Lettera a Francesca Zajczyk sul suo intervento al Forum delle Politiche Sociali

Lo scopo del forum, come leggo nel volantino a firma di Majorino, è “Partiamo, nei fatti, con il lavoro di scrittura delle linee guida del Welfare di domani” e per far questo, credo, occorrerebbe individuare innanzi tutto chi sono gli interessati al Welfare di domani, gli attori che si propongono di affrontare le linee guida e come identificare gli obiettivi. Quanto detto nel seguito:“Infatti l’identificazione corale degli obiettivi e delle priorità…son ciò che intendiamo mettere a disposizione di tutta la Milano possibile per l’intero mandato” (scritto nello stesso volantino) dovrebbe identificare un metodo, per quanto approssimato, che in qualche modo potremmo condividere sempre che per “corale” non si intenda un sottofondo, uno sfondo, che, come in uno spettacolo si sente, e al massimo si vede in lontananza, e che accompagna ma non determina i contenuti della rappresentazione. ()
Forum Politiche Sociali

Gent.le Sig.ra  Zajczyk,

in tutto il seminario su ”Pari opportunità e diritti. Idee e progetti contro ogni discriminazione”, ove lei era presente e di cui ha concluso i lavori, si è parlato di pari opportunità e lei come delegata del sindaco, Giuliano Pisapia, proprio alle pari opportunità, e sinceramente mi aspettavo un giudizio più approfondito rispetto a quanto detto mentre le sue conclusioni sono state più di prammatica piuttosto che capaci di affrontare con più coraggio politico gli obiettivi del seminario e la capacità degli interventi di affrontare compiutamente, per il tempo a loro disposizione, una problematica vasta e complessa.

Perché ho scelto questo seminario e cosa mi aspettavo

Pari opportunità e diritti contro ogni discriminazione, in vario modo ripetuti, mi sono sembrati dei temi importantissimi perché toccano la sostanza del nostro vivere nella precarietà lavorativa, in quella esistenziale, nel momento del lavoro, nei rapporti familiari, nei rapporti tra maschio e femmina, tra genitori e figli, nei legami affettivi, nel momento in cui tessiamo relazioni e rapporti sociali, nel momento in cui sono clandestino, nel momento in cui vendo la mia vita in cambio di un salario, nel momento in cui perdo il lavoro da adulto e la mia famiglia si frantuma, nel momento in cui mi presento esteriormente in modo diverso per il colore della mia pelle, per la mia povertà, per la mia religione, per i miei stili di vita, per i rapporti sessuali non conformi a quelli del mio vicino di casa o al mio capo.

Pertanto un argomento a pieno raggio, senza limiti, proprio perché, come detto siamo tutti persone e a tutti devono essere riconosciuti gli stessi diritti sanciti anche dalla Costituzione.

Come si è svolto il seminario

Mi aspettavo pertanto dagli interventi introduttivi e “istituzionali” uno spettro, anche se affrettato e sintetico, che coprisse tutti gli aspetti indicati.

Abbiamo invece dovuto attendere alcuni interventi secondari e quelli del pubblico, a conclusione del seminario, che hanno indicato ben altri orizzonti ma purtroppo non sono stati ripresi da alcuno, almeno per dimostrare l’importanza e la congruenza degli interventi stessi con gli scopi del seminario e del forum in generale.

In sostanza mi è sembrato che il seminario si sia principalmente concentrato, in termini di tempo complessivamente dedicato, sulla discriminazione LGBT sia in termini generale che nei posti di lavoro.

Abbiamo così avuto la relazione dell’assessore per le pari opportunità del comune di Torino (Mariacristina Spinosa) che ha evidenziato come il comune di Torino abbia istituito il Servizio LGBT per il superamento delle discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere rivolta alla popolazione, alle imprese, alle scuole.

Ma non fa parte delle pari opportunità anche il mondo del precariato utilizzato dallo stesso comune di Torino?

Il successivo intervento dell’ UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) nella persona di Emanuele Nitri ha evidenziato il ruolo istituzionale dell’Ufficio.

Credo che l’aver invitato un Ufficio come questo alle dirette dipendenze dell’allora ministro Carfagna del governo Berlusconi, sia stato una vera e propria presa in giro.

Da una parte tale ufficio  promuoveva a livello nazionale la lotta contro le discriminazioni razziali e dall’altra lo stesso governo da cui dipendeva respingeva i migranti, prendeva le impronte digitali ai rom, ne chiudeva i campi, chiudeva i migranti nei CIE, ecc, ecc.

Mi aspettavo che la presenza di tale persona e di tale ufficio fosse stata almeno stigmatizzata perché incoerente e contraria al significato ispiratore del Forum.

L’intervento di Ivan Scalfarotto (Parks) è stato quello più illuminante perché ha fatto capire quale business gira attorno al mondo LGBT.

Leggo dal suo sito: “Il mercato si sposta dove ci sono le masse. La tolleranza è diventata un’opportunità commerciale importante

Se non è solo importante, ma importantissimo, portare nei luoghi di lavoro, ma soprattutto nella società in generale e nella vita quotidiana, una nuova cultura contro la discriminazione LGBT è altrettanto importante non utilizzare questa come un trampolino per la propria carriera politica e per raggiungere una certa posizione economica.

