Il Dalai Lama a Milano


Grande animazione al Consiglio comunale, la mattina del 25 giugno: arriva sua santità il Dalai Lama.
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dalai Lama Pisapia
È accolto con applausi, ispira simpatia. È ospite della Milano democratica. In piazza, Pdl e Lega contestano il Sindaco per aver rinunciato a riconoscere al Dalai Lama la cittadinanza onoraria. È il cinismo della politica: quando venne a Milano, la scorsa legislatura, l’allora sindaco Moratti rifiutò persino di riceverlo e l’allora maggioranza del Consiglio affossò la richiesta di riconoscere al Dalai Lama la cittadinanza onoraria, che era stata deliberata dal Consiglio di zona tre.

Avanzammo infatti, come consiglio di zona, la richiesta della cittadinanza nei giorni terribili della repressione in Tibet messa in atto dal governo e dall’esercito cinese. Il sacrificio della vita dei monaci buddisti chiedeva all’opinione pubblica del mondo intero di essere partecipe, di non essere indifferente. Parlava e parla anche a noi. 
Trascorso qualche anno, vinte le elezioni, il sindaco Pisapia e il Consiglio propongono di riconoscere al Dalai Lama la cittadinanza onoraria. Con queste motivazioni: messaggero di pace e testimone di tolleranza, sostenitore della cultura e della pratica della non violenza.

Il Dalai Lama è, per molti e per me, un modello etico, in questi tempi così aridi di valori. L’etica nobilita la politica. 
Va aggiunto che io condivido le posizioni di quanti ritengono che i valori di solidarietà tra i popoli e libertà siano prioritari sulle ragioni di opportunità economica che hanno imposto la rinuncia al riconoscimento della cittadinanza onoraria. Dunque ritengo che andava mantenuta la proposta.

Trovo però disgustosa la arrogante derisione di Francesco Merlo,  sulle pagine di Repubblica, e di altri, rivolta al "Sindaco dell’utopia, che fa passi più lunghi della gamba, che ha tentato ciò che neppure il ministero degli esteri, e Obama, hanno osato."
Conta invece la sostanza: la presenza del Dalai Lama in Consiglio è stata comunque emblematica, essa stessa è il messaggio rivolto alla città e al Paese tutto: Milano non è indifferente al dramma e alle aspirazioni del popolo tibetano, dalla grande tradizione religiosa. Un popolo che rivendica il diritto inalienabile di ogni popolo del mondo: il diritto alla libertà.

Le motivazioni originali dunque restano tutte. Nessuna rimozione. 
Certamente la sua presenza in Consiglio comunale è stato un evento storico. Sono state pronunciate parole nobili, che riscaldano i cuori e danno speranza, dal Presidente Basilio Rizzo, dal Sindaco Giuliano Pisapia e da Sua Santità il Dalai Lama. 

Chi c’era ha vissuto un giorno che lascia il segno, in ciascuno di noi. Dove sta la possibile felicità.
 

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