“Piano di sviluppo del Welfare 2018-2020 del Comune di Milano”, prima analisi della bozza

Il 9 e il 16 aprile si è riunita la commissione Politiche sociali del Municipio 3, presieduta da Giuseppina Rosco e Sergio Boniolo. Relatore del documento del Comune, Cosimo Palazzo ()
wemi milano
Riportiamo quanto detto da chi è intervenuto durante le due riunioni di commissione.

Sergio Boniolo (vicepresidente)
La prima versione del piano di sviluppo risale al 2012. Questo documento sostituirà quello del 2012 e raccoglie il lavoro dei dibattiti, durante il Social Forum; è stato sviluppato partendo da dati demografici e statistici riferiti ai servizi e alla popolazione raccolti dal Comune di Milano tramite il terzo settore - l'associazionismo cattolico e laico e i sindacati - , comprende il lavoro dei 10 tavoli imperniati su: domiciliarità, invecchiamento attivo, cultura della salute e stili vita, dipendenze, disabilità, 018 per i diritti dei bambini, salute mentale, persone sottoposte a provvedimenti giudiziari, immigrazione e inclusione sociale, povertà e senza dimora.
Il Politecnico ha contribuito e prodotto uno studio sugli spazi urbani e su come lo sviluppo degli spazi comuni si inneschino sulle polotiche sociali e favoriscano o meno la socialità.
A questo documento possono essere apportate modifiche e osservazioni, che saranno recepite come modifiche di dettaglio al piano. Entro fine aprile/15 maggio ci sarà la delibera di giunta del Comune.

Cosimo Palazzo (Comune di Milano)
Questo documento di 177 pagine va verso un accordo di programma tra strutture sanitarie, ovvero la Regione, e strutture sociali, ovvero il Comune. Dal 2000 è previsto che siano le ATS stesse (agenzie della tutela della salute) ad applicare e rendere operativo il contenuto del piano per quanto attiene all'intreccio tra sociale e sanitario.
Per definire il programma finale del percorso e del piano di zona è necessario raccogliere le osservazioni che provengono dalle diverse zone entro maggio, perché il documento è suscettibile di aggiunte, ma solo se ci sono osservazioni oltre quelle recepite lo scorso anno. Il piano di zona riguarda la programmazione sociale nell'ambito locale, noi andiamo di zona in zona per ricomporre le diverse risorse; il risultato sarà un unico strumento che raccoglie tutto il frutto di un percorso iniziato più di un anno fa.
Verrà inviata una griglia, affinché le osservazioni non siano ripetitive. L'obiettivo è la firma di un accordo di programma entro la fine dell'autunno.