Che il problema di come eliminare ogni discriminazione sia innanzi tutto culturale, è altrettanto evidente come spesso ci siano in tali discriminazioni interessi consolidati.

L’imporre da parte del pensiero dominante (di cui la Chiesa ne è gran parte e nel seminario non se ne è accennato minimamente) una discriminazione fa parte del controllo complessivo delle coscienze e dell’imposizione di un modello di vita utile in tutti i campi compreso là dove si sviluppa la produzione.

Purtroppo i relatori si sono dimenticati delle discriminazioni altrettanto feroci (parità uomo donna a pari lavoro, conciliazione famiglia-lavoro, licenziamenti, sfruttamento minori, utilizzo del precariato, ecc) e proprio l’Ikea indicata come esempio contro le discriminazioni è stata al centro delle lotte per il precariato e l’orario di lavoro.

Voglio solo ricordare due esempi di aziende che hanno fatto delle lotta alle discriminazioni LGBT un obiettivo da raggiungere in azienda.

L’IBM per i propri affari e produttività ha fatto una campagna interna per superare situazioni, per lo meno imbarazzanti, nei vari meeting interni o con i clienti dove si usavano spesso battute, barzellette o atteggiamenti o altro che potevano essere non accettati da persone LGBT presenti. Tutto questo non ha impedito ristrutturazioni e licenziamenti

La Apple, nella persona di Steve Jobs, è stata esaltata come esempio di nuovo stile di vita e a livello di media come capace di plasmare una nuova società, sia come prodotti offerti ma anche come una realtà ove c’era spazio per tutti, indipendentemente dalle proprie tendenze sessuali.

Eppure l’Apple, senza alcuna remora, si serve dei componenti prodotti in Cina da Foxconn ove qualche decina di persone si sono suicidate per l’elevato stress a cui erano sottoposte.

Niente di tutto questo è stato detto.

In tal modo anche un argomento così importante come la lotta alla discriminazione LGBT è stata ridotta a un prodotto commerciale che può dare prestigio. 

Sia l’intervento di Spinosa che di Scalfarotto hanno trasformato un problema reale nell’aspetto formale dello stesso permettendo così di mettere un fiore all’occhiello alle istituzioni e dare alle imprese una patente di democrazia.

Il non comprendere che la discriminazione è un fenomeno complessivo e, pertanto, è profondamente scorretto ridurlo al solo aspetto LGBT ovvero non vedere che la lotta contro la discriminazione LGBT è una parte di una lotta ben più ampia.

Ma fa anche parte della stessa lotta l’atteggiamento inverso e cioè là dove l’appartenenza al LGBT non è un problema, anzi sembra ben accetto (moda, cinema, spettacolo, espressioni artistiche, ecc) a quelle stesse persone che avrebbero invece grosse difficoltà nel viverci fianco a fianco.

Gli altri interventi non hanno fatto che ribadire il ruolo che come organizzazioni e associazioni hanno nel territorio e nel tessuto sociale.

La discriminazione evidenziata da questi interventi ha riguardato quei settori sociali strutturalmente e storicamente deboli (come rom e sinti) dove le discriminazioni istituzionali e legislative si accaniscono trovando terreno fertile e alleanze in ampi strati della popolazione e quello sulle donne sfruttando non la loro debolezza, ma la loro storica subalternità a una struttura sociale dominata dagli uomini e stroncando attraverso la violenza ogni possibilità di resistenza e di espressione autonoma del proprio pensiero e del proprio vivere.

Ma esistono le altre discriminazioni profonde, neppure accennate, che toccano tutti noi proprio in questa società capitalistica e non sembrano oggi interessare perché si considerano parte naturale, oramai accettate dal tipo di sviluppo, vittime sacrificali del principio della sopravvivenza del più forte.

Perché alla conclusione ella non ha messo in evidenza questo grosso limite

Non credo che le mancano le conoscenze e la professionalità per interpretare correttamente quanto ha sentito o non sentito e quanto realmente avviene attorno a lei e far valere così il ruolo che il sindaco le ha assegnato.

Come dimenticare che lo stesso Comune di Milano utilizza massicciamente il precariato e tende a non rinnovare loro il contratto.

Quali discriminazioni si consumano nel proprio ambito di competenza, mentre pubblicamente si vedono solo le discriminazioni altrui.

Eppure è lo stesso comune, che tutti noi abbiamo contribuito ad eleggere, che sembra dimenticare l’impegno preso con i cittadini e ribadito nella 2GiorniXMilano, anche personalmente da Pisapia, di voler cambiare questa città.

Ma se noi cittadini cambiamo e stiamo cercando di cambiare con tanta fatica, vorremmo che anche i nostri rappresentanti cambiassero iniziando dalla loro azione pubblica.

Vincenzo Robustelli
Un cittadino
Membro associazione ATDAL Over 40
Aderente a Forum Civico Metropolitano
Aderente a ComitatoXMilano Zona 3