“Sia lode ora a uomini di fama”: Manuel Ferreira
(Massimo Cecconi)04/11/2012
Incontriamo Manuel Ferreira, componente maschile della Compagnia Alma Rosè che ha sede in via Tadino. Nato A Buenos Aires, dopo una laurea in Economia e Commercio e un diploma d’attore, si trasferisce in Italia nel 1991 dove ha lavorato con numerose compagnie teatrali sino ad incontrare il percorso di Alma Rosè di cui oggi rappresenta corpo e anima.
Per saperne di più su Alma Rosè e su Manuel Ferreira , visitate il sito www.almarose.it, un mondo di impegno culturale e civile.
Ci puoi presentare la Compagnia Alma
Rosè? Un po’ di storia e di poetica…
La Compagnia Alma Rosè esiste dal 1997
quando Elena Lolli e Annabella Di Costanzo hanno vinto il Premio
Scenario con lo spettacolo omonimo “Alma Rosè”. Due attrici a
quel tempo giovanissime che vincono inaspettatamente con una storia
ispirata all’Orchestra femminile di Auschwitz, di cui la musicista
ebrea Alma Rosè era la direttrice.
Questo spettacolo ha dato loro un nome,
anche se non scelto: due giovani attrici che lavoravano allora senza
struttura con uno spettacolo che tutt’ora rappresentiamo.
Dopo tre anni di alti e bassi, nel 2000
mi sono unito a loro ed abbiamo cominciato a lavorare insieme. E da
allora “le Alma Rosè” è diventato “gli Alma Rosè” e basta…
Per iniziare abbiamo curato una
versione di questo spettacolo per poter andare nelle biblioteche e in
luoghi non convenzionali perché avevamo bisogno di lavorare. I tempi
del teatro e delle Istituzioni sono lenti e allora per i giovani,
come ora del resto, c’erano grandi difficoltà.
A quel tempo, un po’ ingenuamente,
eravamo partiti con il nostro primo spettacolo insieme “Gente come
uno” dedicato alla crisi Argentina del 2001. Lo spettacolo venne
ospitato al CRT e organizzato dal Teatro Verdi, e andò talmente bene
tanto che ci proposero di ripresentarlo nella stagione successiva.
Invece non andò così, nel momento di fissare le date hanno chiesto
una nuova produzione (senza finanziarla) loro volevano assolutamente
una novità, ma novità per chi? La nostra rabbia però si trasformò
in una nuova proposta, per superare la frustrazione di non poter
lavorare in un teatro.
Da lì abbiamo inventato questa forma
di porci nella città, abbiamo deciso di fare il nostro progetto
“Giro della città” andando a cercare sul territorio un pubblico
disposto ad ascoltare e dei partner disposti a sostenerci. E da
allora non abbiamo più smesso di lavorare nel territorio, una
stagione dietro l’altra. E’ nata per noi una nuova esperienza
produttiva, condivisa con sostenitori privati, che malgrado le
difficoltà economiche ci consente di andare avanti.
E’ un lavoro ricco di incontri, noi
stessi siamo una risorsa per i nostri partner. Con loro si crea un
percorso con progetti di coesione sociale. Questo ci ha permesso di
definire una poetica nella città. Il pubblico ci conosce perché noi
andiamo verso il pubblico “in giro per la città” dove i diversi
luoghi diventano protagonisti. Noi oggi abbiamo uno zoccolo duro di
pubblico che va dalla Barona al Piccolo Teatro…
Al di là della poetica, dopo otto anni
di piazze piene, mi chiedo perché i teatri non pensino di fare
altrettanto. Quando ci hanno dato il Premio Milano per il teatro
siamo stati premiato proprio dal pubblico, mentre la critica premia
sempre i soliti grandi teatri, i soliti grandi registi. Ma non scava
nel nuovo per rilanciare
Dopo 8 anni del progetto “Giro della
città”, abbiamo presentato “Canto della città” un musical in
cui mi rivolgo a Milano come se fosse una moglie. Io litigo con
Milano anche per ricomporre un rapporto e per farmi convincere che ci
sono buoni motivi per restare in questa città.
Altri spettacoli sono “Cittadini in
transito”, un’inchiesta sui temi dell’immigrazione, e “Concerto
tra gli orti” alla scoperta di nuove forme di aggregazione al di là
della politica che non interessa più nessuno.
Quali sono i rapporti con il
territorio e con le istituzioni?
In zona Barona abbiamo la nostra sala
prove e lì lavoriamo tanto con il quartiere. Lavoriamo poi in tutte
le zone della città.
In zona tre, dove abito e dove abbiano
la nostra sede legale, stiamo lavorando con le scuole di via Stoppani
cercando di coinvolgere anche i genitori. La cultura inizia con un
piccolo seme che si deve coltivare quando i bambini sono molto
piccoli. Abbiamo anche presentato un progetto al Consiglio di Zona 3
per fare teatro con i bambini: un vero laboratorio democratico.
Il rapporto con
le Istituzioni non è virtuoso. Sicuramente c’è stato un blocco a
livello comunale che è durato oltre 18 anni e che ha creato molti
danni. Con questa nuova Amministrazione si sono aperte possibilità
di dialogo, anche se le difficoltà sono enormi. Io sono laureato in
Economia e Commercio e sino a 25 anni ho lavorato in una
multinazionale di marketing. Mi sembra che qui manchi professionalità
tecnica. La parola “amministratore pubblico” dovrebbe essere
riqualificata. “Funzionario” vuol dire far funzionale le cose…
Non abbiamo bisogno di visione poetica della città, la città ha una
visione poetica di per sé. Pisapia ha vinto le elezioni perché ha
guardato verso la città, non perché ha imposto una visione
personale. Ora occorre agire, noi però non abbiamo bisogno di
amministratori protagonisti.
Dalla pubblica amministrazione non
abbiamo alcun sostegno. La Regione Lombardia non ha fondi. Con la
Provincia di Milano abbiamo avuto un piccolo periodo virtuoso che si
è esaurito con l’avvento della nuova Amministrazione.
In Comune abbiamo presentato i nostri
progetti a diversi Assessorati ma non abbiamo ottenuto nulla. Ora
aspettiamo nuovi bandi e la nuova convenzione con i teatri. Il Comune
dovrebbe osare, occorre fare sistema, occorre maggior dialogo.
Non capisco perché noi si riesca a
lavorare bene con il privato sociale (cooperative, ong, fondazioni…)
e non con il Comune di Milano.
Quali sono i vostri progetti per il
futuro?
Abbiamo in cantiere un progetto che è
iniziato lo scorso anno in Africa grazie a Coop Lombardia. Siamo
andati in Burkina Faso per conoscere esperienze di turismo
responsabile e restituire al pubblico un Africa vera , senza filtri.
Annabella sta anche seguendo un
progetto molto complesso sulla maternità. E poi ci sono tutti i
nostri spettacoli che continuano ad andare in giro per la città e
per il mondo.
( a cura di Massimo Cecconi)