D2 DONNE AL QUADRATO “INFORMARSI PER PREVENIRE LA VIOLENZA ECONOMICA”

Il convegno del CADMI , ospitato per l'8 marzo dalla Banca Prossima di largo Bellotti , riporta all'attenzione il tema della violenza contro le donne. ()
donne al quadrato
Guidate dalla Dott.ssa Sangiovanni, della direzione di Banca Prossima, partecipano al convegno e al dibatto:
Claudia Segre – Presidente Global Thinking Foundation,
Manuela Ulivi – Presidente CADMI (Casa delle donne maltrattate)
Rita Querzè – Giornalista del Corriere della Sera

Dott.ssa Sangiovanni
Donne elevate a potenza nel senso di potenziare la consapevolezza delle donne in un tema delicato quale è il denaro, che si stenta ad affrontare quasi che parlare di soldi sia un tabù e l'indipendenza economica argomento superfluo.
Le donne che lavorano sono il 49% in Italia, rispetto a una media europea del 66,6% , tale percentuale non è però distribuita con uguali percentuali in tutto il paese. Il privilegio di avere un'occupazione non consente comunque a una donna il pieno raggiungimento dell'indipendenza economica, soprattutto se ci sono figli. Molte sono le criticità : le retribuzioni più basse dal 20 al 40% rispetto agli uomini, gli impieghi in settori a basso reddito, le assenze per motivi familiari, che interrompono la possibilità di carriera.
La libertà delle donne però inizia dal portafoglio, dall'indipendenza sul piano economico, che consente di essere libere.
I “Femminicidi” sono aumentati del 10% negli ultimi anni e se il primo passo da compiere è imparare a riconoscere i segni che preludono la violenza - argomento trattato nel precedente convegno -, sia l'indipendenza economica, che la presenza di una rete di aiuti sono parimenti fondamentali per la loro prevenzione.

Manuela Ulivi
Abbiamo preparato questa guida “La violenza economica” che fa seguito alla prima, ispirata dai racconti delle donne e che riguardava la violenza fisica, argomento di maggiore risonanza, perché legata a casi delittuosi. Quando si parla di soldi nella coppia la violenza è più subdola, difficile da riconoscere, ma condiziona la possibilità di scelte di libertà; determinante è il rapporto col denaro che nasconde comportamenti ancora culturalmente accettati. La guida affronta tutte le sfacettature che riguardano la violenza economica, che è trasversale al grado d'istruzione e alle fasce di reddito delle donne .
Il Cadmi aiuta a recuparare le competenze lavorative e a ricostruire un patrimonio, fornendo elementi di conoscenza anche per mezzo di questa guida.
Molte donne hanno questa debolezza: affidare l'aspetto economico della vita di coppia al marito. Sono donne che hanno il conto in comune col marito, che però viene gestito solo da lui, o lasciano che il loro patrimonio personale venga messo a disposizione del marito. Ci sono donne che non sanno gestire minimamente un conto corrente o almeno credono di non esser in grado di gestirlo, perché gli uomini dicono che le donne non sono capaci e di lasciare stare che ci pensano loro. Capita che poi svuotino il conto e dismettano il patrimonio. Le situazioni sono varie.
Le donne che si ritrovano senza risorse riescono a rimettersi in piede, perché sono forti e tenaci, se hanno la fortuna di incontrare persone che diano loro certezze, competenze e informazioni.

Dott.ssa Sangiovanni
La violenza economica oggi è un problema generale, collegato al fatto che gli italiani sono più digiuni di economia, più impreparati e sprovveduti rispetto alle popolazioni degli altri paesi europei.
La situazione è quindi legata a un problema più generale. Il 21% delle donne lasciano che il marito gestisca il conto, la percentuale aumenta al sud, donne che non avevano un conto corrente o non sapevano gestire un bancomat, la donna a volte non ha nemmeno l'accesso al conto se cointestato e non riceve l'estratto conto.
Occorre che ci sia attenzione anche da parte del personale bancario, perché quando c'è un conto cointestato, per esempio, sappia informare e agire con le normative.
L'indipendenza economica aiuta a prevenire l'isolamento e evita i danni per le donne e i figli; togliere alle donne la partecipazione del conto, significa distruggere la loro indipendenza economica; molte donne rimangono senza risorse perchè i mariti non pagano gli alimenti neppure per i figli, dopo aver svuotato il conto e occultato le loro entrate. Le donne della terza età infine sono molto più esposte alla dipendenza economica e più umiliate.

