Vecchio Ecopass, nuova “Area C”, le polemiche non si placano

Ma il sindaco s’impegna: “18 mesi di sperimentazione e il ricavato interamente utilizzato per promuovere la mobilità sostenibile”.
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Cambiano le giunte, soffia un vento nuovo, ed anche l’Ecopass cambia pelle e nome: da gennaio 2012 palazzo Marino lancia infatti il progetto sperimentale “Area C”, con nuove modalità di accesso e, soprattutto, una nuova filosofia di base.

Ricapitoliamo brevemente la storia del progetto Ecopass per chi negli ultimi tre anni fosse vissuto all’estero senza accesso ai giornali o ad internet: Ecopass è un progetto della giunta Moratti, attivo dal 2008, come risposta alle richieste sempre più pressanti da parte dei cittadini e dell’Europa per un miglioramento della qualità dell’aria in città: troppi i giorni all’anno di sforamento dei limiti del PM10 (le micidiali “polveri sottili”) rispetto ai 35 previsti dalle norme comunitarie, troppo flebili le proposte della giunta fino a quel momento, basate su domeniche piedi e targhe alterne, iniziative che non producono esiti duraturi e cambiamenti sostanziali sul livello di inquinanti nell’aria.

L'Ecopass puniva le auto più vecchie

Viene varato quindi il progetto Ecopass, ovvero la chiusura degli accessi al centro storico (area Bastioni) con una serie di varchi presidiati da telecamere, in grado di registrare ogni singolo accesso; il progetto prevede differenti tariffe a seconda della classe inquinante dei veicoli, più elevate per i veicoli più vecchi e inquinanti, fino all’esenzione per i veicoli di recente immatricolazione e un inasprimento progressivo negli anni di tali tariffe, per “punire” sempre di più gli inquinatori e “premiare” chi invece ha deciso di acquistare un veicolo con impatti minori sulla qualità dell’aria.

Una macchina da soldi che non riduce il traffico

Il meccanismo sembra funzionare e da palazzo Marino possono partire trionfali comunicati stampa, in cui si presentano i risultati del progetto: un significativo calo degli accessi al centro e un rilevante flusso di cassa nei bilanci comunali (soldi che, a detta della giunta, sono stati in larga parte investiti nel rinnovo del parco macchine ATM e in altre iniziative legate ai temi ambientali, ma la cui reale destinazione è sempre stata molto fumosa e poco trasparente). Fino qui tutto bene, dunque, ma nella macchina virtuosa iniziano presto a penetrare i primi granelli, che, poco a poco, incepperanno l’intero meccanismo: sono le agevolazioni e i permessi speciali che, elargiti con troppa liberalità, uniti alle pressioni da parte dei commercianti per ritardare l’annunciato inasprimento delle tariffe, trasformano di fatto l’Ecopass in una mera macchina da soldi, con un numero totale di accessi che torna lentamente a salire, grazie anche al rinnovo del parco veicolare, fino di fatto a tornare ai livelli precedenti all’avvio del progetto.

Come commenta l’assessore al commercio D’Alfonso sul settimanale ArcipelagoMilano.org a proposito del “fallimento Ecopass”: “pensare che l’inquinamento fosse abbassato da un intervento sul 2% scarso dell’area urbanizzata era una sciocchezza palese”.

Da Ecopass a Congestion Charge

Nasce quindi la volontà di salvare ciò che di buono Ecopass ha prodotto, in particolare un diverso approccio a ciò che fino a pochi anni fa era concepito come un diritto: l’uso della macchina in città. Enrico Fedrighini, dei Verdi, è uno dei promotori del referendum che a giugno ha visto il 78,9% dei cittadini esprimersi a favore dell’Ecopass e della sua trasformazione in “Congestion Charge”, con l’obiettivo di riduzione traffico in una zona ben precisa, basata su una valorizzazione monetaria del suolo pubblico diventato bene scarso (come sa chiunque si sia messo in auto su una delle arterie principali della città in orario di punta, con la matematica certezza di perdere gran parte del proprio tempo imbottigliato nel traffico). Niente più tariffe diverse in base al tipo di automobile posseduta, quindi, ma una tariffa unica per chiunque voglia accedere al centro storico: non si paga più la possibilità di inquinare in centro, ma la possibilità di intasare le poche vie disponibili con il proprio mezzo.

Forti perplessità sui metodi

È proprio Fedrighini, in una newsletter diffusa qualche giorno fa, ad esprimere le maggiori perplessità nei confronti delle modalità con cui la giunta a gennaio intende lanciare il progetto “Area C”. Queste, in sintesi, le sue obiezioni:

  • Perché dai 10 euro giornalieri inizialmente previsti per i veicoli commerciali si è scesi ad una tariffa di 3, quando i veicoli privati pagheranno 5 euro? È vero che i veicoli commerciali rappresentano circa il 10% del totale, ma è anche vero che entrano ed escono più volte al giorno dall’area interessata, andando quindi a contribuire in proporzione molto di più alla “congestion” che si vorrebbe ridurre.

  • Perché non vincolare tali tariffe ridotte a determinate fasce orarie, in modo da togliere furgoni in transito e in sosta in doppia fila negli orari di punta?

  • Perché invece di un abbonamento ridotto per i residenti si parla di 40 entrate gratuite e di tariffe agevolate in futuro? Non rischia di passare così il messaggio che si privilegia il traffico di merci ai danni dei residenti?

