I cittadini ed il buon governo. La democrazia partecipativa.

La democrazia viene dal basso, non può essere calata dall'alto; la partecipazione è il vero motore delle democrazie, insieme al rispetto dell'opinione altrui in un clima di libertà di espressione e di informazione.

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E' con il richiamo alla partecipazione che Giuliano Pisapia, e tutte le forze politiche e sociali che lo hanno sostenuto, ha avuto il consenso dei cittadini milanesi ed è grazie a questa partecipazione che siamo usciti “a riveder le stelle”, come è stato detto lo scorso sabato 8 ottobre nella grande manifestazione di Milano per rivendicare libertà di informazione, rispetto della costituzione e delle regole democratiche.

Questo successo non poteva mancare dopo vent'anni di disastrosa gestione dell'amministrazione cittadina, ma non era scontato.

Di fronte ad un'opinione pubblica delusa e disinteressata occorreva riscuotere fiducia e rendere credibili le parole che venivano pronunciate, parole come bene comune, partecipazione, ascolto, solidarietà, parole che non facevano più parte del vocabolario politico o che quando venivano usate erano falsamente usate per affermare l'esatto opposto del vero significato (come succede ancora).

Credo che il fattore più importante che ha determinato il successo di Pisapia sia stata la capacità di relazionarsi con le componenti vitali della città, le associazioni, i movimenti e le organizzazioni, e di mettersi in ascolto ed in relazione con i cittadini.

Giuliano Pisapia ha saputo scuotere il velo di assuefazione ad un ineluttabile scontento e ad una motivata indifferenza, e ha saputo ricucire quel tessuto di partecipazione necessario per cambiare le cose.

Ora al sindaco ed ai nuovi amministratori spetta la responsabilità di mantenere gli impegni presi con la città, di attuare il programma concertato con gli elettori, ma innanzitutto di “ben governare”, nonostante la mancanza di risorse e nelle difficoltà che la situazione generale impone.

Credo che per “ben governare” sia essenziale che il rapporto tra chi sta al potere ed i cittadini non si risolva in un rapporto tra amministratori ed amministrati, con obbligo di rendiconto sino alle prossime elezioni, a seguito di un mandato di rappresentanza, ma che sia indispensabile mantenere un rapporto dialettico con gli amministratori, quando questi dimostrano di volersi realmente confrontare con la cittadinanza.

Occorre che i governati ed i governanti siano tutti cittadini della “polis”, ossia del “comune” e che nel sistema complesso ed articolato della città moderna ci sia comunque una possibilità di confronto e di rapporto in senso circolare, e non tramite canali preferenziali, che si prestano sempre a diventare ambigui.

Questa democrazia partecipata, per non essere uno slogan che ciascuno può usare come vuole, per essere messa in pratica, richiede a parer mio due condizioni essenziali.

La prima, una qualche forma di organizzazione per gestire la comunicazione e l'informazione da e tra i cittadini e permettere il confronto con chi governa.

La seconda, un atteggiamento di responsabilità “civica” da parte dei cittadini, in quanto membri di una comunità.

I Comitati per Milano devono allora costituire l'ambito in cui organizzare un sistema in grado di dare sostanza ad una forma concreta, libera, indipendente, aperta a tutti di democrazia partecipativa, dove portare istanze da confrontare e condividere, con decisioni a maggioranza se del caso, nella logica del bene comune, senza costituire “maggioranze” e “minoranze”, senza presumere vincoli di appartenenza a questa od a quella ideologia o parte politica, un ambito dove dare espressione al confronto con il governo della città.

L'esercizio della partecipazione “democratica” esige d'altra parte un atteggiamento responsabile in relazione alla dimensione “pubblica” della partecipazione; abbiamo avuto in Italia una storia di secolare mortificazione dell'individuo come cittadino, come soggetto sociale, mortificazione operata innanzi tutto dall'esercizio del potere politico come sfruttamento del popolo, sottoposto al volere di chi comanda, e da un potere religioso che ha avocato a sé la scelta di ciò che è lecito o non lecito, svilendo la responsabilità unica della coscienza personale e formando un popolo di sudditi, e non di cittadini consapevoli dei loro diritti.

Mi pare importante allora sviluppare un ambito ove far crescere la partecipazione per esercitare il ruolo di “cittadini responsabili”, critici e consapevoli di far parte di una società di uguali.

Sono certo che in questo senso i Comitati per Milano potranno svolgere un ruolo importante diventando uno strumento decisivo per contribuire al buon governo della città.

Paolo Burgio


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Re: I cittadini ed il buon governo. La democrazia partecipativa.
21/11/2011 Ai-chèr Milano zona 3
Bello, equilibrato e attuale il pensiero di Paolo.
Nello spirito della democrazia partecipativa vogliamo, come associazione di volontariato,stabilire un primo contatto con voi per esplorare quali possibilità di cooperazione possiamo creare insieme, adeguate allo spirito e all'azione specifici del nostro gruppo.
Grazie
Pino Nuovo (presidente di Ai-chèr)


Re: I cittadini ed il buon governo. La democ
16/11/2011 alberto maffi
Vorrei sapere dove indirizzare una proposta molto concreta (a cui potrebbero far seguito molte altre da parte mia): Milano possiede un'opera pittorica di primissimo valore, cioè la galleria affrescata da Tiepolo a palazzo Clerici. Da tempo immemorabile quest'opera (che nelle vecchie guide Touring avrebbe meritato il giudizio "vale il viaggio") è praticamente inaccessibile in quanto all'interno di una struttura privata. E' mai possibile che il Comune di Milano non trovi il modo di acquisire questo capolavoro assoluto e metterlo a disposizione dei cittadini e dei turisti di tutto il mondo?
Alberto Maffi


 
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