ripeto, non è un Festival di musica contemporanea eppure in settembre ne propone parecchia, e la stagione Rondò del Divertimento Ensemble, che occupa con grande intelligenza e coraggio i mesi tra gennaio e giugno; vi sono poi qua e là proposte più piccole o limitate, un po' da inseguire.
Vi è certamente un insufficiente inserimento di musica d'oggi nelle stagioni sinfoniche della Filarmonica della Scala, dell'Orchestra Verdi e dell'Orchestra dei Pomeriggi musicali, il che provoca un ridotto numero di occasioni di ascoltare musica sinfonica d'oggi.
Per non parlare della programmazione davvero scandalosamente insufficiente da parte della Scala, di opere di teatro musicale d'oggi.
 
Quali sono i suoi autori di riferimento?
Nella generazione precedente alla mia sicuramente Gyorgy Ligeti, Gyorgy Kurtag, Bruno Maderna e Franco Donatoni. In generazioni a me più vicine, Gerard Grisey, George Benjamin e gli amici e colleghi italiani Ivan Fedele, Luca Francesconi e Marco Di Bari.
E sono interessatissimo alle nuove porte aperte da vari giovanissimi compositori europei.
 
E nella musica classica storica?
Bach e Brahms per la straordinaria coincidenza di complessità di pensiero e potenza espressiva, Beethoven per la stupefacente modernità della sua indagine sulla forma musicale, Schubert per l'inarrivabile capacità di purezza, di semplicità eppure di profondità, Schumann per la capacità di trattare una partitura come uno specchio immediato e diretto della sua psiche, Ravel e Debussy per aver aperto frontiere timbriche di stupefacente bellezza, Bartók per aver saputo coniugare radici popolari e modernità senza compromessi, Berg che ci ha insegnato quanto si possa essere  misteriosamente espressivi pur senza scrivere musica tonale.
 
Che rapporto ha con la musica rock e con la musica giovanile in genere?
Ne ho avuti molti da adolescente, fino ai miei 18-19 anni. Ho anche suonato le tastiere in un gruppo rock. Oggi confesso di non essere molto attratto, anche perché penso (come molti giovani, peraltro) che la musica rock abbia espresso il suo meglio trenta-quaranta anni fa, salvo alcune frange sperimentali d'oggi.
 
Ne ascolta qualche autore/esecutore in particolare?
Se mi guardo indietro non posso non indicare (al di là degli evergreen come i Beatles) i Gentle Giant, Jethro Tull, i Genesis, King Crimson, the Nice più che Emerson, Lake&Palmer.
Nutro un'attrazione fatale per Simon&Garfunkel e Crosby, Stills, Nash&Young.
Sull'oggi...non saprei chi indicare. Confesso dunque un'ignoranza forse eccessiva e ingiustificata.
 
Che rapporto ha con Milano e con il quartiere in cui vive?
Con Milano devo dire che ho un ottimo rapporto!
Sento spesso parlare di "invivibilità della metropoli etc,etc." ma io non posso che dire che mi ci trovo bene, ogni sera posso comunque andare a un concerto o a teatro etc.
Insomma, non bisogna sempre lamentarsi, quali che siano tutti i problemi che naturalmente ci sono.
Il mio quartiere è secondo me uno dei più vivibili, ed è tra l'altro...quello dove vivono molti musicisti e artisti che conosco. Trovo che abbia un buon rapporto vivibiltà-prezzo, ad esempio.

Tre composizioni di musica contemporanea che consiglierebbe a un profano…
Difficile ridurre a tre, ma ci provo, anzi no, me ne lasci dire cinque, in ordine alfabetico di autore:
George Benjamin - At first light (1982) per 14 strumenti
Franco Donatoni  - Duo pour Bruno (1974-5) per orchestra
Gerard Grisey      - Vortex temporum (1995-6) per sei strumenti
Gyorgy Ligeti      - Concerto per violino e orchestra (1992)
Bruno Maderna   - Quadrivium (1969) per quattro gruppi orchestrali


(a cura di Massimo Cecconi)


 

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