“Sia lode ora a uomini di fama”. Gianmario Missaglia


Nella nostra zona ci sono e ci sono state persone importanti che contribuiscono o hanno contribuito al progresso sociale e civile della nostra città e del nostro Paese. L'occasione di conoscerle è un modo per stare nella storia e nelle stagioni. Gianmario Missaglia è uscito di scena dieci anni fa. Troppo presto. Molto avrebbe avuto ancora da fare e da dire.
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MissagliaWeb
A Gianni Missaglia piaceva parlare, raccontare. Studente brillantissimo all’Istituto Magistrale Virgilio di piazza Ascoli, era stato tra i più attivi in Gioventù Studentesca (il prodromo di Comunione e Liberazione) ed andava ogni domenica, con molti altri, a raccontare storie ai bambini della Bassa (che altro non era che l’area del Sud Milano). I suoi e i nostri riferimenti erano in quegli anni Don Milani e il suo “evangelico” “Lettera a una professoressa”, Mario Lodi, ma anche Pasolini e Gianni Brera.

Talmente brillante da farsi espellere, a causa della sua partecipazione attiva al movimento del ‘67/’68, dalla Università Cattolica (nel frattempo si era convertito… al laicismo) ed iscriversi all’Università di Torino dove, quando trovava tempo, faceva esami a frotte. Troppo bravo e troppi impegni però per finire l’Università. In quegli anni faceva con entusiasmo il maestro elementare e non solo. Dipingeva e scriveva con l’amico Gianni Del Rio storie a strisce, scriveva poesie e andava a pescare. Eccelleva in tutto o quasi. Gli piaceva giocare a calcio ma, come si dice a Milano, non era tanto buono, con l’aggravante di tifare la Gobba. Gli piaceva cantare ma era stonato come una campana stonata. Secondo Gianni Mura non eccelleva nemmeno nello scopone scientifico (alla de Coubertin, per lui era importante partecipare non vincere). Amava cucinare coniglio arrosto con bacche di ginepro rinfrescanti.
Militante onesto e caparbio del Partito Comunista Italiano, ha vissuto in prima persona le stagioni euforiche degli anni ’70 e c’è un suo bel intervento nel film documentario “La cosa” di Nanni Moretti, dedicato ai travagli degli anni ’90, dopo la caduta del muro di Berlino.

Poi la grande avventura dell’UISP (segretario e poi presidente nazionale) che, prima di lui, si chiamava Unione Italiana per lo Sport Popolare e con lui divenne Unione Italiana Sport per Tutti a significare un cambiamento epocale non solo nella forma ma soprattutto nei contenuti. Il mondo dello sport divenne il suo universo interpretato sempre con passione e intelligenza, dedizione e fantasia. Scrive libri, organizza convegni, meeting, inventa manifestazioni, incontra persone e movimenti in tutto il mondo. Sempre con il suo sorriso coinvolgente e spiazzante, il suo ottimismo della volontà (“passerà la stagione delle piogge”), il suo impegno civile e politico.

Quando non era in giro per l’Italia e per il mondo abitava con la moglie Sara e il figlio Mauro a Lambrate.
Il prossimo 4 novembre avrebbe compiuto 65 anni. Che la terra continui ad essergli leggera.

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