Città Studi, incontro con il consigliere comunale Basilio Rizzo in Municipio 3.

Una lunga serie di interventi da parte di cittadini, associazioni, movimenti politici di zona, docenti e lavoratori della Statale contro il trasferimento di Città Studi all’area Expo. In un’assemblea affollata hanno documentato le tante le ragioni per opporsi ad una scelta irragionevole.


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cittastudi postexpo 11ott2016

Abbiamo riferito in un precedente articolo la nascita di "Assemblea di Città Studi" per contrastare il progetto del trasferimento delle facoltà scientifiche della Statale ad Expo, un progetto sembrato all'inizio discutibile, ma che col tempo è apparso sbagliato e inconciliabile con l’interesse del quartiere, dell’Università e della città.

Nell’incontro di lunedì 15 maggio in Consiglio Comunale hanno parlato i rappresentanti di tutte le categorie sociali, cittadini, studenti, docenti, lavoratori dell’Università, esercenti, militanti delle formazioni politiche che intendono avviare una civile mobilitazione per fermare una scelta che non ha convinto alcuno e che è sostenuta solo da chi in questo momento detiene il potere decisionale, col supporto dei media compiacenti, pronti a fare cassa di risonanza delle dichiarazioni e degli annunci, trascurando di mettere in evidenza le problematiche reali.

La lunga serie di interventi ha messo in risalto le tante ragioni che sostegono la mobilitazione annunciata, come vuole la logica, l’economia e l’esperienza che deriva da situazioni simili viste in passato.

Diamo solo un cenno degli spunti e delle sollecitazioni emerse nella serata.

Il trasferimento a Expo non è una scelta autonoma della Statale, che non ha certo mai pensato di voler spostare le sue facoltà alle aree Expo prima di venir sollecitata a farlo dalle proposte governative. I soldi promessi per il trasferimento non nascono dall’esigenza di sviluppare l’Università, ma da quella di coprire la mancata vendita delle aree, che avrebbe permesso di restituire alle banche i finanziamenti concessi e porre rimedio ad una situazione di insolvenza di Arexpo. Una situazione del tutto analoga a quella che ha portato alla decisione di trasferire gli istituti ospedalieri INT e Besta da Città Studi a Sesto S. Giovanni, non per risolvere i problemi delle strutture sanitarie, ma per trovare un espediente atto a risolvere la situazione fallimentare innescata da avventurosi investimenti immobiliari nelle aree ex-Falck. Quella decisione della Regione Lombardia, la realizzazione della Città della Salute a Sesto, originariamente prevista nei pressi di Rho,  vide la netta presa di posizione del Consiglio di Zona 3, che allora all’unanimità votò per manifestare la propria opposizione al progetto, come ha ricordato l’ex Presidente Renato Sacristani, introducendo la serata.

E’ stato osservato come nessuno altrove pensi di spostare dal contesto urbano la sede storica di un’istituzione universitaria e come le altre Università milanesi si stiano allargando entro in città, non fuori (vedi la Bocconi con l’acquisizione della Centrale del Latte, la Cattolica con la vicina Caserma Garibaldi).

D’altra parte da anni stiamo assistendo al tentativo di trasferire funzioni pubbliche fuori dalla città per liberare suoli alla speculazione immobiliare in aree centrali. Lo spostamento ad Expo costituirebbe un ulteriore elemento verso il progressivo impoverimento della città come ambito delle relazioni in cui si realizza la “civitas”.

Il Comune di Milano ha appena emesso un comunicato per ribadire l’intenzione di Comune, Regione (a che titolo e come interverrà?) e Università di mantenere a Città Studi la funzione universitaria anche dopo il 2022, data presunta per il trasferimento a Expo, insieme al trasloco degli istituti ospedalieri a Sesto S. Giovanni, anticipando a quanto pare gli esiti dello studio commissionato al prof. Balducci del Politecnico.

In proposito durante l’incontro è stato fatto notare come il Politecnico abbia sempre dimostrato interesse ad eventuali aree liberate dalla Statale e quindi l’incarico dato al prof Balducci appaia alquanto inopportuno, tanto quanto quello conferito ai docenti del Politecnico per il progetto delle esigenze per il nuovo Campus a Expo sottoposto all'approvazione del Senato Accademico. 

Che senso ha muovere degli studenti della Bicocca a Città Studi per riempire il vuoto di quelli che andranno a Expo, non si fa prima a lasciare quelli che già sono a Città Studi, gli studenti sono oggetti intercambiabili?

La dichiarazione di Roberto Riggi, dirigente del Demanio, di essere interessato, come può costituire un serio impegno istituzionale, dato che non si tratta di spostare un piccolo ufficio, ma di creare un nuovo Polo dell’Amministrazione Pubblica che riunisca tutti gli uffici di Milano in una nuova sede, cose di cui si sta parlando da anni e già in precedenza ventilate per Expo. Un impegno serio al mantenimento della funzione universitaria di Città Studi si potrebbe prendere in considerazione solo se fosse suffragato da una deliberazione del Consiglio Comunale milanese, che vincola l’amministrazione a mantenere esclusivamente pubblica la funzione delle aree, senza alterarne la funzione originaria (come ha spiegato Gabriele Mariani nel suo intervento).

