Ciclo di film sulla violenza contro le donne


Il 5 giugno si è conclusa la rassegna di quattro film collegati ai temi della violenza contro le donne, organizzata e realizzata dal Gruppo Donne e Cultura del Comitato di Zona 3 e dall'Associazione BLIMUNDE - Sguardi di donne su salute e medicina.

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Cristina Comencini web
I film sono stati proiettati presso l'Auditorium di Via Valvassori Peroni 56 e sono stati sempre seguiti da riflessioni di esperte e interventi del pubblico. La partecipazione delle cittadine e dei cittadini, in prevalenza residenti in zona 3, è stata di sicuro successo oscillando tra le 80 e 100 presenze. Il pubblico si è sempre mostrato attento, interessato e partecipativo e, alla fine di ogni serata, alle organizzatrici non sono mancati apprezzamenti e complimenti.
I film proposti sono stati scelti con cura e grande sensibilità rilevando alcuni dei temi che riguardano la violenza contro le donne: il conflitto tra i popoli; l'abuso e la violenza domestica; lo sfruttamento e la violenza sul lavoro; le donne migranti e l'assistenza familiare.

Il film che ha aperto il ciclo è stato Il giardino di limoni di Eran Riklis del 2008 e racconta la battaglia legale di una donna palestinese in difesa del proprio limoneto, intrecciando la vicenda con le antiche ingiustizie, sopraffazioni, paure e lotte di potere che riguardano il conflitto israelo-palestinese, da ormai molti decenni. Il film è carico di elementi simbolici: dall'attaccamento di Salma, la donna palestinese, al suo pezzo di terra e ai suoi limoni, come a marcare l'essenza della propria identità e di quella del suo popolo senza "luogo"; al profondo rispetto del vecchio fattore verso gli alberi che egli descrive come forme umane viventi; al muro che alla fine sarà innalzato tra la casa vuota del ministro israeliano e il limoneto di Salma, ormai distrutto, come a marcare le reciproche solitudini. Le protagoniste del film sono però le donne: Salma e la sua battaglia contro l'ingiustizia israeliana; Mira, la moglie del Ministro che non comprende e non acccetta l'accanimento del suo governo e dei servizi segreti contro quel giardino e quella donna, e la giornalista israeliana che dà voce sia a Salma sia a Mira. Queste due donne non hanno mai la possibilità di parlarsi ma tutte le volte che i loro sguardi s'incontrano, si scambiano comprensione, solidarietà, forza e stima dell'una verso l'altra. E' come se si riconoscessero vittime dello stesso “strapotere maschile”. Dalla battaglia per la difesa del giardino di limoni, traggono coraggio entrambe: una ricorre fino alla corte suprema per difendere i suoi diritti, l'altra abbandona la sua casa, diventata una specie di "prigione dorata" in nome della sicurezza del ministro e del popolo israeliano. Allora il vecchio fattore ha ragione: gli alberi sono vivi, sono come persone e un "giardino di limoni" sconvolge l'esistenza di almeno tre persone e di due popoli.
Il film è stato poi commentato da Lucia Rimoldi, volontaria dell’Associazione “Mondo senza guerre e senza violenza” che ha effettuato diverse missioni nei campi profughi palestinesi. Diversi sono stati anche gli interventi dal pubblico, che si sono soffermati sia sulla situazione socio-politica del conflitto israelo-palestinese sia sui contenuti del film.

Il 22 maggio è stata la volta de La bestia nel cuore di Cristina Comencini del 2005. Narra la storia di Sabina che mentre scopre di essere incinta, la sua vita, regolare e serena, è scossa da incubi spaventosi che la riportano indietro alla sua infanzia, alla ricerca di avvenimenti dimenticati, perduti e forse rimossi. Per fare luce sul suo passato, Sabina decide di rivedere suo fratello Daniele, che vive e insegna negli Stati Uniti. Con molta di fficoltà e resistenza il fratello le racconta degli abusi subiti durante l'infanzia da parte del loro padre e dell'arrendevole complicità della loro madre. Eccola dunque la loro "bestia nel cuore", eventi dolorosi, complessi, che corrono sul filo dell'ambiguità, degli affetti e della violenza. Ci vorrà il tempo dell'intera gravidanza perchè Sabina, insieme alla rottura delle acque del suo parto, lavi via la “bestia”, la paura, l'angoscia.
Il commento al film è stato magistralmente esposto dalla psicologa e psicanalista Laura Colombi che si è soffermata sugli aspetti più bui dell'abuso sui minori e sul lavoro psicanalitico di sostegno e cura delle persone abusate. Sono intervenute anche Orietta Mariano, educatrice che lavora nel progetto “Le parole non dette ... Le parole dovute” rivolto ai minori, agli insegnanti e ai genitori, e Ilaria Livigni, avvocata, che ha illustrato alcuni aspetti giuridici della violenza e dell'abuso sui minori.

