Divagazioni su piazzale Loreto

Luogo di confine tra i Municipi 2 e 3, il piazzale è ora al centro dell’interesse per un progetto urbanistico che già fa discutere. ()
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Secondo il Treccani, inteso come vocabolario della lingua italiana, il piazzale è un’ “area di terreno piano, piuttosto ampia, semplicemente sterrata o anche variamente lastricata, spesso panoramica, che non ha necessariamente la sistemazione o la funzione urbanistica di una piazza”.
Quantomeno per quest’ultima accezione, sembra che il Treccani si riferisca proprio a piazzale Loreto che rappresenta tutto ciò che si vuole ma certamente non una piazza.
La recente cronaca cittadina, a cui ha contribuito anche il nostro giornale con un bell’articolo di Angela Vezzani, ha riportato sotto i riflettori quel piazzale che, nel corso degli anni, è stato definito, spesso con dispregio, rondò, incrocio, rotatoria, crocevia e snodo.
Ad ogni buon conto un luogo urbanisticamente non definibile, irrisolto e senza dubbio sgradevole.
Sicuramente non una piazza da vivere e condividere, né tantomeno un piazzale che di panoramico non ha proprio nulla.

In attesa della sua trasformazione, divaghiamo, dunque.
Piazzale Loreto deve la sua denominazione alla chiesa di Santa Maria di Loreto, edificata a partire dai primi anni del 1600 in quella che oggi è piazza Argentina, e abbattuta alla fine del XIX secolo, che a sua volta dava il nome allo Stradone di Loreto, ora ben noto come corso Buenos Aires.
Nell’immaginario collettivo (ma non siamo certi che la collettività ne sia consapevole) oggi il piazzale è soprattutto conosciuto per due fatti di contrastata memoria. Lì il 14 agosto del 1944 un manipolo di militi della Muti, su ordine del comando nazista, fucilò per rappresaglia quindici partigiani, ora ricordati con una stele posta all’angolo con via Doria.
A quel tragico episodio si rimanda la testimonianza del poeta Franco Loi che, quattordicenne, venne sconvolto dai corpi straziati e vilipesi delle vittime, e fa fede una poesia di Salvatore Quasimodo dedicata “Ai quindici di Piazzale Loreto”.
Ed è altrettanto noto che il 28 aprile del 1945, i corpi di Benito Mussolini e dei suoi gerarchi, precedentemente giustiziati dai partigiani, vennero esposti al pubblico sull’architrave di un distributore di benzina che allora era collocato alla fine di corso Buenos Aires, sulla sinistra, poco prima del piazzale.
Su entrambi gli episodi, ormai consegnati alla storia, esistono numerose testimonianze che aiutano a conservare memoria, per non dimenticare mai quello che è stato.
Continuiamo a divagare.
In piazzale Loreto c’era una volta un cinema anzi due (fonte l’informatissimo sito di Giuseppe Rausa).
Il Cinema Teatro Loreto sorge nel 1912 sulle ceneri di un grande albergo eretto al civico 8 del piazzale, all’angolo tra viale Monza e via Padova.
Nel 1934 cambia denominazione in Cineteatro 900, un locale di circa 1000 posti che ospita anche spettacoli di rivista. Nel 1958 viene definitivamente demolito.
Esisteva poi il Cinema Loreto, inaugurato nella seconda metà degli anni ’60 del secolo scorso, ubicato al numero 3 di viale Monza, dove successivamente videro la luce i magazzini Coin e attualmente esiste un grande negozio che commercia poltrone e divani.
Il Loreto (1000 posti a sedere) nasce come cinema di terza visione che negli ’80 assurge a cinema d’essai per poi trasformarsi in luci rosse, per terminare la sua attività nel 1996.
Sul fronte letterario, tra le molte citazioni che il piazzale raccoglie, compare nelle scorribande notturne dei personaggi di “Tirar mattina” di Umberto Simonetta e dà il titolo a una raccolta di racconti, “La libraia di piazzale Loreto”, di Tinin Mantegazza.
Ci fermiamo qui, ben consci che il piazzale ha conosciuto in epoche diverse mille storie. Ora, in attesa della sua nuova definizione urbanistica, attendiamo di farci sorprendere, quasi sicuri che peggio di così non potrà mai diventare.

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Re: Divagazioni su piazzale Loreto
20/05/2021 Rossana Lombardi
Viviamo in tempi fin troppo “interessanti”, pertanto ci penserei due volte prima di affermare che peggio di così non potrà mai essere.
A tal proposito consiglio la lettura dell’articolo https://www.domusweb.it/it/architettura/gallery/2021/05/17/piazzale-loreto-non-esister-pi.html?fbclid=IwAR3j6LQ2hmdUjuegSP5Yf3bK_qiCyGulhzVaALNVQawkD_tmV2KFDzd8abo
pubblicato sulla rivista Domus (insisto: Domus, rivista di architettura, non il mensile di qualche sopravvissuto gruppo marxista leninista).
Davvero per rendere una piazza a misura d’uomo dobbiamo trasformarla in un centro commerciale? Ci sono negozi chiusi e vuoti su tutto il corso Buenos Aires, è proprio necessario costruirne di nuovi togliendo spazio alla collettività?


 
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