Sciopero globale per il clima, e poi…….?

Straordinaria la partecipazione in tutti i paesi del mondo allo sciopero globale per la difesa del clima. Grazie a Greta Thunberg, la ragazzina svedese che ha saputo dare il via a una doverosa protesta civile e a lanciare un “J’Accuse” a chi ha in mano le sorti del pianeta e non se ne cura.

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La marcia per il climai venerdì 15 marzo scorso ha visto sfilare 100.000 giovani a Milano e riempire le piazze nelle maggiori città in Italia e nel mondo. Servirà a produrre qualche effetto o passata la festa, gabbato lo santo, secondo il detto dell’antico proverbio?

Ho visto un fiume di ragazzi passare davanti a me con cartelli e insegne inalberati a pieno diritto e a ragion veduta per denunciare la gravità e drammaticità del problema. Il negazionismo in materia è stato smentito da tante ricerche, studi e analisi scientifiche; hanno accertato un innalzamento progressivo della temperatura media del pianeta in atto da decenni che va arrestato.

Verrà preso in considerazione qualche provvedimento tampone sull'onda della protesta o si darà il via ad una serie di decisioni per modificare le fonti di approvvigionamento energetico, i modelli di produzione industriale e agro-alimentare, gli stili di vita dettati dalla società dei consumi, le abitudini alimentari ormai acquisite, ossia tutto quello che è messo in discussione proprio dagli slogan e dai cartelli dei giovani in corteo. E ciò non solo a livello nazionale, ma a livello sovranazionale, come la salvaguardia globale dell’ambiente richiede.

Dubito fortemente che ciò avvenga. In ogni occasione (da noi e altrove) constatiamo l'opportunismo più bieco, la ricerca del consenso costruito sulla disinformazione e la manipolazione dei dati, il perseguimento dell’interesse privato rispetto a quello pubblico. Le cosiddette elites al potere (finanziario ed economico) agiscono al di fuori delle regole e delle leggi, prive di alcun senso di responsabilità sociale e umana, che dovrebbe invece competere loro in virtù del ruolo che rivestono.
Questo è il sistema di fatto dominante e da cui non verranno di certo soluzioni risolutive, stando a quanto è successo dopo le innumerevoli Conferenze sul Clima a partire da quella di Rio de Janeiro nel 1992 all’ultima di Katowice nel 2018. Fa anzi una certa impressione rileggere il documento conclusivo della Conferenza di Rio dove si “sancisce la definitiva sistemazione del concetto di sviluppo sostenibile come garanzia di soddisfazione delle esigenze relative all’ambiente e allo sviluppo, sia delle generazioni presenti che di quelle future “. Fa anche impressione leggere come le due Convenzioni siglate nel 1992 prendevano atto delle esigenze di salvaguardia del Clima e della Biodiversità, ovviamente non vincolanti e mai adottate, nemmeno in parte, nei programmi di governo, se non come buone intenzioni, da allora ad oggi.

Che fare?
Sappiamo che l’allarme degli scienziati non può essere sottovalutato, non sarà possibile porre rimedio agli effetti del cambiamento climatico quando certi limiti saranno superati (e siamo vicini), bisogna agire sin da ora. Questo è il primo messaggio che i giovani devono ribadire in continuo e che noi non possiamo ignorare.

E’ poi evidente che occorre un superamento dell’ideologia che sostiene il sistema attuale, con tutte le implicazioni che ne derivano; si tratta dell’uso delle risorse naturali, dei beni materiali e immateriali (libertà, educazione, salute, ecc) a disposizione di pochi e non di tutti, della partecipazione dei cittadini al governo della cosa pubblica. Temi che non siamo certo in grado di affrontare qui, ma che credo non possano essere tolti dall’agenda quotidiana della collettività, perché se non saranno affrontati le prossime generazioni avranno grosse difficoltà ad abitare il pianeta. Mi domando come è possibile pensare che 10 miliardi di esseri umani sulla terra in futuro possano condurre un’esistenza tollerabile se non sarà vissuta entro un sistema di democrazia concreta, di democrazia vera e quindi attivata dal basso, dato che non può esistere un sistema democratico esercitato dall’alto, per definizione.

E intanto?
Intanto mi preoccuperei di usare il criterio dell’opportunità o meno degli interventi da realizzare in relazione alle loro conseguenze sul clima. Non è facile, siamo sommersi da false informazioni, da notizie inventate, da esperti pronti a sostenere una tesi a favore o anche una contraria, a seconda.
La salvaguardia del pianeta è un criterio di valutazione alla nostra portata e forse potrebbe darci un utile orientamento anche sul piano “politico”, dove politico è un aggettivo, attiene alla dimensione politica della relazione dei cittadini nella “polis”, che fatichiamo tanto a perseguire.
Oggi non è tanto importante stabilire i limiti da imporre per la salvaguardia dell’ambiente (se Euro 5 o 6 tanto per intenderci), ma è necessario adottare soluzioni che siano compatibili con le conseguenze economiche, sociali e ambientali delle soluzioni, in pratica adottare le conclusioni finali a cui erano giunti nella storica Conferenza sul Clima a Rio nel 1992.

Faccio un esempio, TAV SI’ o NO? Tralasciando le polemiche e rinunciando a leggere l’analisi costi-benefici, che sarebbe anche logico prendere in considerazione in un caso del genere, ma che,visto il polverone sollevato in merito, vogliamo mettere da parte non avendo il tempo, né le competenze necessarie né la voglia di farlo. Prendiamo in considerazione i termini della questione alla luce del cambiamento climatico che minaccia il nostro ambiente.
E’ opportuno avviare i lavori oggi per un tunnel lungo 57 km, che richiederà 20 anni di tempo per essere costruito e che ancora non servirà allo scopo perché la parte restante al completamento della TAV verrà decisa dopo il 2038 e non sappiamo quando sarà terminata? Ma da qui al 2050 non sarà stato meglio realizzare gli interventi che si devono approntare subito per interrompere il trend attuale dell'innalzamento di temperatura del pianeta? Gli interventi necessari per contrastare il cambiamento climatico richiederanno un mucchio di soldi, scelte tecnicamente valide, coerenti con gli obiettivi e non influenzate da opportunismi e propaganda politica di parte, inclusa la volontà di realizzarle su queste basi, volontà che non sembra arrivare dall’alto, e che dovrà essere agita dal basso. Non attendiamoci che succeda diversamente.

E intanto sarà anche importante che i giovani sappiano raccogliere il messaggio lanciato dalla ragazzina svedese, consolidare il successo di questo sciopero e dare continutà alla lotta per la difesa del clima, senza lasciare spazio ai personalismi, ai nacisismi, all’autorefenzialità che contraddistinguono molto spesso i movimenti organizzati dai meno giovani.


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