    Hanno vinto i commercianti?

I commercianti hanno vinto, commenta amaramente Fedrighini, potranno entrare e circolare in qualsiasi momento pagando solo 3 euro invece dei 5 che pagano tutti gli altri.

Che almeno il comune si impegni a pubblicare sul suo sito in maniera chiara e trasparente tutte le entrate con la loro puntuale destinazione, vincolandole ad iniziative per il potenziamento della mobilità sostenibile. Questo è il “minimo sindacale” che i cittadini si aspettano.

Mentre tace l’assessore alla mobilità, è dura la replica di D’Alfonso: noi non abbiamo trattato con nessuno. Abbiamo ascoltato tutti, ma senza cedere ai ricatti di questa o quella lobby. I motivi della riduzione delle tariffe per i veicoli merci vanno cercati altrove: non dimentichiamo che l’area del centro racchiude in pochi chilometri quadrati quasi la metà di tutti gli esercizi commerciali dell’intera città e che le merci non possono viaggiare sui mezzi pubblici.

Questi in sintesi gli argomenti dell’assessore al Commercio, peccato che i modi e i toni con cui sono espressi trasudano echi di arroganza che fanno ricordare quelli della passata amministrazione: accostare le “Anime belle della sinistra” alle “ultime raffiche del ventennio berlusconiano” da parte di chi ha lavorato per anni come dirigente in Fininvest/Mediaset rasenta il limite della spudoratezza e bollare gli scettici come“fondamentalisti del ritorno alla vita agricola” non suona molto rispettoso nei confronti dei cittadini che, suo malgrado, lo hanno eletto e lo costringono pure a lavorare.

L'impegno di Pisapia

Per fortuna ci pensa il nostro sindaco a stemperare un po’ gli animi,in un’intervista a Repubblica, ricordando (con i toni molto più pacati a cui siamo abituati) che, dopo tutto, Area C è pur sempre un progetto sperimentale, la cui durata è stata abbassata da 24 a 18 mesi proprio per venire incontro alle richieste dei cittadini e che la giunta è disposta “anche a fare marcia indietro se non si raggiungesse l’obiettivo fissato”. Il sindaco ci tiene poi a ribadire: “nessun privilegio ai commercianti, ma il riconoscimento di una necessità che riguarda casi specifici” che verranno valutati di volta in volta, nel tempo.

Non è detto quindi che i 3 euro siano scolpiti nella pietra: al termine della sperimentazione “sulla base dei risultati valuteremo come procedere. Contemporaneamente intensificheremo i controlli dei vigili, e non solo per i mezzi commerciali”

Per venire incontro al “minimo sindacale” chiesto da Fedrighini, il sindaco aggiunge poi che “tutte le somme che finiranno nelle casse del Comune saranno utilizzate per la mobilità sostenibile” perché, riconosce Pisapia “introdurre un ticket di ingresso presuppone un impegno imperativo: che i mezzi pubblici funzionino, rispettino gli orari e siano efficienti”.

Resta una verità non detta tra le parole del sindaco: dopo l’aumento dell’Irpef e dei biglietti ATM, vessare i commercianti con tariffe troppo elevate non è certo il migliore dei biglietti da visita per la nuova giunta, soprattutto in un momento così difficile.

Mentre rimangono ad aleggiare nell’aria le giuste perplessità di Fedrighini, ai cittadini non rimane quindi che attendere lo scadere dei 18 mesi di prova per poter giudicare la bontà di questi provvedimenti, con l’augurio che se ne possa discutere con un po’ meno alterigia da parte di certe istituzioni, che sembrano fuori luogo e stridenti con la linea morbida portata avanti finora da Palazzo Marino.




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Re: Vecchio Ecopass, nuova “Area C”, le polemiche non si placano
15/12/2011 lorena
Io abito un porteno dopo le telecamere nell zona c ho il garage fuori: cosa faccioi pago 2 € ogni cvolta che vado a scaricare e porto la macchina in garage?
Anche solo per posteggiare passo sotto le telecamere cosa devo fare non sposto la macchina per il lavaggio o la pago il passaggio tutte le volte?
Diverso è dire che non si può andare in centro in macchina, ma allora non ci va nessuno, pagando e no, e un conto è blindare dei cittadini in una zona senza farli uscire quando la maggior parte dei servizi: scuole , supermercati, mercati sono fuori.
Il provvedimento è vergognoso degno di chi va a farsi vedere nei mercati quando devono cercare voti e poi non mettono il naso fuori per capire come gestire veramente i problemi.
Lorena


Re: Vecchio Ecopass, nuova “Area C”, le polemiche non si placano
17/11/2011 Vincenzo Robustelli
Mi sembra che l'articolo sia equilibrato nel non voler trasmettere certezze e nel non nascondere critiche e i suggerimenti per migliorarlo.
Resta il grosso problema dei trasporti pubblici che risultano sempre più intasati e che, secondo me, necessitano di investimenti specialmente nelle zone periferiche e per i parcheggi di corrispondenza.


Re: Vecchio Ecopass, nuova “Area C”, le pole
16/11/2011 Valeria Volpe
Mi sembra un articolo esauriente, che tiene conto di tutte le posizioni e giustamente critica i toni di D'Alfonso nell'articolo citato.


 
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