FFF: ripartenza dalle piazze

I Fridays For Future, dopo l’inevitabile arresto dovuto al Covid, sono decisi a ripartire , con qualche difficoltà, come tutto il resto del mondo d’altronde, ma con convinzione. ()
9 10 Global strike

Ci hanno fatto sognare e sperare negli anni passati, sono stati sicuramente loro, i giovani di Fridays For Future, che , in seguito agli scioperi di Greta Thunberg, hanno dato il la ad un movimento planetario di proporzioni forse mai viste. Cortei e piazze stracolorate , sembrava già un altro mondo….

Poi, hanno avuto qualche delusione: dopo aver ottenuto dal Comune la firma della Dichiarazione di emergenza climatica, non c’è stato quasi alcun seguito di azioni promesse. Certo, si parla di ForestaMI, piantumazione di migliaia di alberi, ma alberelli giovani e sparsi in tutta l’area metropolitana. Numerose proteste - ma sempre civili - riunioni, cortei, appelli di studenti e cittadini non hanno impedito un’azione aggressiva e sprezzante come il taglio del parco secolare Bassini , alle 5 del mattino, durante le vacanze di Natale e con poliziotti schierati. Certo, si risponde che ci sarà ForestaMI..... e qualche compensazione . Come sappiamo, le situazioni a rischio di taglio e cementificazioni, sono tante: Baiamonti, Parco Nord, La Goccia, ettari di terreno a verde profondo forse sacrificati per la costruzione di un nuovo stadio ( definito da qualcuno “cavallo di Troia” per la costruzione di grattacieli, alberghi , centri commerciali, ecc), magnifico viale di 240 pioppi cipressini a Peschiera Borromeo, Parco Sud… la lista è lunga.

Oltre alle delusioni c’è stato poi il Covid a fermarli, ma ora si stanno ricompattando e ripartono con due date importanti, ma ce ne parla Jacopo, uno dei rappresentanti del movimento con cui già in altre occasioni abbiamo chiacchierato:

JACOPO, INNANZI TUTTO TI CHIEDO IN CHE FASE SI TROVA ATTUALMENTE IL VOSTRO MOVIMENTO, NON SOLO A LIVELLO MILANESE, MA ANCHE NAZIONALE O MONDIALE. E VOI , QUI MILANO, CHE INIZIATIVE E PROGETTI PENSATE DI PORTARE AVANTI?

Il nostro movimento è ora in una fase particolare della sua storia. Il 2019 si è concluso delle manifestazioni imponenti che hanno portato in piazza milioni di persone al mondo, 1 milione solo in Italia a settembre, che sono andate a culminare nella Cop dei Movimenti per la giustizia climatica di Madrid tenutasi a dicembre dove si sono incontrati migliaia di attivisti di tutto il mondo. Il 2020 era stato lanciato come "l'anno dell'azione", in cui utilizzare tutta l'energia delle persone scese in piazza per dare davvero una svolta alla crisi ecologica.
Come noto è poi arrivata la pandemia che per noi, un movimento nato in piazza e con un'organizzazione "liquida", è stato certamente un freno. Ciononostante questi mesi sono stati utili per compattare gli attivisti che tra mille sforzi hanno continuato a sentirsi a distanza, organizzarsi approfondire le nostre analisi e la nostra consapevolezza sulla crisi climatica.
In quest’ autunno, in cui sembra tornato possibile quantomeno fare dei presidi , ci stiamo organizzando in vista di due date.

La prima sarà il 25 Settembre, (www.facebook.com/events/752346835343401) , in cui scenderà in piazza il mondo della scuola, tra studenti, insegnanti e lavoratori partecipando al Global Day of Climate Action che si terrà in molte città del mondo. Per noi, nati nelle scuole, è imprescindibile legare queste lotte con la nostra, soprattutto perchè la crisi economica innescata dal Covid andrà a colpire molti settori che si mobiliteranno per i loro diritti: se abbiamo una possibilità, è quella di diffondere la consapevolezza della crisi ecologica a tutte queste categorie e convincerle di avere il diritto che uno Stato faccia tutti gli sforzi possibili per affrontarla. In questo caso specifico oltre a una riapertura in sicurezza e investimenti nell'istruzione, chiediamo anche che gli studenti ricevano un insegnamento che sia in grado di formarli alle sfide del futuro: in particolare è inaccettabile che gli insegnanti che faranno educazione ambientale siano stati formati da una multinazionale del fossile come ENI.

