Roma

Per soli tre giorni (3-5 dicembre) il film di Alfonso Cuaròn approda sugli schermi cinematografici. D’obbligo affrettarsi. ()
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Netflix o non Netflix, “Roma”, il film di Alfonso Cuaròn che ha vinto l’ultimo Festival del cinema di Venezia approda in una cinquantina di sale cinematografiche italiane grazie alla Cineteca di Bologna. A Milano è possibile vederlo, affrettandosi naturalmente, ai cinema Beltrade e Mexico.

In un rigoroso, luminoso e, a tratti, illuminante bianco e nero (la fotografia è dello stesso regista) il film si colloca storicamente a cavallo tra il 1970 e il 1971 a Città del Messico (il 1970 è l’anno dei mondiali di calcio in Messico e del mitico Italia-Germania 4-3).
Roma è un quartiere borghese di quell’immensa città in cui vive una famiglia agiata ma attraversata da nuvole e tempeste in cui lavora una giovane donna di origine india che è l’assoluta interprete chiave del film.

Cleo (Yalitza Aparicio) è una factotum manuale e affettiva a cui si rivolgono per risolvere i loro piccoli/grandi problemi tutti i membri della famiglia, soprattutto i più giovani che le sono particolarmente legati.
Nell’apparentemente monotono schema familiare, tra molto lavoro e poco spazio per se stessi, s’innesta il dramma del padre che abbandona la famiglia e della stessa giovane domestica che resta incinta dopo un rapporto occasionale con un aggressivo culture di arti marziali.
Dramma nel dramma, in città si moltiplicano le manifestazioni studentesche e la feroce risposta dell’esercito e di una milizia parafascista che lascia molti morti sul terreno.
Racconto coinvolgente e persino struggente di una città e di un periodo storico che il regista ha conosciuto e vissuto da bambino, in cui si mescolano nostalgia e distacco culturale, analisi e critica di una società in grande trasformazione.
Va da sé che, anche per la felice scelta del bianco e nero, la memoria corra al nostro neorealismo di cui, forse, “Roma” è un epigono minore ma sicuramente potente e spiazzante.

Magistrale la scena dell’aereo in cielo riflesso in una pozza d’acqua del cortile di casa appena lavato e la descrizione dell’adunanza dei cultori di arti marziali in una landa povera e desolata con un improbabile guru il cui esercizio di concentrazione è recepito e ben eseguito solo da Cloe, sintesi assoluta di equilibrio e rassegnazione.
Nel mare in tempesta di Veracruz la tragedia sembra ritornare nella remissività della commedia.
Da vedere assolutamente al cinema (dal 14 dicembre sarà programmato su Netflix).

In programmazione ai cinema Beltrade e Mexico (vale il viaggio).

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