Addio a Nanni Svampa ultimo cantore di una Milano che non c’è più

Se n’è andato anche Nanni Svampa e con lui l’immagine poetica di una città fatta di Navigli e di osterie, di pastorelle e di piccoli malfattori. ()
Svampa 2

Era nato il 28 febbraio 1938 in via Ponchielli 5, tra piazzale Bacone e corso Buenos Aires. Dopo l’infanzia, trascorsa anche per via della guerra sul lago Maggiore, zona d’origine dei suoi genitori, era tornato a Milano per frequentare il liceo scientifico Leonardo e la facoltà di Economia e commercio in Bocconi dove si laureò e da dove, a partire da qualche brillante esperienza in spettacoli universitari, avrà inizio la sua lunga carriera di musicista e attore, interprete tra i più noti della canzone milanese e lombarda.

A Milano abitò anche, prima del definitivo trasferimento a Porto Valtravaglia, in via Giovanni Milani, in zona Pacini.

Dopo l’esperienza cabarettistica con I Gufi, conclusasi nel 1969, Svampa continuerà a lavorare, tra l’altro, sulla traduzione/reinterpretazione delle canzoni di Georges Brassens che conobbero, nella sua versione milanese, una eccellente e geniale trasposizione.

Di Brassens, “orso timido” come lo definiva Svampa stesso, potente narratore di “piccole storie ignobili” in terra di Francia, Svampa coglie l’essenza e l’umore del racconto e ne ripropone, in lingua milanese, lo spirito libertario e iconoclasta, malinconico e antiborghese.

Del resto Svampa si occupò a lungo di cultura popolare lombarda sino a realizzare una pressoché esaustiva antologia della canzone lombarda (“Milanese”) in 12 album (33 giri).

E poi centinaia e centinaia di concerti e di spettacoli, qualche apparizione in tv e qualche piccola parte al cinema a dare corpo alla sua marcata ironia di lombardo, assolutamente non settario, a tutto tondo.

Della sua adolescenza gli piaceva ricordare le “vasche” lungo corso Buenos Aires sino a spingersi in piazza San Babila, simbolo, in quegli anni, di un centro città miticamente lontano anche dalle periferie più prossime.

Tra le tantissime canzoni dedicate alla sua città resterà per sempre nell’immaginario collettivo quella giovane Rita che, dopo il ponte che va giù all’Ortica, dava a un gattino il suo latte…

Buon viaggio, Nanni.


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