L’addio di Ferruccio Soleri al suo Arlecchino
Domenica 13 maggio Ferruccio Soleri è andato in scena al Piccolo Teatro di via Rovello per la sua interpretazione numero 2283 del personaggio di Arlecchino, l’ultima di una carriera trionfale.
(a cura della Redazione)14/05/2018
Il primo interprete dell’Arlecchino strehleriano fu Marcello Moretti, sino alla sua morte che avvenne nel 1961, ma già nel 1960 Ferruccio Soleri (classe 1929) lo aveva sostituito in una replica al New York City Center.
Nel 1963 Soleri era in scena al Piccolo in “Vita di Galileo” di Bertolt Brecht, regia di Strehler, nella triplice parte di “Cosimo de’ Medici Granduca di Toscana, adulto”, di “Un seminarista” e di “Uno storpio”, come recita la locandina dello spettacolo.
Da allora, per 2283 recite in Italia e in oltre 50 stati in tutto il mondo, Ferruccio Soleri ha dato corpo e anima a una delle più famose figure del teatro dell’arte, nascosto dietro la sua maschera nera e sotto il cappelluccio bianco che lo rendevano senz’altro riconoscibilissimo per la sua verve unica, i tempi teatrali perfetti, i balletti scenici che sino alle soglie degli 89 anni Soleri ha sostenuto con partecipazione unica.
Domenica pomeriggio, nella rappresentazione dell’addio, sul palco del Piccolo Teatro Grassi si sono materializzati nel finale due Arlecchini, il bravissimo Enrico Bonavera, da tempo ormai destinato a ricoprire quel ruolo, e Ferruccio Soleri al suo ultimo exploit di piroette, mossette, balli, lazzi e grande, grandissimo teatro.
Lunga vita agli Arlecchini.
Correva l’anno 1947 quando Giorgio Strehler mise in scena per la prima volta la sua personale (e geniale) interpretazione di “Arlecchino servitore di due padroni” di Carlo Goldoni. Una prova di grandissimo teatro destinata a durare nel tempo visto che il 13 maggio 2018 è andata in scena al Piccolo di via Rovello la recita numero 2949, e non è ancora finita.
Il primo interprete dell’Arlecchino strehleriano fu Marcello Moretti, sino alla sua morte che avvenne nel 1961, ma già nel 1960 Ferruccio Soleri (classe 1929) lo aveva sostituito in una replica al New York City Center.
Nel 1963 Soleri era in scena al Piccolo in “Vita di Galileo” di Bertolt Brecht, regia di Strehler, nella triplice parte di “Cosimo de’ Medici Granduca di Toscana, adulto”, di “Un seminarista” e di “Uno storpio”, come recita la locandina dello spettacolo.
In quell’occasione Giorgio Strehler decise di riprendere lo spettacolo e di affidargli il ruolo di Arlecchino.
Da allora, per 2283 recite in Italia e in oltre 50 stati in tutto il mondo, Ferruccio Soleri ha dato corpo e anima a una delle più famose figure del teatro dell’arte, nascosto dietro la sua maschera nera e sotto il cappelluccio bianco che lo rendevano senz’altro riconoscibilissimo per la sua verve unica, i tempi teatrali perfetti, i balletti scenici che sino alle soglie degli 89 anni Soleri ha sostenuto con partecipazione unica.
Dal 1947 ad oggi, accanto ad Arlecchino, hanno recitato alcuni dei migliori attori del teatro italiano come, giusto per ricordarne alcuni, Giulia Lazzarini, Franco Parenti, Checco Rissone, Andrea Jonasson e Giancarlo Dettori. Ora toccherà agli allievi della Scuola del Piccolo portare avanti questa perfetta tradizione.
Domenica pomeriggio, nella rappresentazione dell’addio, sul palco del Piccolo Teatro Grassi si sono materializzati nel finale due Arlecchini, il bravissimo Enrico Bonavera, da tempo ormai destinato a ricoprire quel ruolo, e Ferruccio Soleri al suo ultimo exploit di piroette, mossette, balli, lazzi e grande, grandissimo teatro.
Lunga vita agli Arlecchini.