Pubblicità etica: immagini e parole sulla violenza contro le donne. Infibulazione
(M.F.)02/10/2012
INFIBULAZIONE Sono almeno 40 i Paesi in cui è diffusa la pratica delle mutilazioni sessuali sulle bambine: ogni anno due milioni di piccole vittime vanno ad aggiungersi ai 130 milioni di donne che vivono col marchio di questa ferita. Secondo una stima del Ministero della Salute nella città di Milano questa forma di violenza segna la vita di oltre 90mila donne, tra quelle già “marchiate” oppure a rischio.
Nel bilancio dell’infibulazione già subita o potenziale, non entrano soltanto le donne adulte (si contano 26mila over 40) e maggiorenni (più di 60mila tra i 19 e i 40 anni), ma anche 400 bambine e 3.500 ragazze dai 14 ai 18 anni. Milano è una delle città lombarde con la più alta concentrazione di donne infibulate.
Infibulazione, lapidazione, violenza sessuale e psicologica: mascherate di frequente dietro codici sociali complessi e culture secolari, queste voci rientrano nel concetto di violenza domestica. E per la prima volta in Italia, una campagna sociale spiega attraverso una definizione, con chiarezza disarmante, in cosa consista la violenza.
Senza ricorrere ai classici codici linguistici della comunicazione pubblicitaria, “Le donne, sempre le donne” non cerca immagini d’effetto, testi drammatici, ma trova la sua forza nella semplice definizione della violenza.
Questo progetto non vuole denunciare un’usanza culturale, ma informare la società dell’esistenza di un problema drammatico e - in forma diversa - trasversale.
La casa dovrebbe essere un luogo sicuro per la donna, come la propria società e la propria cultura; in moltissimi casi purtroppo questo non accade e si trasforma in una gabbia di abitudini e pregiudizi culturali.
Le maggiori violenze domestiche "protette" dalle influenze culturali sono la lapidazione, l’infibulazione e la violenza sessuale e psicologica. La violenza domestica contro le donne è un aspetto fortemente sottostimato per vari e complessi motivi d’ordine psicologico e culturale. La famiglia, dopo tutto, è ancora un aspetto portante della vita individuale, ma è anche un’istituzione sociale. E la vergogna, nonché la sudditanza, la prostrazione psicologica e la paura che impregnano la vita di chi subisce la violenza, rendono particolarmente difficile l’emersione di questi fenomeni. Questi aspetti fanno sì che, sia chi vive la violenza sia chi ne viene a conoscenza, spesso arrivi a negare, giustificare o minimizzare la gravità di quanto sta accadendo.