SPAZI PUBBLICI DA RECUPERARE. INIZIA UN DIALOGO?

Il modus operandi dell'amministrazione Pisapia: dal soggetto al progetto.
Partecipazione, trasparenza e pregiudiziale antirazzista e antifascista.
Dialogo con associazionismo e centri sociali.
Critiche e contraddizioni, ma confronto.
Lasciare alle spalle le demonizzazioni del passato.

 
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Non sarà facile ma il dialogo sembra finalmente avviato. Venerdì scorso all’Acquario Civico di via Gadio l’amministrazione Pisapia, rappresentata dagli assessori Castellano, Benelli e Boeri, ha incontrato un nutrito gruppo di cittadini, in prevalenza giovani dell’area dei centri sociali, interessati al delicatissimo e controverso tema degli spazi vuoti, degradati, sfitti o abbandonati di proprietà comunale. L’incontro era programmato da tempo ma il fatto di cadere dopo lo sgombero del Collettivo Lambretta dalle case dell’Aler di piazza Ferravilla e l’irruzione di una trentina di manifestanti addirittura dentro Palazzo Marino ad interrompere una delicata trattativa tra lo stesso Comune e L’Aler, ha certamente dato maggior rilievo all’evento.

Lucia Castellano (Demanio) Daniela Benelli (Decentramento) e Boeri (Cultura) hanno esposto le problematiche e le linee di intervento dell’Amministrazione arancione. Sono seguiti gli interventi di esponenti di centri sociali e collettivi come Torchiera, Macao, Lambretta e di associazioni come Cena dell’Amicizia, Tempo Riuso, Orti Diffusi e Gruppi di Acquisto Solidale. Mentre queste ultime hanno espresso in maggioranza apprezzamento per l’iniziativa del comune e indubbia volontà di dialogo, dalle realtà cosiddette auto-organizzate, oltre a qualche apprezzamento espresso a denti stretti, sono venute critiche ed è emerso anche qualche atteggiamento pregiudiziale. Ma il dialogo c’è stato e per la città questo è un fatto importante.

L’assessore al Demanio ha detto ben chiaro che non si tratta di dare l’illusione ma di mettere realmente i beni in questione a disposizione dei cittadini. Dunque si sta  procedendo, ha spiegato, con una regia complessiva e individuando anche gli opportuni strumenti finanziari di sostegno, a tassi agevolati. Ma in presenza di una macchina burocratica pesante ed avulsa dai reali problemi (proprio così l’ha definita) il problema è quello di 'tradurre i bisogni della parte creativa nel linguaggio e nella logica della pubblica amministrazione.'

L’assessore ha spiegato che con la Delibera di Giunta n.1978, definita di sperimentazione, si è passati dalla logica del soggetto a quella del progetto. Ossia il Comune, al fine dell’assegnazione di spazi, valuterà il progetto più che il soggetto che lo presenta. Addirittura il soggetto che gestirà lo spazio potrà costituirsi legalmente anche dopo l’approvazione del progetto. Una specie di rivoluzione copernicana per la cui gestione è stato creato ad hoc l’Ufficio Politica della casa e valorizzazione degli spazi sociali.
Sul piano complessivo Castellano ha spiegato che la delibera suddivide gli spazi da utilizzare in macro-aree. Innanzi tutto i grandi spazi abbandonati (spazi mammuth) che saranno concessi in comodato gratuito per 30 anni a chi li ristruttura (imprese e consorzi, con i relativi subaffitti) per metterli a reddito. Poi gli ‘spazi di prossimità’ nei quartieri popolari per la cui gestione si ragionerà appunto per progetti assieme alle Zone e ai comitati di quartiere con l’affidamento alle Onlus (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale). L’assessore ha anche indicato alcune priorità: prevede che entro l’anno andranno a bando tre ‘spazi mammuth’ e 30 spazi piccoli in Zona 5, mentre in Zona 3 gli spazi identificati sono attualmente solo tre e non ancora nelle priorità dell'amministrazione.