La seconda data sarà quella del 9 Ottobre, (www.facebook.com/events/2012889728847209) , in cui è stato organizzato il global strike che terremo in tutta Italia, e sarà la prima data dopo il lockdown in cui il movimento scenderà in piazza. Sarà certamente importante per misurare lo stato attuale del movimento e di conseguenza pianificare le prossime mosse

COME SONO I VOSTRI RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI? SAPPIAMO CHE DOPO LA FIRMA DELLA DICHIARAZIONE DI EMERGENZA CLIMATICA DA PARTE DEL COMUNE NON SONO STATE MESSE IN ATTO MOLTE DELLE AZIONI CHE QUESTA COMPORTAVA. E’ COSÌ? IL COMUNE VI HA DATO SPIEGAZIONI O FATTO ALTRE PROMESSE? COME PENSATE DI SPRONARLI AD AGIRE?

In questo momento c'è molta sfiducia da parte nostra nelle istituzioni. Quando il comune ha dichiarato un anno fa l'emergenza climatica in molti hanno sperato in un cambiamento di rotta per poi rimanere delusi, mentre altrettanti non si sono affatto sorpresi dell'inazione che il comune di Milano ha palesato sui temi ambientali. Non per questo siamo contrari a tutto ciò che fa il comune: ad esempio bene che siano state fatte nuove piste ciclabili, ma nel momento in cui a questo si accompagna un consumo di suolo costante e irrefrenabile che distrugge le poche aree verdi della città (fondamentali per assorbire inquinamento e preservare la qualità dell'aria) e i grandi piani energetici del comune riguardano la sostituzione delle caldaie a olio con caldaie a gas (sprecando enormi capitali che potrebbero essere usati per passare direttamente alle energie rinnovabili) viene da pensare che l'interesse del comune a farsi le foto con le borracce sia solo una questione propagandistica.

Evidentemente non c'è stata nessuna comprensione del comune di cosa significhi "emergenza climatica" e quanto possano essere gravi le catastrofi a cui andiamo incontro. La crisi climatica non c'è perche usiamo troppe poche borracce o poche auto elettriche, ma perchè abbiamo un modo sbagliato di usare le risorse, limitate, che la natura ci offre: se la politica vuole affrontare l'emergenza climatica deve metterla, in quanto emergenza, come parametro prioritario di ogni scelta politica. Non è possibile fare allo stesso tempo gli interessi degli immobiliaristi che riempiono le casse del comune con gli oneri di urbanizzazione e quelli di chi ha bisogno di un'aria più pulita.
Abbiamo un esempio molto recente di cosa significa affrontare un'emergenza, ovvero quella della pandemia. Nei casi in cui non è stata scelta la salute delle persone ma l'interesse degli industriali, come nel caso di Bergamo, sono state visibili a tutti le conseguenze.

ULTIMAMENTE SI È SENTITO PARLARE SPESSO DI “COORDINAMENTO” FRA LE TANTE REALTÀ VECCHIE O NUOVE - FFF, COMITATI, BRIGATE, CENTRI SOCIALI, ECC - CHE OPERANO NEL SOCIALE. PERALTRO, L’ASSEMBLEA DEI CENTRI SOCIALI AL LAMBRETTA DI MARTEDÌ 15 SCORSO, MI PARE ABBIA CONFERMATO QUESTO PROPOSITO, SIA IN MOLTI INTERVENTI, SIA NELLE CONCLUSIONI E NELLA MANIFESTAZIONE UNITARIA DI SABATO 19. MI SPIEGHERESTI MEGLIO CHE POSIZIONI AVETE VOI DI FFF AL RIGUARDO?

