Un Convegno sulla qualità dell'aria. Ma noi siamo vivi e affamati?

Un Convegno della Camera di Commercio di Milano con il Ministro Clini, Formigoni, Podestà e Pisapia
Un’aria pulita è possibile: una strategia condivisa per combattere l’inquinamento.

Forse, ma chi ci riuscirà mai se non stiamo vivi e affamati?
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Inqui Mi
Lunedì 8 ottobre, mattina. Per via del traffico sono arrivato tardi e non ho fatto a tempo ad ascoltare l’intervento di Corrado Clini, Ministro (tecnico) dell’Ambiente, scappato subito dopo il suo intervento probabilmente per seguire la grossa grana dell’ Ilva. Però, dopo gli interventi dei tecnici e degli studiosi, è stato possibile ascoltare le idee dei massimi rappresentanti dello schieramento istituzionale che dovrebbe tentare di  garantire ai cittadini, milanesi e non solo, un’aria respirabile. C’era Formigoni, in giacca di tweed grigio chiaro, c’era Podestà, ufficialissimo completo blu. E c’era Giuliano Pisapia, con la sua solita aria gentile.
 
I dati e le proiezioni presentati dagli interventi di ricercatori e dirigenti di Politecnico di Milano, Arpa, Stazioni sperimentali per l’industria, Clinica del lavoro dell’Università di Milano, Dipartimento di scienze ambientali della Bicocca e Dipartimento di fisica della Cattolica, sono state certamente di grande interesse, seppur a tratti di non facile comprensione per i non specialisti.     
 
Una cosa però è fuor d’ogni dubbio. Noi milanesi, al centro della Pianura Padana come siamo, siamo anche nel mezzo di una delle aree più critiche d’Europa, se non la più critica. A detta del prof. Michele Giuliano, del Politecnico, per metterci una pezza ci vorranno grandi investimenti e anni di tempo. Soldi, dunque, e visione strategica. Cose di cui, come è noto, in Italia adesso c’è grande abbondanza. Non c’è da stare trioppo allegri: il dr. Lanzani dell’Arpa ha spiegato che per il PM10, le polveri sottili, uno degli inquinanti più pericolosi, si registra "una notevole omogeneità tra dati di fondo e dati di picco, questi ultimi dovuti principalmente al traffico." Ossia in pratica si possono anche ridurre le emissioni dovute alla circolazione dei veicoli, ma l’effetto sui dati di fondo non varia molto. Perché?   Per un complesso di fattori. Un mix terribile, per la cui soluzione "nessuno ha la bacchetta magica".
 
L’effetto risollevamento è il primo, indicato da vari relatori. In sostanza le polveri e gli altri inquinanti, una volta depositati al suolo si risollevano appunto, ossia vengono ributtati in alto. Dalle ruote dei veicoli e dal vento, principalmente. Ma non basta. Un effetto –devastante – ce l’ha il consumo del suolo e il cambio della sua destinazione d’uso. Ogni giorno ben sette ettari di suolo lombardo passano da ‘naturali’ ad ‘artificiali’. Ossia da essere prati, boschi o terreni agricoli a strade, piazzali, centri commerciali, capannoni eccetera. Non solo. Incidono sull’aria anche il tipo di trasformazione e i materiali usati. Un bosco trattiene molti più inquinanti di un terreno artificializzato, ma anche di uno agricolo ed anche di un parco. Influiscono molto le caratteristiche e la qualità dei rivestimenti artificiali: asfalti, intonaci, rivestimenti edilizi eccetera. Asfalti nuovi ridurrebbero l’effetto sollevamento del 40% e quelli drenanti, presenti solo in autostrada, addirittura dell’82%. Ci vorrebbero dunque interventi sulle coperture stradali, l’immissione di sostanze catalitiche nei cementi e nelle vernici, estesi lavaggi delle superfici e modifiche nelle pratiche agronomiche e sul tipo di vegetazione negli spazi a verde. Una montagna di soldi e una efficace e coerente direzione politica, costante nel tempo, su tutti processi. Hai detto niente.
 
Intanto gli esperti registrano l’intensificarsi degli effetti perversi dei cambi climatici, e questo è il secondo elemento del mix di cui sopra. Nel nostro specifico, in tutta la pianura padana l’aria gira poco e si produce il noto fenomeno dell’inversione termica. I palloni sonda dimostrano con ineluttabile precisione che tutto l’inquinamento rimane schiacciato entro 300 mt dal suolo e in soli 40 per il black carbon. Che poi sarebbe in parole povere la ben nota fuliggine che troviamo sui davanzali, le automobili e i nostri poveri polmoni, indipendentemente dal fatto di essere o no fumatori. Col passare degli anni, ha detto il prof. Bolzacchini, della Bicocca, lo strato di inquinanti, il noto ‘coperchio’ di smog, si è abbassato ed è diventato più stabile. Perché è l’atmosfera stessa ad essere diventata tale per meno vento e meno precipitazioni. Ciò a causa dell’anticiclone delle Azzorre che si estende e scaccia la depressione d’Islanda.
 
