La face autre de l’autre face

In mostra sino al 12 marzo presso Fondazione Mudima una selezione di opere che ben interpretano i più importanti movimenti artistici del ‘900, secondo l’estro civile di Gino Di Maggio. ()
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Ora che è di nuovo possibile andar per mostre, prima che diventi ancora impossibile, è da non perdere una visita alla bella esposizione in corso sino al 21 marzo presso la Fondazione Mudima, una selezione eclettica di 21 artisti, in gran parte italiani, che hanno comune caratteristica di praticare e frequentare l’interdisciplinarietà.
Le arti visive sono qui declinate con ampio approccio al tema tra fotografia, video installazioni e utilizzo di materiali più canonici quali tela, inchiostro, marmo, acciaio e carta.
Ne scaturisce un denso percorso artistico che si scandisce sui due livelli della galleria, sfruttandone le luci e gli anfratti, le rientranze e le ombre.
Dalla presentazione:” Lo spazio della Fondazione, da costruire e plasmare, diviene quindi il punto di incontro dove il loro lavoro si incontra e si confronta, un incrocio di relazioni che prima del loro intervento era di gran lunga accessibile. La coscienza della differenza dei linguaggi reciproci permette agli artisti in mostra di occupare una posizione che garantisce una visione di insieme e di costruire una casa della coesistenza delle differenze”.
Accolti all’ingresso da una video installazione a soffitto di Sabrina Mezzaqui, il salone del pianterreno si articola attraverso le sculture in acciaio di Loris Cecchini, le fotografie di Ugo Mulas che riprende Lucio Fontana al lavoro, la scultura a parete di Diamante Faraldo in marmo nero del Belgio, bronzo, ebano e camera d’aria.
Quasi appartate due piccole splendide fotografie di Gabriele Basilico con sofisticati paesaggi urbani, in una stampa ai sali d’argento del 1985.
In un percorso obbligato, sulle scale che portano al secondo piano espositivo, un’opera di Andrea Santarlasci costituisce il preludio a una potente sequenza fotografica di Uliano Lucas dedicata agli ospiti dell’ex ospedale psichiatrico di Trieste, un “Posto delle fragole” che costringe a penare e a pensare.
Sulla parete accanto un plastico dittico (olio su tela) di Nicola Verlato e un’opera volubile di Daniela Alfarano dal titolo evocativo di “Un giorno raccoglierò le mie piume e volerò via”.
Poi, in sequenza serrata, opere di Christiane Lohr, Renata Boero e Nicola Samorì che introducono alle lugubri visioni di Giovanni Manfredini (tecniche miste su tavola).
A chiudere il percorso il labirinto colorato “Compagni e Angeli” in pannelli di plexigass e piume (vere) di Alfredo Pirri.
Il visitatore ha gli strumenti appropriati per cogliere e apprezzare anche le opere di Pierpaolo Curti, Claudio Gobbi, Francesco Jodice, Federico Pietrella, Andrea Salvino, Nerina Toci e Alessandro Verdi che completano la selezione.
Elegante curatela di Davide Di Maggio, figlio di Gino che di Fondazione Mudima è l’appassionato fondatore e animatore e a cui la mostra è dedicata nell’ambito del progetto “Viva Gino! Une vie dans l’art”.

Fondazione Mudima
Via Tadino 26
Lunedì-venerdì 11-13, 15-19
Ingresso libero

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