Piano Quartieri. Quale futuro a Città Studi

L’incontro tra i cittadini e l’assessore Maran su Città Studi. ()
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La presentazione del Piano Quartieri domenica scorsa 18 novembre in ciascun Municipio milanese è stata una buona occasione per una discussione pubblica tra i cittadini interessati al futuro della città e gli amministratori, a cui spetta il compito di attuare le scelte che ne determineranno, nel bene e nel male, lo sviluppo futuro.

Una iniziativa senza dubbio lodevole, organizzata con la evidente intenzione di promuovere l’immagine dell’amministrazione presso la cittadinanza, svoltasi presso l’asilo nido di via Feltre 68 con la partecipazione di numerosi cittadini
Il Comune esponeva tutti i progetti previsti in città, in gran parte già definiti e coperti da finanziamenti per un ammontare di 1.234 milioni di euro, e interventi ancora da valutare e progettare per 382 milioni, di cui 200 milioni da definire a seguito di ulteriori incontri con i cittadini, un piano in totale per oltre 1,6 miliardi di danaro pubblico da spendere da qui al 2030. Da notare che in questi giorni pende la discussione per la definizione del PGT (Piano di Governo del Territorio), in base al quale dovranno essere orientate le scelte urbanistiche dell’amministrazione.

Abbiamo posto l’attenzione in particolare sui temi che riguardano l’urbanistica e il territorio, tralasciando le questioni non meno importanti relative a mobilità, verde, ambiente, servizi. Su queste pagine ne diamo conto relativamente alle problematiche di Città Studi, Piscina Ponzio, Benedetto Marcello e dintorni.

Approfittando della disponibilità dell'assessore Maran, un gruppo di cittadini ha rivolto una serie di domande sul tema che continua ad essere di estrema attualità, il trasferimento da Città Studi delle facoltà scientifiche dell’Università Statale all’area ex-Expo, ora ribattezzata area MIND (da Milano Innovation District).
Il tema, è noto, aveva sollevato notevoli preoccupazioni negli abitanti della zona sin dal primo annuncio nel 2016, è stato oggetto di animate discussioni in Consiglio comunale, in Consiglio municipale, è stato dibattuto in convegni ed assemblee pubbliche con la presenza di cittadini, studenti, lavoratori e (qualche) docente della Statale.
Si tratta di una trasformazione che avrà un grande impatto sul futuro della zona e della città e che ha quindi determinato una decisa mobilitazione di quanti si sono dichiarati contrari ad un trasferimento fortemente voluto dall’ex-rettore Vago. Il percorso seguito dagli organi deliberanti dell’Università ha inoltre suscitato perplessità, a partire dalla decisione di attuare il trasferimento senza prendere in considerazione la logica alternativa di ammodernare e riutilizzare le sedi attuali, di indubbio valore storico, ambientale e logistico.

Le scelte della Statale hanno avuto il consenso dell’amministrazione comunale e dello stesso assessore Maran, al quale di conseguenza sono state poste in sintesi le seguenti questioni:

-l'assenza di garanzie a fronte dell’impegno dichiarato pubblicamente che l’amministrazione avrebbe salvaguardato la vocazione universitaria del quartiere; nel PGT ora in discussione mancano precise indicazioni affinché le aree di proprietà pubblica mantengano le attuali destinazioni e restino vincolate a servizio pubblico
- il sostegno dell’amministrazione comunale alla decisione dell’Università di abbandonare Città Studi con l’affidamento di uno studio di fattibilità al professor Balducci del Politecnico ed ex-assessore all’urbanistica, che si è limitato alla ricerca degli enti che potevano avere interesse ad occupare gli edifici di Città Studi; i cittadini chiedevano una verifica con analisi costi/benefici ed valutazione socio-ambientale delle due soluzioni, mantenimento a Città Studi o trasferimento all’area Expo, basate su un’analisi indipendente e completa dello stato di fatto degli edifici da abbandonare.
- l’assenza di un confronto con l'Università sulle aree disponibili nel quartiere o nelle adiacenze atte ad ospitare nuove aule, laboratori e residenze universitarie
- risulta che gli atti del CdA della Statale e la documentazione prodotta da LendLease relativa all’affidamento in concessione del nuovo Campus siano stati secretati; motivazioni e procedure attuate per la realizzazione di una scelta così importante per la città dovrebbero essere messe a disposizione e rese di dominio pubblico prima che una decisione finale venga presa
- quali le prospettive reali sul futuro del quartiere tenendo conto che non solo le facoltà scientifiche, ma anche gli Istituti Ospedalieri INT e Besta verranno trasferiti, creando un vuoto di dimensioni drammatiche per il quartiere.
- il Comune insedierà un tavolo con le componenti coinvolte per la definizione di un Accordo di Programma, Regione, Università Statale, Università della Bicocca, Politecnico, Istituti Ospedalieri; si chiede che venga aperto ad un rappresentante dei cittadini per consentire quel grado di trasparenza e partecipazione che viene enunciato nella stessa presentazione del Piano Quartieri.

E’ stata anche avanzata la richiesta di tener conto, tra le nuove possibili iniziative per il futuro di Città Studi, della ricerca di una sede da parte della Fondazione Milano, a cui fanno capo le Scuole Civiche di Teatro Paolo Grassi, di Cinema Luchino Visconti, di Musica Claudio Abbado e di Lingue Altiero Spinelli, in previsione del riconoscimento di queste realtà come Politecnico delle Arti; si potrebbe così avere qui un nuovo polo universitario e contribuire al mantenimento della vocazione storica del quartiere.

Maran ha risposto che il Comune è in attesa delle decisioni dell’Università; sembra che resteranno a Città Studi le facoltà di matematica, fisica e informatica, ma occorre che la situazione si chiarisca, confermando chi andrà all’area Mind e chi resterà a Città Studi (si tratterebbe di una percentuale intorno al 20 % dell’attuale popolazione studentesca).
Il Comune comunque non può intervenire nelle decisioni interne di un altro ente, mentre nell’ambito di un Accordo di Programma si potrà considerare le esigenze del quartiere. Maran non ha escluso che un rappresentante delle associazioni cittadine possa essere invitato al tavolo preparatorio dell’Accordo, solo in veste di uditore.
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Re: Piano Quartieri. Quale futuro a Città Studi
01/12/2018 Ennio Galante
Purtroppo la posizione di Maran per la questione Città Studi è sempre la stessa: io come assessore non posso entrare nelle decisioni dell’Università, quindi non ho e non mi interessa di esaminare tutta la documentazione prodotta da Lendlease. Gli abbiamo di nuovo contestato che l’art. 33 della Costituzione recita: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. […] Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello stato.” Ma lo stravolgimento dell’assetto urbanistico-sociale-culturale di una città rientra nel principio costituzionale di autonomia, anche in conflitto con la cittadinanza? Maran non ha risposto. Nella affannosa ricerca di qualche istituzione purchessia da ospitare negli edifici abbandonati da UniMi, vi ricordate dell’Agenzia del Demanio? Adesso salta fuori la Fondazione Milano. Qualche altro propone la (fantomatica) Biblioteca Europea. Stiamo attenti a portare acqua al mulino di Maran!
Ennio Galante


 
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