Tre manifesti a Ebbing, Missouri

Una dolorosa e dolente America di provincia fa da scenario a una torbida vicenda dove non esistono né troppo buoni, né troppo cattivi. ()
tre manifesti immagine

Il Missouri è uno stato del Midwest degli USA, incastrato, da nord a est, tra Iowa, Illinois, Arkansas e Kansas.

In Missouri, nelle ultime elezioni presidenziali, Donald Trump ha stravinto e questo la dice lunga sul ventre molle di un paese frastornato dalle contraddizioni e dal malessere.

A Ebbing, Missouri, la morte per violenza di una ragazzina adolescente spinge la madre Mildred (una strepitosa Frances McDormand) ad affittare tre enormi manifesti stradali per accusare di colpevole ignavia la polizia locale il cui capo (un tormentato ed umanissimo Woody Harrelson) è un malato terminale di cancro che sceglie il suicidio e tre lettere testamento per uscire di scena.

A completare il cast dei protagonisti, si manifesta un poliziotto, un po’ ritardato e un po’ psicopatico (un inquietante Sam Rockwell), che assicura alla vicenda una buona dose di adrenalinica violenza.

In questa America profonda, lontana da tutto e da tutti, si consuma un dramma in punta di ironia, che spesso tracima in sarcasmo, che si ricompone in un clima di sonnolenza atavica sotto il quale si nascondono rancore, violenza e amoralità.

Amorale è la madre, straziata dai sensi di colpa, amorale è la polizia, impegnata a massacrare negri e gay, e amorale persino il pastore che cerca di nascondere e soffocare le ragioni profonde di una motivata ribellione civile, colpevole di turbare la quiete della comunità.

Gran bel film, esaltato da personaggi tutti, a modo loro, equidistanti dal bene e dal male, per rabbia, interesse, inerzia o anche solo per amore.

Belle musiche country, sceneggiatura e dialoghi di intensa maestria narrativa.

Il regista anglo irlandese Martin McDonagh, al suo terzo lungometraggio, gestisce la materia con grande abilità e partecipazione senza il timore di meticciare i generi, sempre con un ironico sorriso sulle labbra.

Quanto sia enorme, amara e caustica nella parte Frances McDormand si è già detto e l’Oscar per lei, ci si augura, è dietro alla porta. Quasi disarmante l’ambigua umanità di un bravissimo Woody Harrelson.

Da vedere per riconciliarsi con il cinema, se mai ce ne fosse bisogno.



In programmazione all’Arcobaleno Film Center.


Commenta

 
 Rispondi a questo messaggio
 Nome:
 Indirizzo email:
 Titolo:
Prevenzione Spam:
Per favore, reinserire il codice riportato nell'immagine.
Questo codice serve a bloccare i tentativi di inserimento automatici.
CAPTCHA - click right for audio Play Captcha