Questo accade al cinema Palestrina

Due film presentati in alternanza al cinema Palestrina. Fate di tutto per non perderli. “Visages Villages” e “Foxtrot” meritano abbondantemente il viaggio. ()
visages villages immagine
Accade che il cinema Palestrina programmi in questo scorcio di fine marzo due film assolutamente diversi tra loro ma assolutamente simili per esaltare l’importanza del cinema in quanto tale.

“Visages Villages”, titolo semplicemente perfetto, sembrerebbe appartenere alla categoria dei documentari (per cui era anche in corsa agli ultimi Oscar) ma invece è un film e basta, semplicemente bello, intenso, carico di significati e di significanti.
Dietro alla macchina da presa si sono messi la (quasi) novantenne Agnès Varda e il trentenne (o poco più) JR, fotografo francese che si definisce “fotograffittaro”, per restituire un’immagine complessa, articolata e partecipata di una Francia minore, quella dei piccoli villaggi di provincia, dei luoghi non luoghi, delle fabbriche e dei cantieri con la loro popolazione autentica, donne e uomini che vengono fotografati e i cui ritratti, stampati in b/n formato gigante, vanno a creare collages iperespressivi sui muri delle case e delle fabbriche. La grande regista, di nascita belga ma di cultura francese, a cui recentemente è stato attributo con ampio merito un Premio Oscar alla carriera, ci mette tutta la sua passione narrativa, la sua aderente visione delle persone e delle cose, JR aggiunge, in una miscela calibratissima, la forza della sua creatività che non può prescindere, figlio dei nostri tempi, da dissacrante ironia.

Il risultato è un film pieno di tenerezza e di partecipazione, di colori tenui, di espressioni attonite e stupite che giganteggiano sui muri dei piccoli paesi di minatori, di agricoltori, di lavoratori che hanno ancora il senso dell’appartenenza e della cultura popolare. Volti straordinari di un paesaggio contemporaneo fotografati come meglio non si potrebbe.
Sublime, nel finale, il mancato incontro con Jean Luc Godard che di Agnès Varda è stato un grande amico e un assoluto complice nella definizione del miglior cinema francese del ‘900.

In “Foxtrot” il regista israeliano Samuel Maoz racconta in tre capitoli o atti che dir si voglia una vicenda crudele che si dipana con insistenza intorno al tema della morte per richiamare in verità i valori forti della vita.

Le sorti di un giovane soldato israeliano, distaccato in un avamposto collocato nel nulla della terra di nessuno, scatenano una serie convulsa di reazioni che spingono a riflettere sui contenuti più autentici dell’esistenza, della solidarietà e dell’amore.

Un film coraggioso che alterna momenti cupi a immagini quasi irriverenti ad altre ancora magiche e metaforiche. La verità si fa avanti a passo di danza, attraverso la dichiarata fragilità dei “ballerini”, tutti noi con le nostre ansie, angosce, disillusioni. E’ naturalmente anche un film contro l’assurdità della guerra e delle sue conseguenze che non sono mai neutrali o asettiche.
Leone d’argento-Gran premio della giuria a Venezia 2017, “Foxtrot” è un film per discutere e per far discutere ma questo è il bello del cinema (quello bello naturalmente).

Per date e orari di programmazione: www.progettolumiere.it/palestrina

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