Gli assessori Benelli e Boeri hanno cercato di sottolineare gli elementi di novità presenti nel procedere della nuova amministrazione. Benelli ha ricordato che prima non importava ciò che veniva fatto ma solo a chi veniva concesso lo spazio mentre ora il Comune agisce secondo linee guida e valuta appunto i progetti. Ha inoltre affermato che i bandi saranno costruiti ascoltando le idee dei cittadini. Boeri ha voluto ricordare la necessità di trovare un equilibrio tra la presenza di spazi sfitti o invenduti, le necessarie procedure amministrative e le energie creative e culturali esistenti. Ribadendo la necessità di instaurare procedure e forme di gestione democratiche per garantire a tutti la possibilità di candidarsi, Boeri ha ricordato che nell’area ex Ansaldo, 3000mq totali, è intenzione del Comune, come già promesso dallo stesso Pisapia in occasione dello sgombero del grattacielo Galfa, dare in autogestione 1200 di questi 3000 mq a progetti senza ricorrere a bandi, per venire incontro alle esigenze e alle modalità delle imprese creative giovanili. Si tratta del cosiddetto Spazio Agorà, per la cui gestione già esiste un vincitore del bando ma sono previste appunto esperienze di autogestione, simili a quelle già in essere a Napoli e Cagliari.
Ci sono dunque margini per sperare che i giovani 'auto-organizzati' inizino ad apprezzare questi forzi e contribuiscano a riempirli appunto di contenuti creativi? È lecito essere ottimisti, anche se non mancano le contraddizioni, come si è visto nelle posizioni espresse da vari esponenti dei centri sociali.

Aprendo gli interventi del pubblico, Matteo, della cascina Torchiera, ha riconosciuto l’apertura alle progettualità autonome. Ma ha messo subito il dito nella piaga. La cascina Torchiera, occupata da 20 anni, è stata inserita nel bando per le 16 cascine da recuperare. Allora per il Comune non c’è differenza tra spazi pieni e spazi vuoti, domanda il giovane. Davvero il Comune vuole agire valutando i progetti o in realtà privilegia le sicurezze economiche? Torchiera non può offrire garanzie economiche, ma la sostenibilità del progetto è evidente: lo prova il fatto stesso che sia autogestita da 20 anni. Torchiera dunque non rientra in questa ‘formalizzazione cartacea’ come la definisce il giovane. Secondo lui il bando non è la risposta perché le condizioni di partenza non sono eque. Bisogna allora togliere Torchiera dal bando, ha affermato. E facendo riferimento ad un provvedimento, risalente al 1995, di Marco Formentini, primo e auspicabilmente ultimo sindaco leghista di Milano, Matteo ha esclamato rivolto agli assessori arancioni: ‘Parlate con chi c’è già dentro, ma prima di parlare dovete riallacciare l’acqua!’
Ecco allora emergere la realtà, la concretezza del movimento autogestito e l’asprezza raggiunta dalle sue posizioni dopo vent'anni di amministrazione della destra in cui il conflitto è stato cavalcato e drammatizzato a fini ideologici e bassamente politico-elettorali. L’impressione però è che molti giovani facciano fatica a cambiare canale, a capire che De Corato non è più in Giunta e che è stato inaugurato un modo indubbiamente più aperto e avanzato di affrontare i problemi.  

Ma Carlotta, un’altra giovane della stessa area, ha ricordato che il problema non sono solo gli spazi ma anche l’offerta culturale che esiste da tanto tempo in forme diverse. Ha rvendicato ciò che è stato fatto dai centri sociali, peraltro 'in una situazione di continua minaccia', come ha ricordato. I centri per lei possono essere consulenti del Comune (a titolo gratuito, ha precisato) perché ‘sanno cosa fare con i giovani’. Quindi il bando non può, nelle sue parole, diventare ‘una cosa in cui ti ci infili oppure niente’.
Abo, un altro giovane che si è definito ‘lavoratore utopico’, ha dichiarato che c’è interesse per quanto propone il Comune, ma anche preoccupazione. ‘Gli spazi autorganizzati non sono vuoti’, ha affermato con forza. Ed ha rivendicato orgogliosamente, sostenuto da lunghi applausi, che 'il meglio del paese viene dall’auto-organizzazione’, sostenendo che precondizione per qualunque discussione deve essere una ‘moratoria su tutti gli sgomberi e gli sfratti’.

Francesco, educatore disoccupato, ha ammesso che ‘stiamo uscendo da un periodo di guerra’ e che la delibera del Comune rappresenta una sorta di armistizio. ‘Chi decide i criteri dei bandi, chi prende le decisioni, che ruolo avrà la cittadinanza attiva?’ ha domandato però vivamente. Ed ha affermato che ‘anche il bando migliore non può regolamentare le forme autogestite e inglobare la lunga storia dell’autogestione.’