Si può fare qualcosa? Gli esperti dicono: agire sulle emissioni e soprattutto sul tipo di emissioni. In sostanza vuol dire principalmente: meno veicoli circolanti e meno diesel, oggi ormai indicato come principale responsabile dell’inquinamento (dopo che per decenni è stato spinto come ottima alternativa per imprese e famiglie) e anche controllo della legna come combustibile. La legna? Si, la legna, come nel terzo mondo. In Lombardia se ne bruciano 3 milioni di tonnellate all’anno. E una stufa a legna tradizionale emette 100 volte più inquinanti di una a gasolio. Le nuove tecnologie in termini di emissioni potrebbero portare al pareggio. Ma anche qui si ripresenta il problema degli investimenti, pubblici e privati. 
 
Non trattandosi di un articolo tecnico non scendiamo nei dettagli relativi agli altri vari inquinanti, al ruolo dell’industria ecc ecc. Indispensabile però richiamare l’attenzione sulle conseguenze per la salute pubblica, come ha fatto il prof. Bertazzi, della Clinica del lavoro. Ad un aumento di 10 mg per metro cubo di PM10 corrisponde un aumento dello 0,3% di ricoveri e decessi, specialmente per le categorie vulnerabili. Ed a Milano l’effetto è più che doppio rispetto al resto della pianura padana. Le patologie aumentano per i bambini che vivono vicino a strade a traffico intenso. Il professore ha mostrato che in Lombardia si potrebbero evitare ogni anno almeno 170 decessi legati all’inquinamento, la stragrande maggioranza dei quali si verificano a Milano. E il problema in estate è sei volte maggiore che in inverno per la presenza di ozono.
 
Questo per spunti e sommi capi il panorama dei problemi legati alla qualità dell’aria che respiriamo, indicata dai premi Nobel Stiglitz, Amartya Sen e Fitoussi come indicatore fondamentale della stessa qualità della vita.
Come rispondono i nostri decisori, quelli che hanno se non altro il potere e il dovere di provarci? Ossia di tentare almeno a mettere in essere le misure più opportune?
Giangiacomo Schiavi del Corriere della Sera ha provato a porre la questione a Formigoni, Podestà e Pisapia ricordando che Montanelli nell’’89 licenziò il vicedirettore del Giornale perché aveva relegato la notizia del primo blocco dei Tir a Milano in un trafiletto di cronaca locale. Siamo allo stesso punto, ha chiesto Schiavi? C’è una vera lotta allo smog o siamo alla lotteria dello smog?
 
Formigoni, con il piglio sicuro e efficientista a cui ci ha abituati, ha sciorinato le azioni di governo della sua amministrazione. Ha iniziato notando, giustamente, che l’Unione Europea stabilisce solo limiti e per giunta uguali per tutti malgrado le effettive differenze territoriali e ha di conseguenza invocato l’adozione di misure e finanziamenti differenziati in base alla natura e l’entità dei problemi. Poi ha iniziato enumerando luci e successi. A fronte dell’assenza di un piano nazionale per l’aria Regione Lombardia (senza l’articolo ‘la’ come è abituato chissà perché a dire lui) ha il suo piano dal 2006 e chiede al Governo e alle altre Regioni del nord di fare altrettanto. In Lombardia c’è la più grande ZTL d’Italia e (forse) d’Europa, sono stati fermati 700.000 veicoli dal ottobre ad aprile, entro inizio anno ci saranno i nuovi Stati generali per l’aria, malgrado i tagli per  il trasporto su ferro (da 2 miliardi a 1,2 in due anni) ci sono 50 corse in più al giorno ed è diminuita l’età media dei treni, i pendolari sono aumentati del 50% e si prevede 1 milione di abbonamenti entro il 2015. Un'altra eccellenza lombarda, malgrado tutto? I pendolari veri, quelli in carne e ossa, senz’altro avranno brividi di piacere a saperlo.

D’altronde Formigoni, rivelando un rapporto molto personale col principio di non contraddizione, ha vantato anche la realizzazione (a tempo per l’Expo) delle ben note nuove grandi opere autostradali: Pedemontana, Brebemi e Tem. Ma non bisognerebbe ridurre i veicoli circolanti? Ma il consumo di suolo non è ormai insostenibile? Impossibile domandarglielo. Appena finito ha preso e se n’è andato, con buona pace del dialogo interistituzionale e dei dubbi che ha sollevato. E si che Formigoni e i suoi amici, dopo sedici anni di potere quasi assoluto, avrebbero in mano una misura efficacissima per migliorare la respirabilità dell’aria in Regione!

