Sempre e comunque cinema

Se non si può andare al cinema, lasciamo che il cinema venga da noi. ()
zero in condotta immagine

La contingenza è sfavorevole e non si sa neppure quanto sia utile continuare a ripetercelo. Cinema e teatri sono (doverosamente) chiusi e resta tutta la risolvere l’incognita della loro riapertura.

Di necessità virtù, si aguzza l’ingegno per soddisfare il bisogno, primario o meno che sia, di vedere un buon film utilizzando le risorse della rete. Ci viene ancora una volta in aiuto la piattaforma YouTube con l’ausilio della quale vi proponiamo la visione di cinque capolavori assoluti del cinema di tutti i tempi.

In ordine cronologico e con la doverosa premessa che, a volte, la visione è un po’ difficoltosa, ecco quanto vi suggeriamo per trascorrere qualche ora in compagnia di grande cinema.

Al di là della dissacrante battuta di Fantozzi/Villaggio, “La corazzata Potëmkin” (1925) di Sergej M. Ejzenstejn è un autentico capolavoro. La rivolta dei marinai dell’incrociatore (non era una corazzata), la partecipazione all’insurrezione della popolazione di Odessa, la repressione sanguinosa dei cosacchi sono restituite con grande respiro cinematografico, sapienza tecnica (per l’epoca) e partecipazione politica.

Un capolavoro. Punto e a capo.

Nel 1933 Jean Vigo dirige “Zero in condotta”, un perfetto apologo sui meccanismi della repressione e della conseguente rivolta, realizzato in un collegio maschile francese, quasi un’anticipazione del clima rivoluzionario del ’68. Scene imperdibili, come quella della battaglia con i cuscini.

Del 1940 è “Furore” di John Ford, tratto dal romanzo “The Grapes of Wrath” di John Steinbeck. Racconta una vicenda esemplare durante gli anni della Grande Depressione, magistralmente cantati in musica da quel gigante che era Woody Guthrie.

L’interprete principale è Henry Fonda a cui è affidata la forza narrativa di un’epopea di sconfitte, sopraffazioni e umiliazioni.

Un rigoroso bianco e nero restituisce un clima di “depressione” sociale e umana che ciclacamente ritorna nella storia. Ogni riferimento all’immigrazione non è casuale.

Esce nel 1963 uno strano film a episodi che s’intitola “Ro.Go.Pa.G”, riprendendo le iniziali dei quattro registi che hanno contribuito a realizzarlo: Roberto Rossellini, Ugo Gregoretti, Jean-Luc Godard e Pier Paolo Pasolini. Film certamente non memorabile, se non fosse per l’episodio pasoliniano.

“La ricotta” è un capolavoro di forma e di contenuto che utilizza un set cinematografico sulla passione del Cristo per raccontare una storia di povertà e di fame. Una scorpacciata di ricotta sarà fatale a un figurante a cui il cibo non basta mai per carenza atavica. Nel film compare nella veste del regista Orson Welles, doppiato dallo scrittore Giorgio Bassani, che si presta sornionamente alla metafora pasoliniana.

Chiude questa piccola rassegna, a mo’ di cineforum casalingo, forse il film più bello di Federico Fellini, autore di cui quest’anno ricorre il centenario della nascita.

Opinevolmente si tratta di “Amarcord” (1973), ricostruzione tra fantasia e realtà di un’infanzia/giovinezza ambientata nel borgo natale.

Fellini utilizza la tecnica di episodi narrativi per restituire un mondo (siamo negli anni ’30 del secolo che fu) che non tornerà mai più ma che offre occasione per modellare personaggi e situazioni che resteranno per sempre nell’immaginario, non solo cinematografico.

Il nonno che si perde nella nebbia, il passaggio notturno del transatlantico Rex, lo zio matto che sale sull’albero sono da antologia del cinema di tutti i tempi.

Nella speranza di aver suscitato la vostra curiosità, ci rituffiamo nella rete alla ricerca di altre suggestioni. Alla prossima.


(Massimo Cecconi)


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