Niente svendita di Via Venezian

L'istituto dei Tumori non deve abbandonare Via Venezian, qualsiasi sia la decisione sulla Città della salute. Ma anzi investire in Città studi in attività ambulatoriali, di prevenzione oncologica e di ricerca. Questa la posizione della rappresentanza sindacale unitaria dell'Int, annunciata martedì. Una posizione che, nei fatti, mette una zeppa a quasiasi velleità di servirsi del progetto di trasferimento del Besta e dell'Int per poi vendere le sedi di Città Studi, abbandonare i presidi sanitari e ricavarne produtti immobiliari.
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Eppur non si muove. Si potrebbe dire dell’Istituto dei Tumori, o meglio delle sue sedi di Città Studi, secondo la rappresentanza sindacale dell’Istituto. Anche se si dovesse fare la cosiddetta Città della Salute (a Sesto S. Giovanni nell’inquinata area Falck o altrove) il trasferimento dell’Istituto non deve coincidere con l’abbandono e la vendita della grande sede di Via Venezian, di Cascina Rosa o del centro di ricerca di Via Amadeo. Anzi, l’Rsu dell’Int pone precise condizioni: l’uso delle sedi esistenti per la ricerca, l’ampliamento delle attività di prevenzione oncologica (strategiche) e ambulatoriali. Un messaggio chiaro che Pasquale Brunacci, coordinatore dell’Rsu, ha direttamente inviato a Sara Valmaggi, consigliere e capogruppo del Pd alla Regione nel corso di un’assemblea convocata dalla stessa Rsu martedì scorso nell’aula magna dell’istituto dei Tumori.

Quasi un dialogo tra sordi, purtroppo. Il Pd lombardo è diviso sulla questione. Tra una forte e compatta lobby di Sesto San Giovanni che sostiene il trasferimento dei due istituti (Besta e Int) in una nuova sede nell’ex area Falck. E vari esponenti del Pd milanese e della giunta, sostenuti da professionisti e clinici, che invece propendono per interventi mirati, e a minor costo, per ciascun istituto. Come il trasferimento del Besta nell’area del Niguarda e il potenziamento dell’Int in Città Studi.

Il pronunciamento dell’Rsu dell’Istituto Tumori mette comunque qualche ostacolo in più alla prima ipotesi. Quella di una grande sede nuova dei due istituti, con connesso massiccio investimento immobiliare.

Per capirlo è necessario spiegare, almeno a grandi linee, l’operazione. La Regione mette a disposizione per la città della Salute circa 330 milioni sul suo fondo rotativo per gli investimenti sanitari. Questo significa che le due fondazioni che gestiscono Besta e Int si “indebitano” con la Regione per l’investimento, salvo poi ripagare i fondi ottenuti a 13 anni. Un rimborso, molto probabilmente, che andrà a gravare sul patrimonio delle fondazioni, cruciale anche per le attività correnti. E se i 330 milioni non dovessero bastare? Se per esempio i costi per bonificare i 150mila metri quadri messi a disposizione dal Comune di Sesto sull’area Falck lievitassero oltre le previsioni, fino a determinare canoni di affitto per la grande nuova sede (ipotizzata) oltre le cifre stanziate? Ecco che scatterebbe, di necessità, l’alienazione di pezzi di patrimonio degli istituti. E in prima fila le pregiate sedi di città Studi, da vendere e forse convertire in altro dalla sanità. Con un impoverimento netto, e sensibile, dei servizi sanitari nell'area.

Questo il pericolo, piuttosto concreto, che l’Rsu dell’Int vuole invece sfatare. Di fronte a un’operazione dubbia sul piano sanitario e altrettanto nebulosa su quello immobiliare. Di qui la richiesta forte di un presidio oncologico avanzato che impedisca ogni tentazione speculativa.

 

 


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Re: Niente svendita di Via Venezian
28/06/2012 Giancarlo


 
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