Invece il Governatore ha lasciato il dr. Carneade, pardon Podestà, Presidente della (abolenda) Provincia di Milano a cimentarsi con il tremendo problema. Ma Podestà, a dispetto della sua stazza, è sembrato quanto mai evanescente. Il ruolo della sua istituzione è quello di mediare tra capoluogo e comuni, ha spiegato, e il suo tavolo di coordinamento ha reso automatica la reazione a certi avvenimenti, come il superamento delle soglie per più di 10 gg consecutivi. Possiamo dunque stare tranquilli. Ha poi ricordato che lui si occupa di un’area omogenea di 7,5 milioni di abitanti, poveretto, ha auspicato un allungamento delle metropolitane, invocato maggiori sinergie (e ci mancherebbe che ne chiedesse di minori) ha chiesto incentivi per le famiglie (quali?) e ha anche ricordato di essere legato da antica amicizia con il prof. Ballarin in quanto entrambi nuotatori nella stessa staffetta (lui era dorsista). Con la pensione che percepirà, vien da pensare, potrà proficuamente (e finalmente) dedicarsi anche all’ippica.

Se a questo punto fosse dovuta intervenire ahinoi anche la Moratti saremmo stati di fronte ad una triade micidiale, una Trimurti che avrebbe lasciato ben poche speranze. Invece, introdotto dalle domande di Schiavi (Isolamento dei sindaci: il comune porta la Metropolitana a Linate e il governo chiude Linate? Perché tanti edifici comunali a gasolio? Quale futuro per Area C? Velocità a 30km/h? E le piste ciclabili?) ha detto la sua il nuovo Sindaco di Milano.
 
Milano cerca soluzioni condivise – ha affermato Pisapia - non è vero che il Comune usi troppo gasolio, il problema è generale, non milanese, sull’Area C incombe la sentenza del Tar (grazie a dio è appena arrivata la notizia del rigetto dell’istanza di blocco presentata dalla solita autorimessa), il limite a 30 km è ammissibile solo in presenza di un buon trasporto pubblico, le domeniche a spasso non sono sufficienti ma danno un segnale, aumenteranno il teleriscaldamento, le piste ciclabili e anche le multe alle macchine che vi parcheggiano sopra. Sull’auto elettrica il Sindaco di Milano ha invece espresso forti perplessità e ha citato l’esempio di Tel Aviv che punta non sulle auto ma sulle bici elettriche. E per finire ha parlato anche di un problema di educazione: perché ad esempio si vedono ancora troppe bici che circolano senza luci?
 
Come forse si può intuire, in tutta onestà l’intervento del Sindaco, reduce dalla commemorazione del disastro dei Linate di cui ricorreva l’undicesimo anniversario, non è sembrato particolarmente entusiasmante, né tantomeno ricco di spunti innovativi in grado di far sperare che la promessa elettorale di un’aria più pulita possa effettivamente venir realizzata entro il suo (primo) mandato.
 
Il convegno si stava chiudendo con i saluti di prammatica quando dal pubblico ha preso la parola un giovane, tal Ludovico Bonfiglio, che si è qualificato come inventore e progettista.
Il giovane, titolate della N.E.W.S. srl, ha sostenuto di avere progetti e brevetti per un motore elettrico ad aria compressa a basso consumo e altissimo rendimento idoneo ai veicoli e per numerose altre applicazioni. Ha citato perfino una turbina in grado di sfruttare le correnti marine. Ed ha concluso con un appello accorato. “Mi hanno detto che in Italia sono sprecato” ha concluso “Volete che vada all’estero o qualcuno vuol darmi ascolto?”

Riporto il fatto perché mi è sembrato emblematico della tragedia italiana. Da un lato un establishment di catedrattici, professori, docenti, amministratori e dirigenti. Tutti ottimi, ma tutti pubblici e profumatamente pagati in buona parte a prescindere dai risultati che ottengono. E dall’altra  qualcuno che forse ci starebbe anche a stay alive, stay hungry e invece magari la fame la fa, appunto. Ma si deve salvare con un call center oppure emigrare in cerca di fortuna. Contattato telefonicamente, Bonfiglio mi ha raccontato una storia davvero desolante in cui, stando alle sue parole, si può vedere ben viva ed operante la logica delle lobbies o più ancora un condensato di nostrana insipienza.
 
A proposito di miglioramento dell’aria, sarebbe troppo chiedere al Sindaco della speranza e dell’arcobaleno di provare ad essere più audace e magari incaricare qualcuno dei suoi manager, apicali e certamente non mal pagati, di dare un’occhiata e vedere se il sig. Bonfiglio, per la cronaca già snobbato dalla Moratti, e forse altri come lui, sia un millantatore oppure una risorsa per la città ed il paese?


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