Non ci resta che il crimine

In una Roma in cui imperversano la banda della Magliana e i mondiali di calcio del 1982… non ci resta che ridere. ()
non ci resta che il crimine immagine
In “Non ci resta che piangere” (1984) Roberto Benigni e Massimo Troisi venivano proiettati quasi per incantamento nel passato, intorno all’anno 1492.
In “Non ci resta che il crimine”, il titolo è un evidente richiamo/omaggio al film precedente, Alessandro Gassmann, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi, attraverso un fantastico cunicolo spazio temporale, vengono rispediti nella Roma del giugno 1982, durante i campionati mondiali di calcio e le “prodezze” criminali della banda della Magliana.
I tre “poracci”, che nella Roma odierna vivono di espedienti, cercano di far fruttare nel passato le conoscenze acquisite nel presente in cui vivono, tra cui proprio le vicende della stessa banda della Magliana e i risultati delle partire di calcio dei mondiali.

Da questo un po’ stereotipato presupposto si innervano episodi di godibile comicità, grazie alla verve dei tre protagonisti, tutti autentici “romani de Roma”, del malavitoso Edoardo Leo e della sua bella, una coattissima Ilenia Pastorelli, per altro sempre in linea con i suoi cliché interpretativi.
In assoluta assenza di aspettative alte, il film offre momenti di sane risate, senza per altro indulgere più di tanto nel volgare, anche se l’ambiente non è certo quello di un convento di suore.
In questo divertimento collettivo, bravi tutti, compreso il regista/attore Massimiliano Bruno.
Gianmarco Tognazzi assomiglia, nel volto, nelle movenze e nelle espressioni, in modo impressionante al padre Ugo. Gassmann e Giallini sono simpaticamente cialtroni come spesso accade in film simili.
Anzi, se si dovesse citare un film di riferimento, forse più che “I soliti ignoti” andrebbe richiamato l’ “Audace colpo dei soliti ignoti” in cui Gassman padre in quanto a simpatica cialtronaggine non lo batte nessuno.

In “Non ci resta che il crimine” resteranno comunque memorabili la rapina in banca con camuffamento Kiss, intesa come band musicale, e l’empatia dei personaggi.
Il ritorno al futuro racchiuderà un epilogo, va da sé, surreale.
Da vedere, anche perché non si vive di soli drammi.

In programmazione al cinema Plinius



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