Nel progetto originario di Città Studi, che si vede in questa foto del 1930, al posto dell’istituto Rizzoli c’era un giardino per dare importanza alla attuale sede di Matematica; doveva diventare la sede del rettorato della Università Statale di Milano che doveva venire tutta in Città Studi, comprese le facoltà umanistiche.
L’edificio su via Mangiagalli 10, progettato dagli stessi progettisti del resto degli edifici (Belloni, Brusconi, Ferrini, Moretti e Verganti) in stile eclettico, era più grande di quello attuale e aveva un suo giardino.
Tra il 1951 e il 1956 viene costruito in stile razionalista da un architetto per il momento ignoto l’Istituto professionale poligrafico Angelo Rizzoli sul giardino e su parte dell’edificio di via Mangiagalli 10, il cui resto rimane separato con un ingresso su via Mangiagalli.
Mentre l’edificio di via Mangiagalli ha tre piani fuori terra l’Istituto Rizzoli ne ha cinque, di cui l’ultimo arretrato, su via Saldini ne ha solo uno. L’Istituto di Matematica retrostante ne ha tre.
Nel 2009 l’Istituto Rizzoli si sposta in periferia e vende la scuola alla GF1 che vuole costruire un grattacielo di 16 piani destinato a residence di lusso per studenti. Vi è una forte opposizione degli abitanti che costituiscono il Comitato Botticelli. La società GF1 rinuncia al progetto e successivamente fallisce.
Il PGT del 2012 rimuove il vincolo a servizio pubblico, non essendovi più l’istituto professionale. Una osservazione in tal senso del Comitato Botticelli viene respinta. Nel 2016 l’asta del tribunale viene aggiudicata alla società Armoniae srl per 10 milioni di euro, partendo da una base d’asta di 7,5 milioni.
Il nuovo proprietario presenta un progetto che prevede di utilizzare tutta la volumetria esistente, pari a 7000 mq di cui 2000 dell’auditorium interrato, in superficie per costruire un edificio residenziale a C di 10 piani su tutti i lati tranne al centro di via Saldini. Il piano terreno e l’interrato vengono destinati a box.
Il progetto, prima respinto dalla commissione per il paesaggio, viene modificato arretrando l’ultimo piano e costruendo un edificio a un piano su via Saldini, che elimina un piccolo giardino previsto di fronte all’ingresso di Matematica. La commissione per il paesaggio, dopo un conferimento con il progettista arch. Filippo Tartaglia e alla presenza del direttore del Comune Zinna, accetta controvoglia il nuovo progetto.
Il Municipio 3, che non ha mai visto il progetto né ha chiesto di esaminarlo, si limita a chiedere che gli oneri di urbanizzazione vengano utilizzati non per pedonalizzare via Saldini, ma per opere utili per il quartiere, come la piscina Ponzio, pur segnalando la criticità della volumetria.
Il Comitato Botticelli scrive una lettera di protesta al Comune nel luglio scorso, a cui non riceve risposta. La proprietà e il Comune si mettono d’accordo per utilizzare in parte gli oneri, circa 800.000 euro, per rifare il fondo della piscina Ponzio per 400.000 euro e riqualificare i giardini di via Zanoia e il municipio 3 vuole approvare giovedì 20 dicembre una delibera in questo senso approvata in commmissione. Le opere verranno eseguite dall’operatore a scomputo oneri prima dell’estate e dell’avvio del cantiere.
All’operatore, una società sconosciuta che dà poche garanzie, si affianca la Filcasa della famiglia Paletti, Mirko Paletti ne diventa consigliere.
Ora il Municipio 3 si trova sotto ricatto: se chiede di ridurre il progetto perde parte degli oneri e la possibilità di recuperare in tempi brevi la piscina Ponzio e il suo giardino. L’operatore, con la firma della convenzione, si trova in una botte di ferro ed è sicuro di poter eseguire la sua speculazione edilizia, vendendo a caro prezzo i suoi appartamenti ai piani alti con vista su Città Studi. Ma per riparare la piscina Ponzio si ritrova un ecomostro a 700 metri di distanza, che crea un pericoloso precedente per la trasformazione di Città Studi dopo lo spostamento della Statale a Expo. Un gigante massiccio in piazza Occhialini che ha sugli altri tre lati villette liberty e dietro l’edificio storico di Matematica. Via Mangiagalli diventa un canion tra l’edificio alto della Statale all’angolo con via Colombo e il nuovo edificio, della stessa altezza. Non vi è alcun interesse pubblico nel nuovo edificio, che ha solo appartamenti e box per i nuovi residenti e nessuno spazio pubblico.
Non si può subire il ricatto dell’operatore: prima si deve rivedere il progetto in accordo con il nuovo PGT che potrebbe imporre dei vincoli sull’area e poi firmare la convenzione. Parte della volumetria potrebbe essere portata altrove tramite la perequazione urbanistica o tenuta sotto terra, come ora, tenendo l’auditorium che potrebbe essere utile per l’università.