Pippo vola sulla città


Il libro di Antonio Quatela raccoglie le testimonianze di persone oggi anziane che sono state bambine e bambini a Milano negli anni della seconda guerra mondiale. Il risultato è un sorprendente mosaico di piccole storie che concorrono a ricostruire e a definire la Storia, con un linguaggio vivo e non retorico, attraverso immagini forti che aiutano a non dimenticare.
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Bel lavoro quello che Antonio Quatela ha realizzato con il libro Pippo vola sulla città, ricostruendo, attraverso le testimonianze di bambine e bambini degli anni ’40, la Milano degli anni della seconda guerra mondiale. Oggi questi ragazzi hanno tutti un’età intorno agli ottant’anni ma, attraverso i loro ricordi, rendono con estrema freschezza e immediatezza il clima di quella tragica epoca. I primi bombardamenti su Milano, nella zona di via Padova, si collocano nella notte tra il 15 e 16 giugno 1940, solo qualche giorno dopo l’infausta entrata in guerra strombazzata dal balcone di Palazzo Venezia da un tronfio Mussolini.

Volano su Milano con i loro carichi di bombe gli aerei alleati e, tra essi, quello che è stato battezzato dal popolo Pippo, un aereo da caccia che opera soprattutto di notte bombardando e mitragliando a bassa quota. Nulla si sa con certezza della sua denominazione; per quanto il nome apparisse bonario e scherzoso, era uno strumento di morte e di distruzione.
I testimoni se lo ricordano bene, rievocando il suono delle sirene che annunciava l’arrivo degli aerei, ricordano i rifugi sotterranei, segnalati da cubitali scritte U.S. sui muri dei palazzi, dove si stipavano i milanesi per sfuggire alle bombe.

Nei ricordi, ricorrono gli anni della scuola spesso alle prese con maestre e maestri di acclarata fede fascista, ritornano le divise da balilla e da piccola italiana, spesso ambite per non essere esclusi dalla comunità scolastica.
E’ poi c’è tutto il repertorio degli anni di guerra, la scarsità di cibo, le finestre oscurate, la borsa nera, gli sfollamenti in Brianza e nelle valli bergamasche, la ferocia dei nazisti e dei fascisti repubblichini, soprattutto dopo l’8 settembre 1943.

Le testimonianze più toccanti sono quelle dei bimbi ebrei, tra cui, su tutti, il ricordo di Liliana Segre, unica sopravvissuta della sua famiglia deportata ad Auschwitz.
I bambini di allora, alcuni già ragazzi e già avviati al lavoro, raccontano, pur nella tragedia assoluta, una Milano viva e combattiva e la ricordano con il cinico incanto della loro età, non rinunciando ai giochi di strada in uno scenario di macerie e di morte, con forti dosi di incoscienza e tanta voglia di normalità.
Nell’immaginario di questi ragazzini di allora, la bomba sulla scuola di Gorla, che provoca centinaia di giovani vittime, segna profondamente le loro coscienze, così come la fucilazione di quindici partigiani in piazzale Loreto.

Grazie ai loro ricordi, a beneficio di chi abita ora in questa zona della città, si scopre che la fabbrica di biciclette Bianchi era in quella che allora si chiamava piazzale Tonoli, dedicato ad uno studente fascista morto durante un assalto al giornale socialista Avanti, e che ora è piazza Ascoli.
Si scopre che la sede del famigerato gruppo rionale fascista “Tonoli” era in via Andrea del Sarto e che i feroci fascisti del Battaglione Azzurro dell’Aeronautica hanno massacrato quattro giovanissimi antifascisti in via Botticelli il giorno dell’Epifania del 1945.
Mentre i fascisti della  Guardia Nazionale Repubblicana “Aldo Resega” avevano sede in un garage in via Stoppani 36, si ricorda che l’Ortica era terra di oppositori e di ribelli, nonché di fabbriche all’interno delle quali cresceva l’antifascismo. Nell’area della ex Innocenti fanno ancora bella mostra di sé i rifugi antiaerei di inconfondibile forma conica.
Alcuni ragazzini, con le loro famiglie, sono stati anche attivi durante la Resistenza, contribuendo coraggiosamente alla sconfitta dei fascisti e dei loro alleati tedeschi.
Il libro, grazie al coro intonato dei suoi protagonisti, racconta questo e molto di più e offre occasione di cogliere, attraverso piccole storie, la storia con la esse maiuscola.
Da leggere e far leggere, soprattutto nelle scuole per non perdere il senso dell’impegno civile e dei valori della pace e della convivenza.


Intervista ad Antonio Quatela
Antonio Quatela è nato e vive a Milano. Insegna lettere e storia nei licei artistici, si occupa da tempo di studi sulla Resistenza; è presidente della sezione “25 aprile-Città Studi” dell’Anpi e autore di saggi di storia e letteratura. Per meglio comprendere il valore del libro, gli abbiamo rivolto alcune domande.

Da cosa nasce l’idea del libro?

L’idea del libro nasce durante la presentazione del volume Oltre il ponte (un testo che raccoglie le vicende degli anni del fascismo, della guerra e della Resistenza attraverso le testimonianze di adulti protagonisti di quella stagione), scritto con Roberto Cenati, attuale presidente dell’ANPI provinciale di Milano. A conclusione di quella serata, un partecipante mi raccontò che aveva un ricordo vivissimo, quando era ragazzino, di un attacco aereo che lo coinvolse, per così dire, perdutamente appollaiato su un vespasiano. Racconto che ascoltai con curiosità e molta simpatia e che di fatto diede inizio al lavoro. Il racconto è titolato "Di lassù si vede meglio" ed è inserito naturalmente in Pippo vola sulla città. Da quel momento scattò l’idea e la “caccia” alle storie vissute dai giovani protagonisti di quella fase cruciale della nostra storia.


E’ stato arduo raccogliere le testimonianze e dare loro dignità letteraria?

Ho impiegato quasi due anni per la raccolta delle testimonianze e la messa a punto dei testi, cercando di rispettare sempre, con la collaborazione attiva dei protagonisti, i linguaggi e gli stili narrativi propri di ognuno. E penso di esserci riuscito, creando un coro di solisti.


Esiste un filo rosso che unisce tutte le persone che hanno contribuito al libro?

Il “filo rosso” che unisce quella generazione di giovanissimi è il contesto storico-quotidiano che vivono, giorno dopo giorno, nella città di Milano, nella scuola fascista, nella tragedia dei bombardamenti e nella percezione che presto arriverà la Liberazione. E poi c’è il fantomatico “Pippo il bombardiere”, vissuto tra il favolistica e la realtà, tanto che si era creata una sorta di mitologia di quell’aereo che ancora oggi aleggia nell’immaginario e che svolge sicuramente la funzione di raccordo di queste formidabili “storie minime” all’interno della grande Storia.


Antonio Quatela
Pippo vola sulla città
Ricordi e testimonianze di bambini e ragazzi milanesi tra fascismo, guerra e Resistenza
Mursia, pp.194
€ 14




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