Milano, nuovo nodo del network “Città interculturali”

Il Comune di Milano, da ottobre, fa parte del Network italiano delle Città interculturali, una rete nata nel 2010 con l’appoggio del Consiglio europeo con lo scopo di promuovere politiche pubbliche per il riconoscimento dei valori positivi che la mescolanza di culture porta con sé. ()
L’adesione al Network, sostenuta dagli assessori Pierfrancesco Majorino (Politiche sociali), Marco Granelli (Sicurezza e Coesione sociale) e Stefano Boeri (Cultura), rappresenta un cambio di marcia importante rispetto al passato: Milano non è più la città della paura, ma guarda oggi con fiducia a quel mescolamento di visi, tradizioni, religioni, lingue che nei fatti costituisce il tessuto cittadino.

Milano è una “città interculturale”: lo dicono le quasi 200 comunità presenti, le classi scolastiche che rischiano la chiusura perché con troppo pochi italiani, le sempre più numerose coppie miste – veri laboratori in miniatura di convivenza tra culture diverse, mattoni del nuovo mondo in costruzione. Ora, con l’ingresso nel Network, il Comune di Milano si impegna di fatto a promuovere iniziative e politiche pubbliche in favore di un’integrazione che sia prima di tutto riconoscimento della diversità per poterla valorizzare come risorsa.

Speriamo che la Scuola delle Buone prassi delle città interculturali italiane, cui ha partecipato l’Assessore Granelli, contribuisca a far nascere idee e proposte politiche, perché se da un lato è importante che siano anche i cittadini a farsi promotori di iniziative per l’integrazione, senza una guida politica che tracci un solco percorribile da tanti e dia una prospettiva comune non vi sarà alcun cambiamento profondo nella mentalità di quanti, anche a costo di negare l’evidenza, pretendono che Milano sia la stessa di qualche decennio fa.

Si potrebbe attivare un vero e proprio incubatore di pratiche e politiche pubbliche per l’integrazione, che a partire da una maggiore e più capillare informazione, diffonda conoscenza fino a incidere a livello valoriale e della consapevolezza dei cittadini, italiani e stranieri (perché l’integrazione si fa insieme, non in una sola direzione).

Una particolare attenzione deve essere dedicata ai bambini e ai ragazzi, e in questo senso vanno le iniziative della Rete G2, la seconda generazione di immigrati, arrivati in Italia da piccoli al seguito dei genitori o nati e cresciuti qui e obbligati nonostante questo alle trafile del permesso di soggiorno prima e della richiesta di cittadinanza poi. Non per niente l’Assessore Majorino ha coinvolto già dalla scorsa estate alcuni di questi giovani milanesi, per fare tesoro della loro esperienza e delle loro idee e proposte.

Tornando al Network delle Città interculturali, ne fanno parte grandi centri urbani, come Genova, Bari e Torino, cittadine di medie dimensioni, come Reggio Emilia (Comune promotore del Network italiano) e Comuni più piccoli, ma non meno ricchi di diversità. Partecipare significa “aiutare le città a capitalizzare il vantaggio derivante dalla diversità culturale elaborando strategie in grado di operare trasversalmente tra gli ambienti istituzionali, mobilitando leader politici, funzionari comunali, esperti, il settore privato e la società civile, verso un modello di integrazione basato sulla convivenza  sull’interazione tra persone con un diverso retroterra etnico, religioso e linguistico”: saremo orgogliosi se anche Milano saprà escogitare e mettere in pratica strategie locali per l’integrazione, anche nel rispetto delle peculiarità dei diversi quartieri.



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