I parchi ai cittadini

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un intervento di Calamici, che presenta le ragioni del convegno "I Parchi ai cittadini" in programma sabato 16 giugno. Promossa dall’Associazione Amici Parco Nord e dal Coordinamento SOS Parchi, l'iniziativa intende rinsaldare la rete delle associazioni che operano in difesa di un prezioso bene comune da condividere.
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parco nord
«Le ragioni del convegno sono due. La prima attiene all’esigenza di far dialogare tra di loro e agire assieme le associazioni, ed è il motivo per cui è sorto il Coordinamento SOS Parchi.
È convincimento comune alle tante associazioni che si sono ritrovate, ora è un anno, nella fase calda dell’opposizione alla proposta di legge regionale di modifica alla legge sui parchi, che non si debbano connettere solo i parchi, cosa fondamentale, ma anche le persone e le associazioni.

Il risultato di quella lotta, ad una legge sbagliata che non siamo riusciti ad abolire del tutto, e che però abbiamo contribuito ad emendare, perfino con la cancellazione degli articoli più negativi e subdoli, ci ha spronati ad andare avanti. A mantenere cioè il Coordinamento, cercando di farlo vivere di nuove idee ed iniziative, e questa non è cosa semplice e scontata.

Il motivo della ricerca di collaborazione tra di noi non è solo da ricondurre al fatto che, come si dice, “uniti si vince”. La faccenda è che molti dei nostri problemi hanno oggettivamente una valenza grande, di ampio respiro.
La deprecata terza pista della Malpensa riguarda solo le associazioni del Ticino e Viva via Gaggio?
E quello che succede al Parco Sud non investe frontalmente tutto l’assetto territoriale e urbanistico di Milano, anzi dell’intera metropoli milanese? E il Nord Milano?
Salvare le aree rimaste, connetterle e unirle tra di loro, creando le dorsali verdi e un grande parco regionale della Brianza, non è cosa che debba stare a cuore a tutti? Si può e si deve aprire, quindi, una stagione di rinnovato impegno e di unità per le associazioni dei parchi, in modo che si riesca a portare avanti assieme progetti più avanzati, adeguati alle sfide che si pongono come anche alle potenzialità che ancora sono rimaste. Da questo punto di vista, il convegno può essere la spia che se si illumina, ci incoraggerà tutti ad andare avanti.

La seconda ragione del convegno sta nella necessità ed impellenza di prendere atto che si può pensare il futuro del territorio partendo anche dalle aree verdi, protette, libere, agricole, dalle bellezze e dai beni naturali, dalla proiezione e dal contagio, insomma, della qualità ambientale e paesaggistica sulla città.
Nel milanese, soprattutto, le aree libere e i campi sono stati concepiti come aree di espansione sempre possibile dell’urbanizzato, cioè come aree libere provvisoriamente, in attesa di essere  costruite o asfaltate. E’ stata la cultura vincente fino ad oggi. La cultura che ha portato al consumo di suolo che sappiamo, agli scempi del paesaggio e dei beni culturali. Una strada non più percorribile, e non tanto perché siamo arrivati al limite (non c’è limite al peggio), ma anche perché, speriamo di non illuderci troppo, stanno crescendo una cultura diffusa diversa e un senso comune più consapevole.
Ora è un fatto, che se guardiamo una cartina delle aree protette lombarde, restiamo piacevolmente sorpresi non solo dalla quantità delle aree salvate, ma anche dalla loro disposizione ben congegnata e distribuita. In tutta evidenza appare come le aree protette costituiscano una inteleiatura robusta, una struttura portante, che sorregge l’intero organismo territoriale. La domanda, rovesciando l’impianto concettuale tradizionale, è: si può programmare lo sviluppo urbanistico di una grande metropoli, in concreto di questa nostra metropoli milanese, facendo leva e partendo dalla qualità ambientale, territoriale, dei beni comuni e dei beni culturali? Fare progetti urbani, anche e naturalmente quelli edilizi, puntando alla valorizzazione delle abbondanti e quanto mai variegate risorse e dei magnifici doni di cui dispone questa terra fortunata? Talmente fortunata che i suoi campi sono tra i più fertili del mondo, assistiti peraltro, come lo sono da secoli, dalla più straordinaria sapienza nella cura e gestione delle acque? Allora, perché continuare a produrre derrate agricole standardizzate, solo riso e mais, per un mercato anonimo globalizzato e non invece diversificare la produzione al servizio della propria città, offrendo prodotti tra l’altro meglio remunerati ma di qualità, ad un mercato vicino e più diretto? Città e campagna, che in questi decenni non hanno saputo dialogare tra di loro, perché non possono cominciare a farlo, stringendo infine un patto di vera alleanza?
Insomma, in un’ottica nuova, e in una fase storica e politica in cui molto deve e può cambiare, si può pensare ad una urbanistica, ad una agricoltura, ad un’economia  nuove? E tutto questo ribollire di questioni può trovare eco anche in una diversa legge urbanistica e in una nuova legge dei parchi? Questo è il quesito, ma anche il fermento e il lievito che vorremmo portare nel nostro convegno. Abbiamo bisogno di ragionare assieme per uscire da vecchi stereotipi. Le forze, anche psicologiche, della conservazione sono sempre molto attive e robuste anche dentro di noi, ma coltivare nuovi pensieri è oggi necessario e vitale, ed è la condizione della nostra irrinunciabile libertà. Quindi, cerchiamo col Convegno e con le nostre modeste forze, di offrire uno spazio di confronto e di ricerca aperto.


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Re: I parchi ai cittadini
11/06/2012 silviacollodo


 
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