Il 28 maggio è stato affrontato il tema del lavoro atraverso due prospettive: quella di genere e quella di generazione. Il film del “geniale” Paolo Virzì Tutta la vita davanti, ci porta infatti in queste due dimensioni. Dal punto di vista simbolico, nulla più di un call center rappresenta il “nuovo mondo del lavoro” popolato di giovani donne. Il film è quindi molto rivolto al mondo femminile (e non solo del lavoro) affrontando le questioni di genere e le sue disparità. Un mondo tutto al femminile, dicevamo, dove gli uomini sono un pò marginali, a volte patetici, come Claudio (il direttore del call center) che rappresenta lo stereotipo dell’italiano arrivista e senza scrupoli, patetico nei rapporti con gli altri e in quelli familiari. Ma, a conti fatti, non ne esce bene neanche il Conforti, nonostante il suo impegno sindacale. Le donne, invece, rappresentate nella loro varietà e complessità, sono quasi tutte personaggi positivi che, in maniera diversa, esprimono coraggio, creatività e capacità di cambiare. Virzì mette insieme donne diverse e generazioni diverse e, concludendo, le riunisce attorno a un pollo arrosto e patatine al forno, a chiacchierare e a riconciliarsi e, alla domanda di Franca (la più anziana) “cosa farai da grande”, rivolta alla piccola Lara (sette anni), questa sembra liberarsi dai simboli correnti della società attuale (cellulari, grande fratello, Tv spazzatura) e risponde: la filosofia. Con questa conclusione il regista sembra volerci dire che ciò che ancora può “salvarci” è la conoscenza.
Il film è stato poi commentato dalla sociologa Lia Lombardi che ne ha rilevato gli aspetti sopra descritti anche attraverso la presentazione di alcuni dati nazionali e europei sulla disparità di genere nel mondo del lavoro e nella vita sociale e politica. La sindacalista Claudia di Stefano ha poi messo in luce alcuni caratteri specifici della “non contrattualità” precaria del mondo del lavoro attuale, rispondendo a domande e considerazioni provenienti dal pubblico.

Con il film Mar Nero del regista Federico Bondi (2006) si conclude la rassegna proposta. Questo delicato film sul rapporto di una anziana donna fiorentina, burbera e scontrosa, con la sua giovane “badante” rumena, rivela i retroscena, le incomprensioni, i pregiudizi che riguardano il rapporto con l'“altra”, con “la straniera”. Il film non manca di momenti duri e faticosi, di parole forti e di umiliazioni ma ... ecco il nodo che il regista è capace di sciogliere: anziché continuare a cercare e mostrare diversità e differenze tra le due donne, svela tutto ciò che hanno in comune. Le due donne si raccontano le loro fragilità, i ricordi, gli affetti, i sacrifici e si “scambiamo” cibi, abitudini, sogni e questo scambio vero, alla pari, le porterà a crescere, a cambiare e a fare progetti per il futuro.
Il commento al film è stato condotto da Halyna Hanich, referente del Comitato Donne Ucraine di Milano che ha raccontato la sua esperienza riflettendo sui contenuti del film e sulla condizione delle donne immigrate. Diverse domande sono state sollevate dal pubblico tra cui alcune considerazioni sulla regolamentazione del rapporto di lavoro delle assistenti familiari e sulle relazioni, spesso difficili, che si stabiliscono tra l'assistente e l'assistito e i suoi familiari.

Il successo dell'iniziativa e la centralità degli argomenti trattati, ci stimola a continuare sul percorso intrapreso, anche attraverso nuove ricerche e azioni che promuovano la discussione e l'informazione sui temi che riguardano le donne e le differenze di genere.

Gruppo donne e cultura del Comitato X Milano Z3
Associazione BLIMUNDE - sguardi di donne su salute e medicina

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