Vivere in tempo di Covid: il Vespucci. Intervista a Marina Olivieri, insegnante di lettere

Scoprire che il Vespucci, Istituto alberghiero di Lambrate, non è più un rifugio per chi deve completare l'obbligo scolastico, fa piacere. Anche la scolarizzazione professionale sta conquistando visibilità positiva. È un bel risultato per un sistema scolastico snob. ()
enogastronomia
L'anno scorso alla biblioteca Valvassori Peroni ho assistito allo spettacolo teatrale della sua classe sulla Resistenza e mi ha sorpreso l'impegno delle/dei ragazze/i. Quali motivi hanno determinato questa positiva trasformazione di ragazze/i che ricordavo piuttosto selvatici?

Il cambiamento è stato generato da più motivi: l'Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e Ristorazione è diventato quinquennale - prima era 3+2 -, sono cambiati i programmi e gli indirizzi, ci sono più attività di formazione culturale generale. Questo ha incrementato la scelta di chi pensa a una preparazione professionale seria e completa.
Abbiamo 3 sedi e 4 indirizzi: enogastronomia, prodotti dolciari, accoglienza turistica, servizio di sala e di vendita.
Ogni classe ha progetti specifici, attività gestite da insegnanti con associazioni: teatro, ambiente, clima, cittadinanza, ecc. oltre naturalmente alle materie di studio e ai laboratori. Ultimamente è stata inoltre potenziata l’educazione alla legalità che è ormai assorbita nell’educazione civica e nell’ultimo punto “Cittadinanza e Costituzione” previsto nel colloquio d'esame orale.

Come sono i rapporti tra alunni italiani e stranieri?

Negli ultimi anni le iscrizioni di ragazzi stranieri sono diminuite, in parte perché, dopo la crisi economica di dieci anni fa, per mancanza di lavoro alcune famiglie sono rientrate nel loro paese d'origine, in parte alcuni ragazzi si sono iscritti anche in altri corsi di studio, avendo già una scolarizzazione completa tutta in Italia.
In Istituto abbiamo lavorato sulla consapevolezza dei diritti umani e sul razzismo e gli attriti sono diminuiti, ci saranno forse ancora pregiudizi, ma non espressi. Dopotutto li si distingue giusto per alcuni tratti fisionomici, per il resto le/i giovani sono tutti uguali.

Come hanno reagito studentesse e studenti a questa calamità Covid e alla chiusura della scuola?


All'inizio erano spaventati, persi.
La direzione si è mossa velocemente aderendo alla piattaforma gratuita di google per le scuole che permette anche i collegamenti video.
Le prime lezioni sono state commoventi: erano così felici di poter essere, seppure in modo virtuale, di nuovo insieme! Si collegavano da tutta Italia, a volte una mia alunna anche dalle Filippine, dove è rimasta bloccata dalla mancanza di voli.
Solo nelle prime due classi ci sono stati alcuni problemi disciplinari di disturbo delle lezioni, invece i 'grandi' hanno dimostrato consapevolezza anche nel comportamento.

Quali sentimenti o reazioni hanno dimostrato?

Io insegno nelle classi 3ª, 4ª e 5ª, e devo ammettere che questa esperienza li ha molto maturati. Hanno instaurato relazioni più profonde sia con me che con i compagni, chi era timido è anche riuscito, protetto dallo schermo, a venir 'fuori', altri, con problemi, si sono invece rinchiusi di più. Poi, certo, il giullare di turno non manca mai.
In particolare i ragazzi di quinta sono molto seri, più consapevoli, hanno visto che nella scuola pubblica c'è chi li aiuta disinteressatamente. Per loro è stata un'esperienza maturante, una reazione positiva per nulla scontata. Pongono domande di senso, senza puntare solo al voto, esprimono il loro pensiero; ora sanno studiare da soli.
Non essere vicini ha fatto loro comprendere l'importanza delle relazioni, quello che mancava era il sé corporeo.
Non sono santi e i trucchi li usano, ma li conosco ormai bene e so condurre io il gioco e stabilire il limite.

Ci sono state dispersioni di alunni che non potevano seguire?


Avendo tutti il cellulare con la connessione internet, non ci sono stati problemi in tal senso. Hanno comunque la possibilità di recuperare in settembre, sempre che si riesca a tornare.

Data l'importanza che hanno i laboratori nel loro percorso scolastico, come avete sopperito?


Su 32 ore di lezioni settimanali, ben 6 ore sono di laboratorio. Gli insegnanti di 'pratica' hanno dato indicazioni su cosa dovevano fare; certo è più semplice dare istruzioni per un cocktail, ammesso di avere strumenti e ingredienti, molto più difficile cucinare un piatto, o peggio un dolce senza l'attrezzatura e la verifica finale.
Per fortuna la mia quinta aveva già completato in febbraio l'esperienza dello stage (iniziano in terza l'alternanza scuola-lavoro) di quattro settimane e la relativa riflessione teorica.

Come si svolgerà l'esame di maturità?

Secondo l'ordinanza essere ammessi all'esame non significa avere diritto al diploma. L'esame sarà orale, un colloquio di 60 minuti, con un presidente esterno, articolato in 5 punti: discussione di un elaborato concernente le discipline d'indirizzo, discussione di un breve testo d'italiano da analizzare, esposizione a partire da materiale predisposto dai docenti sul percorso di studi, su l'esperienza fatta e su cittadinanza civica.

Cosa pensano che li aspetterà nel loro futuro?

Sono pronti e preparati per lavorare, durante le estati precedenti molti lavoravano già negli alberghi e nei ristoranti. Ora sanno che a causa del virus si è verificato il crollo della ristorazione e del turismo. Sanno altresì che devono stare attenti, dopo il lockdown, alla loro e altrui salute. Rispetto agli alunni di anni fa sono coscienti dei loro diritti, di essere cittadini. Sanno però che sarà dura.

E per concludere...

Il danno maggiore è stato per i bambini più piccoli, perché loro hanno più bisogno di imparare a stare insieme, hanno bisogno di norme sociali da apprendere e seguire, hanno bisogno di punti di riferimento, questo però anche i più grandi.
Dispiace a me e ai miei alunni di non aver potuto collaborare alla creazione del murales con OR.ME, come è stato fatto gli altri anni, avrebbe dovuto essere in marzo!

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