Emanuele, di Macao, ha fatto notare che la delibera può andar bene ma sarà la concerta costruzione dei bandi a rivelare se davvero ci sarà interlocuzione e partecipazione. Ha ricordato che Macao sta tentando una ridefinizione della personalità giuridica degli spazi autogestiti ispirandosi alla tradizione degli usi civici, senza ricevere tuttora alcuna risposta. Ha sostenuto la necessità di dialogare coi processi in essere, senza la pretesa di reprimere le esperienze concrete per ricrearle in vitro da qualche altra parte, col rischio di perdere la ricchezza di esperienze dal basso che indicano, secondo lui, anche una strada alternativa alla crisi democratica, politica ed economica in essere.

Teo, del Collettivo Lambretta, ha ricordato che è per merito delle occupazioni che sono venute alla luce le situazioni di degrado e ha sostenuto con notevole drammatismo che per la prima volta è stata direttamente la ‘ndrangheta a decidere di fatto lo sgombero di un centro sociale. Ha poi ricordato agli assessori che l'autogestione da anni si occupa di mappare i luoghi che lo stesso Comune fatica ad identificare, e che in più ci entra e li trasforma. Ha chiesto inoltre agli assessori che posizione prenderebbe il Comune di fronte ad una richiesta di Casa Pound (il centro sociale di estrema destra, ndr) magari corredata da un bel progetto, preciso e ben fatto. A quest’ansia antifascista l’assessore Castellano ha avuto buon gioco a rispondere che Forza Nuova aveva vinto un bando per l’assegnazione di uno spazio comunale ma non è stata ammessa per motivi di ordine pubblico, affermando che i bandi conterranno un vincolo di tipo antirazzista e antifascista.

Questa importante precisazione dell’assessore non ha impedito che Leo, del Centro Sociale Il Cantiere, una delle realtà già in passato su posizioni tra le più radicali, mettesse in discussione ‘l’autorità assoluta’ del Comune sugli spazi in questione e dichiarasse che il ‘movimento’ si opporrà alle chiusure e agli sgomberi.

Al confronto le richieste e le posizioni espresse da Cena dell’Amicizia (affitti eccessivi, possibilità di visionare gli immobili, maggior concretezza per le procedure, certezza di tempi e di modi), da  Orti Diffusi (determinare le scelte con i quartieri, gestione dei CdZ, ammissione ai bandi anche di gruppi di cittadini), dai Gruppi di Acquisto Solidale (urgente bisogno di spazi: 'dove mettiamo i quintali di pesce in arrivo, lo scambiamo per strada?'), da Tempo Riuso (soddisfazione per la delibera, collaborazione con Comune e CdZ per la mappatura, mostrare gli spazi e metterli on line prima di indire i bandi, appello a valorizzare le esperienze concerete) devono essere state musica per le orecchie dei nostri amministratori e certamente hanno rappresentato un segno di attenzione ed approvazione dell’ operato della Giunta da parte di una componente importante del mondo dell’associazionismo.

In chiusura  Castellano ha spiegato che la differenza di valore tra edifici e terreni impone una procedura di evidenza pubblica, che per l’uso degli spazi vi sarà l’obbligo della ristrutturazione e che gli spazi assegnati saranno autogestiti ma con l’obbligo della conservazione e della trasparenza. Sulla questione degli spazi vuoti o pieni il Comune si sforza, ha detto, di garantire il diritto alla casa ristrutturando appartamenti vuoti, ricordando che solo quest’anno le ristrutturazioni a carico dell’Amministrazione sono state 770.
In conclusione l’Assessore al Demanio, invitandoli a ‘non alzare la nostra soglia critica’, ha ricordato ai suoi interlocutori che il Comune è vincolato al rispetto della legalità e alla procedura dei bandi. Ma anche che, essendo comune l'obbiettivo, quello del recupero per usi sociali del patrimonio pubblico, l’interlocuzione è ricercata e considerata strategica.

Cos’altro per apprezzare l’abissale distanza politica e culturale tra questa amministrazione e quella precedente? L’impressione è che anche i terribili Centri Sociali, per decenni demonizzati ed usati per incassare strumentalmente consensi su una base regressiva e ottusamente sicuritaria, ora possano, se lo vogliono, entrare in piena autonomia in una dialettica certo piena di problemi e contraddizioni ma sostanzialmente positiva per il futuro della città.






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