Manuela Ulivi
La consapevolezza degli operatori del credito può dare un grande contributo.
L'ONU nel 93 ha fatto della violenza contro le donne un problema internazionale, ma solo nel 2002, con la convenzione di Istanbul, nella UE siamo arrivati ad affermare che la violenza sulle donne ha determinate caratteristiche e definito la violenza economica, oltre a quella sessuale e fisica.
Dobbiamo formare donne e uomini competenti, creare una rete che riesca a cambiare le cose, dalla possibilità di gestire la maternità, alla possibilità di lavorare, ad imparare a pretendere rispetto.

Rita Querzè
Adesso stiamo cominciando a vedere progressi sociali, benché lenti; oggi ci sono più donne in posizioni importanti, ma guadagnano sempre dal 30 al 40% in meno a parità di mansione.
Si dice che le donne in Italia siano più vicine alla parità salariale, la realtà è che gran parte delle occupazioni femminili in Italia sono nell'amministrazione pubblica con retribuzioni paritarie, nel privato la differenza tra retribuzioni è alta e il potere delle donne ancora scarso. Le donne devono imparare a fare rete e supportarsi l'un l'altra.
In Italia c'è ancora un forte problema culturale , bisogna quindi cominciare l'educazione paritaria dalla scuola e rendere consapevoli e sicure di se' le bambine, creare un lessico e testi scolastici più corretti.

Claudia Segre
Il 10/20% delle donne non gestisce e non ha un conto in proprio. Il Global Thinking Foundation - Crescita e opportunità Financial Inclusion del fondo monetario Ue – si rivolge alle fasce deboli: donne, studenti, migranti, promuovendo corsi di alfabetizzazione finanziaria a Torino e Bari per insegnare a gestire in proprio i risparmi.
In Italia non ci sono leggi per proteggere economicamente i figli, non c'è ancora parità salariale e sul lavoro. Bisogna creare donne che possano far pressione e intervenire: le conquiste devono essere un punto di partenza, non d'arrivo. Bisogna lavorare per un maggiore rispetto di genere e maggiore uguaglianza. Cambiare significa anche non delegare sugli investimenti, creare un decalogo per i bancari, una guida per affrontare le situazioni.
Oggi il terzo settore, il digitale, offre alle donne più possibilità di lavoro, c'è un incremento dell'imprenditoria pubblica femminile grazie a internet. Le donne hanno un approccio diverso ai problemi rispetto agli uomini, e ciò va valorizzato, perché mettendo a confronto due punti di vista, arriva la soluzione migliore.

Dottoressa Sangiovanni
E' vero, le donne tendono a delegare agli uomini, quindi la comunicazione è molto importante, per l'autoconsapevolezza si deve iniziare dalla scuola.
Il tema della maternità resta il momento critico in cui la donna resta esposta, spesso non riesce a rientrare al lavoro o a recuperare la propria posizione e in questo ambito la rete di aiuto è ancora molto scarsa; i guadagni possono essere inferiori anche del 40% in meno rispetto a un collega uomo che spesso ha un titolo di studio inferiore. Le relazioni sul lavoro esprimono spesso un lessico negativo e svalutativo verso la donna. Questo avviene in pochi paesi come in Italia.
Accettare questo fatto è siglare un punto di non ritorno.
Avere una via d'uscita. Dare alle donne la possibilità di aver accesso alle proprie risorse e alla propria indipendenza economica significa avere una via d'uscita.

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