Non una domanda semplice a cui dare una risposta. Avendo vissuto tutte e 4 le esperienze che citi (FFF, brigate, centri sociali e comitati) si può certamente dire che esiste una visione di fondo comune nell'inquadrare le ingiustizie di questo secolo. I centri sociali sono stati sicuramente fondamentali nell'esperienza di FFF, mettendo a disposizione le loro organizzazioni e il loro bagaglio di esperienze. Il movimento è stato però anche in grado di trarre il meglio da collaborazioni con soggetti più "istituzionali", come università, docenti, associazioni radicate come ad esempio GreenPeace o ManiTese.
La compenetrazione, non esplicita ma comunque evidente, di diverse esperienze dentro FFF si è poi palesata anche nelle brigate, anche esse alimentate da molti attivisti dei centri sociali. Una volta dataci un'organizzazione, abbiamo scelto di privilegiare la filiera corta e l'alimentazione sostenibile nella nostra attività di distribuzione di beni primari. Ad esempio la brigata di cui faccio parte, la Lena-Modotti, ha aperto un Gruppo di Acquisto Solidale, mentre altre fanno regolarmente laboratori di ecologia nei cortili delle case popolari, rendendo l'importanza dell'ambiente una questione davvero di tutti.

I comitati sono a mio avviso la vera sfida: c'è sicuramente interlocuzione e collaborazione, ma non al livello in cui si sviluppi una vera sinergia. Le lotte nei propri territori sono uno dei motivi principali per cui una persona prende consapevolezza della propria condizione forzatamente passiva nella società e di come le ingiustizie globali possano ripercuotersi violentemente sulla propria esperienza individuale. Una sinergia tra una capacità di lottare nei territori, data dai comitati, che sia al contempo sostenuta e alimentata significativamente da un soggetto mondiale e riconoscibile, può essere una svolta nell'ottenere quelle piccole grandi vittorie che alla lunga possono davvero trasformarsi in una valanga e fermare tutte le devastazioni ambientali.

In quest ottica è in atto un processo molto importante e per certi versi innovativo all'interno della città, quello già citato della campagna comune tra spazi sociali, i cui ultimi momenti sono stati l'assemblea del 15 al Lambretta e la mobilitazione del 19. Si sta creando una composizione di soggettività diverse che hanno come fattor comune l'autogestione e la valorizzazione di beni comuni che viene fatta dal basso, come centri sociali, comitati per il verde ma anche realtà più istituzionali come la casa delle Donne. FFF è certamente un attore interessato a questa campagna: andando oltre la mera disponibilità dei centri sociali nei confronti di FFF, il collegamento tra autogestione dei beni comuni e lotta alla crisi ecologica è evidente e si palesa sia nella difesa degli spazi verdi dalla cementificazione sia nella sottrazione degli spazi autogestiti alla mercificazione, alla quantificazione economica di tutto l'esistente che è la cifra principale del modello di sviluppo attuale, lo stesso che, con il paradigma della crescita infinita e la centralità del mercato, sta rapidamente esaurendo le risorse del pianeta.

La sfida in generale è tutta qui: diversi di noi fanno diverse esperienze politiche (che sono però tutte accomunate) e questo è stato molto utile per ottenere dei risultati, soprattutto quando si superano gli identitarismi e si trova il modo migliore di collaborare. Valorizzare il terreno comune e rispettare le differenze in modo da trarne valore a sua volta è l'unico modo per far fare dei veri salti di qualità per tutte le realtà. E' un lavoro complesso, che richiede dedizione, empatia, rispetto e cura, dei principi su cui lavorano molto i movimenti femministi. Chissà che non sia questo il vero tassello mancante!

SPERIAMO NEL TASSELLO MANCANTE, FORSE MEGLIO DIRE “TRAIT D’UNION, I MOVIMENTI AMBIENTALISTI, CULTURALI, FEMMINISTI, SONO DIFFUSI E ATTIVI IN TUTTO IL MONDO , MANCA SOLO UN FORTE COLLANTE DELLE IDEE E DELLE ENERGIE - E DI QUESTE CE NE SONO DA VENDERE - PER INCIDERE SUL FUTURO. GRAZIE JACOPO PER LA DISPONIBILITÀ.


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