L'Ambrogino d'oro alla cooperativa sociale Cidiesse
È possibile produrre quadri elettrici e costruire contemporaneamente percorsi educativi? Sono finalità molto diverse ma la storia del progetto “Dal bullo al bullone” e l’attività trentennale della Cidiesse ha dimostrato che si possono coniugare.
(Marina Olivieri)05/12/2019
Quest’anno il Comune di Milano ha voluto riconoscerne l’impegno sociale con l’attestato di civica benemerenza dell’Ambrogino d’oro che sarà consegnato il 7 dicembre: la cooperativa sociale Cidiesse è nata nel 1989 come laboratorio artigianale finalizzato ad accogliere e formare persone con trascorsi di droga e delinquenza, per un inserimento stabile, al termine del percorso, nel mondo del lavoro. I soci, veri imprenditori sociali, hanno investito i loro capitali in una attività dove il guadagno, il valore aggiunto, non sono i soldi ma persone che passano da costo sociale a risorsa per la società, persone che attraverso il lavoro recuperano la dignità persa e, al termine del percorso, diventano cittadini onesti e autonomi.
La storia della cooperativa è intessuta di incontri, non saltuari o occasionali come possono essere quelli di un servizio sociale o di uno sportello assistenziale, ma incontri che impegnano le persone in una quotidianità operativa. Chi entra nella Cidiesse non è più considerato un utente ma un lavoratore, impara ad esserlo e ne acquisisce le competenze necessarie. Giorno dopo giorno, per nove ore al giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, nasce insieme una nuova consapevolezza; vengono messi uno sopra l’altro tanti mattoni, mattoni simbolici ma molto solidi perché fatti di cose concrete che si imparano vivendo insieme gomito a gomito. Al termine del percorso, che dura al massimo un paio d’anni, chi è entrato come utente ne esce come lavoratore ed entra nel mercato del lavoro trovando una propria occupazione.
Il lavoro è infatti una delle dimensioni principali dell’identità sociale di una persona ed è estremamente oggettivante, legato al fare e all’essere; non sono chiacchiere filosofiche. Per persone che vengono da anni di rapporti con assistenti sociali, psicologi ecc. misurarsi con il proprio saper fare e il saper essere nel fare, è un salto di qualità notevole; è in qualche modo molto più terapeutico di tante altre cure.
Negli ultimi anni la cooperativa si è aperta anche a ragazzi minorenni, già coinvolti in episodi delinquenziali, con il progetto “Dal bullo al bullone” aprendo un laboratorio all’interno dell’Istituto Penale Minorile Beccaria. I risultati sono pienamente soddisfacenti; i posti disponibili nel vecchio laboratorio sono risultati così insufficienti e quest’estate la Cidiesse si è dovuta trasferire dalla vecchia sede, nella parrocchia di Santa Croce in via Sidoli 10, alla nuova, in uno spazioso capannone industriale in viale Monza 338.
Il lavoro (assemblaggio e cablaggio di quadri elettrici di automazione industriale) è alla base del progetto per la formazione on-the-job dei ragazzi ed è la principale fonte di autofinanziamento dell’attività, ma l’alto costo del turnover dei ragazzi in formazione permanente causa un fabbisogno finanziario annuo che il fatturato non può coprire e porta alla necessità di reperire in maniera continuativa risorse economiche.
Sono già passate dalla Cidiesse più di 200 persone che si sono pienamente inserite nella società come cittadini onesti e buoni lavoratori; ci auguriamo che la cooperativa continui a operare e che nei prossimi anni possa crescere ancora non solo nella produzione industriale ma soprattutto nella costruzione dei percorsi di formazione professionale e di crescita umana e civile delle persone.
La storia della cooperativa è intessuta di incontri, non saltuari o occasionali come possono essere quelli di un servizio sociale o di uno sportello assistenziale, ma incontri che impegnano le persone in una quotidianità operativa. Chi entra nella Cidiesse non è più considerato un utente ma un lavoratore, impara ad esserlo e ne acquisisce le competenze necessarie. Giorno dopo giorno, per nove ore al giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, nasce insieme una nuova consapevolezza; vengono messi uno sopra l’altro tanti mattoni, mattoni simbolici ma molto solidi perché fatti di cose concrete che si imparano vivendo insieme gomito a gomito. Al termine del percorso, che dura al massimo un paio d’anni, chi è entrato come utente ne esce come lavoratore ed entra nel mercato del lavoro trovando una propria occupazione.
Il lavoro è infatti una delle dimensioni principali dell’identità sociale di una persona ed è estremamente oggettivante, legato al fare e all’essere; non sono chiacchiere filosofiche. Per persone che vengono da anni di rapporti con assistenti sociali, psicologi ecc. misurarsi con il proprio saper fare e il saper essere nel fare, è un salto di qualità notevole; è in qualche modo molto più terapeutico di tante altre cure.
Negli ultimi anni la cooperativa si è aperta anche a ragazzi minorenni, già coinvolti in episodi delinquenziali, con il progetto “Dal bullo al bullone” aprendo un laboratorio all’interno dell’Istituto Penale Minorile Beccaria. I risultati sono pienamente soddisfacenti; i posti disponibili nel vecchio laboratorio sono risultati così insufficienti e quest’estate la Cidiesse si è dovuta trasferire dalla vecchia sede, nella parrocchia di Santa Croce in via Sidoli 10, alla nuova, in uno spazioso capannone industriale in viale Monza 338.
I percorsi realizzati in Cidiesse non solo hanno una ricaduta positiva sui ragazzi, che non torneranno più a delinquere, ma hanno un impatto economico sociale notevole; basti pensare che nel caso di recidiva, il commettere cioè altri reati che li portino di nuovo in carcere, il costo per il loro mantenimento è di circa 160 euro al giorno, (quasi 60.000 euro/anno). I dati ministeriali parlano chiaro, gli ex detenuti che non godono di percorsi di reinserimento socio- lavorativo, finiscono di nuovo a delinquere in percentuali molto elevate: circa il 70% torna in carcere nel giro di due anni, mentre per i soggetti inseriti in processi di inserimento lavorativo la percentuale è contenuta entro il 10 %. Ne deriva che ogni ragazzo strappato alla strada e al carcere comporta un vantaggio non indifferente per la collettività, sia in termini economici che in termini di sicurezza sociale.
Il lavoro (assemblaggio e cablaggio di quadri elettrici di automazione industriale) è alla base del progetto per la formazione on-the-job dei ragazzi ed è la principale fonte di autofinanziamento dell’attività, ma l’alto costo del turnover dei ragazzi in formazione permanente causa un fabbisogno finanziario annuo che il fatturato non può coprire e porta alla necessità di reperire in maniera continuativa risorse economiche.
Sono già passate dalla Cidiesse più di 200 persone che si sono pienamente inserite nella società come cittadini onesti e buoni lavoratori; ci auguriamo che la cooperativa continui a operare e che nei prossimi anni possa crescere ancora non solo nella produzione industriale ma soprattutto nella costruzione dei percorsi di formazione professionale e di crescita umana e civile delle persone.