Il documento definisce gli obiettivi comuni e raccoglie quanto già realizzato in precedenza.
Il testo parte dall'analisi di quanto c'era prima: servizi anziani, disabili, adulti sparsi sul territorio, dove ognuno acquistava quelli di cui abbisognava; essi tuttavia dovrebbero essere in grado di raggiungere il maggior numero possibile di cittadini.
L'anno scorso abbiamo raggruppato i settori dei servizi nella logica di una migliore organizzazione degli stessi, definendo alcuni settori trasversali. Il documento offre alcuni spunti, per esempio, la riunione dei servizi residenziali per i disabili e anziani, le residenze sociali temporanee o l'assistenza domiciliare, la lotta all'esclusione sociale e alla povertà, il sostegno ai familiari, la promozione del benessere.
Racconta come è stata riorganizzata l'assistenza domiciliare e le linee di intervento, quali i passi da effettuare, analizza osservazioni fatte in questi anni rispetto l'esclusione sociale, il contrasto alla povertà, la salute mentale.
I tavoli di lavoro erano composti da persone competenti, comprendevano i direttori di settori, gli addetti occupati nelle strutture e anche le famiglie, per avvicinare i cittadini al tema della salute. Questo ha consentito di arrivare alla stesura di un documento, un patto cittadino in cui tutti si ritrovino. Prima, per esempio, il sostegno al reddito era frammentato in vari uffici, oggi viene connesso con l'aiuto dell'assistente sociale che predispone un piano individuale per il richiedente.
La riorganizzazione complessiva ha consentito l'implementazione di servizi: il n° verde attivo 24 ore, il rafforzamento del presidio della Stazione Centrale per far uscire l'emarginazione dall'emergenza (fase del freddo), l'aumento dell'offerta residenziale che ha consentito esperimenti di inserimento di senza dimora in piccoli appartamenti, come pure la sperimentazione della casa medica. L'implementazione di nuovi servizi è stata attuata anche con un progetto finanziato con fondi europei.
Un portale, inoltre, facilita l'accesso ai servizi Unimi di via Statuto e supporta i cittadini nella ricerca, fino alla contrattualizzazione. Questi spazi Unimi utilizzano gli sportelli sociali – il progetto “Cubì” realizzato con fondi Cariplo -, che sono 12, sparsi in città e 3 sono presenti in zona (a Lambrate, Città Studi e a cavallo della zona 2).
Storicamente lo Stato, invece di provvedere a servizi standard nelle città, ha preferito trasferire risorse dirette ai cittadini (come l'assegno per alcune spese). Ora il servizio va direttamente al cittadino e implementa il sistema welfare arricchendo il catalogo di opportunità. Sono stati identificati 9 servizi di comunità, ma c'è anche chi lavora nelle parrocchie o nei centri di aggregazione sociale e hanno bisogno di essere coordinati con il Comune.
Il REI ha prodotto questa dinamica, poiché ha preteso la riorganizzazione a tutti i livelli: nazionale, regionale, locale a ha consentito di allocare risorse del piano nazionale con la creazione di livelli strategici d'intervento.
La revisione del titolo sociale, che non sono elargizioni in denaro, consente invece a tutti i cittadini di acquisire aiuti accreditati e ricevere servizi che vanno direttamente a lui. Inoltre viene garantita la qualità degli operatori formati per i servizi di qualità e l'aiuto e la progettazione per le famiglie. Per questo scopo è stata organizzata la formazione di operatori sociali di aiuto alle famiglie, circa un centinaio di giovani.
La situazione di questi anni, la povertà, la crisi, ha posto il problema dell'emergenza abitativa . Abbiamo ospitato migliaia di persone, grazie alla RSD. A fianco di strumenti tradizionali vanno però previsti alcuni strumenti più adeguati, come la residenza temporanea e interventi non pubblici.
Il quadro del documento è più ampio rispetto a questo riassunto, perché prende in considerazione tipologie diverse di interventi tenendo conto di territori diversi, per poter correttamente valutare cosa fare.
La città com'è presentata nel documento offre alcune riflessioni, racconta dell'invecchiamento e dell'allarme relativo ai servizi per la non autosufficienza, dato l'allungamento della vita, e porta alla capacità di relazionarsi con le strutture . Il 50% delle persone sono single, il 25% sono famiglie composte al massimo di 2 persone e questo pone delle questioni. Si pone il tema dell'isolamento delle persone e dei servizi a una persona sola, senza correre il rischio di isolare ulteriormente quest individui. Gli operatori sociali avranno il compito di creare servizi condivisi, come ad esempio il servizio dei nidi d'infanzia.
A Milano aumentano le diseguaglianze dei livelli di ricchezza, condizionando le politiche per i diversi settori della società, nelle diverse fasi della vita. Le donne a Milano risultano occupate al 70%, ciò è positivo, ma comporta adattamento dei servizi che non possono più essere compiuti dalle donne. L'università, il pendolarismo...la dinamicità della città impone di prender nota dei cambiamenti. Il capitolo 5 si occupa dei servizi nella prospettiva anche degli spazi. Il Politecnico può aiutarci a progettare gli spazi dei servizi in maniera coerente, a comprendere in che modo il territorio inciderà sui servizi nei prossimi anni e a indicarci come costruirli, perché se non funzionali, non saranno fruiti o fruibili .
In questa nuova realtà il ruolo del Comune è creare le condizioni per incanalare tutte le risorse e leggere i bisogni della città attraverso i sistemi informativi. Viene creata la cartella della singola persona, per riattrezzarsi per competenze, garantire la richiesta di bisogni dei singoli, rispondendo così al tipo di città cui ci rivolgiamo. Si devono creare sinergie di risposta di esigenza abitativa e fare un nuovo ragionamento sulle strutture di gestione, trasformare le piattaforme dei servizi. Ci sono già tentativi in atto: l'iscrizione dei bambini all'asilo con un sito apposito, valorizzare i servizi e prevederli in base anche all'Isee, creare sinergie per l'emergenza abitativa, fare nuove strutture, riformare la piattaforma dei sistemi di welfare, un punto unico per i disabili, prevedere anche la compartecipazione alla spesa.

Interventi del 9 aprile.

Migliarese
Ci sono 2 temi non emersi: l'invecchiamento della popolazione, che in zona 3 è più cospicuo, il secondo problema è quello della residenzialità delle famiglie giovani: non è facile stabilirsi a Milano per motivi economici .
Relatore risponde:
La questione abitativa cambia durante la vita, per questo è difficile capire quali sono le politiche relative e i canoni affrontabili, ma il sistema abitativo sta in un modo più generale di vivere in città e comprende gli asili, le scuole, gli impianti sportivi ecc. Sono però aumentati i diciottenni presenti, perché è aumentata l'attrattiva della città .
L'integrazione dei progetti e delle risorse è un grande piano.

Interventi del 16 aprile.

Migliarese
Parlo di famiglie e non semplicemente di giovani. Ci vogliono iniziative che contrastino alcune politiche, ci devono essere correzione di tendenze; devono essere introdotti aiuti alle famiglie con figli, anche attraverso il privato sociale e il Comune deve intervenire con sostegni alle famiglie con figli e interventi correttivi.

Sammarco
Noto due passaggi: il tavolo per l'immigrazione e il ruolo della scuola a cui viene assegnato qualsiasi compito educativo, rispetto alle situazioni più diverse. Per esempio circa il bullismo, ci devon essere persone specializzate e l'ATS che supportino i docenti e ciò significa investimenti onerosi e strumenti operativi.

Zelasco
Si potrebbe allargare il discorso “scuola” allargando gli ambiti in cui si fa educazione, esempio gli spazi in cui vengono svolte attività sportive e non, dopo la scuola.

Boniolo
Sono in aumento le persone che chiedono aiuto ed è necessario tenerne conto, un piano triennale difficilmente riesce a soddisfare una politica di prolematiche abitative. Ci si può riferire al piano abitativo del 2012, che è ancora in vigore. Il Municipio ha anche compiti di monitoraggio dei bisogni e della qualità delle prestazione e può approntare uno quadro della situazione in zona. Ci sono aiuti che possono arrivare anche dalle associazioni non pubbliche, del territorio, per esempio la Caritas e il Lions sono intervenute generosamente ultimamente con monitoraggi sanitari; l'associazione degli psicologi ha offerto il suo aiuto gratuitamente. Ma non si può programmare sul privato, si possono però far dialogare le associazione tra loro e diffondere la conoscenza delle realtà di quartiere.

Rosco
Il piano è ben strutturato e l'analisi del territorio e dei dati è determinante per capire come orientarsi. All'interno di questo lungo e complesso lavoro, ci hanno offerto tuttavia di inserire le ns. osservazioni e questo è molto importante.
Tutte le realtà devono essere adeguate al territorio. Le periferie non sono tutte uguali, via Rizzoli non è uguale all'Ortica, non ci sono soluzione valide in toto, ognuna deve essere adeguata al quartiere.
C'è il problema degli anziani che godono ancora di buona salute, ma non possono stare da soli, per loro potrebbero essere attuate risposte alternative alle case di riposo.
Ogni azione fatta sul territorio deve prima essere valutata per l'impatto che produrrà.
Questi sono esempi di osservazioni pertinenti.

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