Sulla sostenibilità economica del progetto i rappresentanti sindacali dei lavoratori della Statale hanno fatto presente le difficoltà a cui andrebbe incontro l’Università se dovesse indebitarsi per sostenere il peso economico che lo spostamento a Expo richiede. Verrebbe assorbita la maggior parte delle disponibilità economiche, senza avere margini di manovra per far fronte alle future esigenze didattiche ed all’incremento dei costi di gestione. Un indebitamento che peserà nei prossimi vent’anni sui bilanci per spostarsi in un’area più piccola di quella attuale, senza margini per lo sviluppo.

Non è da ieri che in Università esistono e si sono affrontati i problemi del rinnovamento e ampliamento delle strutture contando unicamente sulle risorse che la legge concede all’ente. Non si capisce allora perché, se disponibili, ulteriori risorse non possano venir impiegate per sviluppare l’Università ove si trova, incidendo in misura nettamente inferiore sui conti pubblici, senza dover migrare ad altri lidi. Senza considerare che si sta attendendo da vent’anni, quando partì il progetto, il trasferimento di veterinaria, non ancora completato. In attesa del nuovo Campus, si dice sei anni, più probabilmente dieci, e non è mai successo che queste previsioni siano risultate attendibili, si smetterà di mantenere in efficienza l’esistente, come già sta avvenendo, tanto verrà abbandonato, avviando così un processo di degrado.

Una rappresentante del Senato Accademico, non pregiudizialmente contraria al trasferimento, visto che effettivamente alcuni corsi di laurea delle facoltà scientifiche si trovano in difficoltà nelle attuali sedi inadeguate, ha spiegato le ragioni del voto contrario espresso nello scorso 5 aprile. Si trattava di valutare i requisiti richiesti dai vari dipartimenti per il nuovo Campus all’Expo illustrati in un progetto che non era disponibile nella sua completezza, un documento di non immediata lettura consegnato due giorni dopo, mentre al momento era consultabile un documento ridotto fatto avere poco prima della votazione.

Tra le questioni discusse sono emerse quelle della riduzione degli spazi a disposizione degli studenti, della localizzazione che comporterà un aggravio sicuro per gli studenti, che dovranno recarsi in una sede al di fuori del Comune di Milano, il rilevante impegno economico senza che ci siano impegni certi sui 130 milioni attesi dalla Cassa Depositi e Prestiti.

Gli edifici alienabili hanno ben precise caratteristiche e non sono stati progettati per altre funzioni. Se al posto di veterinaria si vogliono trasferire i corsi dei Beni Culturali si è tenuto conto che a veterinaria ci sono le stalle? Se si pensa di trasferire dalla Bicocca la facoltà di economia per portare a Città Studi 6000 studenti si tiene conto che questi avranno esigenze ben diverse da quelli delle facoltà di biologia?

Il progetto del Campus di Expo non contiene cifre, è corredato da bellissime immagini, ma sembra per ora la rappresentazione di una realtà virtuale a fronte della quale si rischia di compromettere irreparabilmente una realtà storica consolidata. Al di là delle ragioni concrete per opporsi al trasferimento è forse altrettanto importante poi impedire lo smembramento di due comunità, quella universitaria e quella cittadina che intorno a Città Studi si sono costruite e vivono. Queste le considerazioni di una rappresentante del corpo docente.

Un rappresentante ha espresso la contrarietà degli studenti, ribadendo molte delle obiezioni già citate. La prospettiva dello spostamento è ritenuta peggiorativa riguardo alle attività di ricerca e sviluppo, diminuiranno le risorse disponibili e l’università perderà autonomia e competitività. Questa deve essere l’occasione per rilanciare Città Studi insieme ai cittadini ed a tutte le componenti sociali che ne hanno a cuore il futuro. Per ciò è stata costituita l’Assemblea di Città Studi sottoscrivendo un manifesto comune per coordinare le azioni da promuovere.

Non è mancato l’intervento del Presidente della Confesercenti lombarda che ha condiviso le posizioni contrarie al trasferimento. Procedere a un intervento come quello in discussione in un quartiere che per anni si è sviluppato fornendo un certo tipo di servizi senza avere un progetto di compensazione che possa essere credibile può causare danni all’economia di un’intera città. Ci sono esempi, su scala minore, di cui tener conto e va detto che le ripercussioni più evidenti riguardano il valore degli immobili, che l’impoverimento del tessuto economico si ripercuote sulla scomparsa dei negozi di vicinato, con le conseguenze immaginabili sul degrado e sulla sicurezza, che ripensare un quartiere mantenendo un equilibrio economico dopo l’espianto di una realtà come quella dell’Università è complicatissimo, se non irrealizzabile.

Sono seguite le dichiarazioni altrettanto degne di nota delle associazioni di cittadini e dei militanti nei movimenti politici che si impegnano sostenere una mobilitazione unitaria a difesa di Città Studi; non le riportiamo solo per brevità, come pure per brevità rinviamo ad un prossimo articolo le considerazioni di Basilio a Rizzo a conclusione di una serata veramente partecipata.



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Re: Città Studi, incontro con il consigliere comunale Basilio Rizzo in Municipio 3.
19/05/2017 massimo
Articolo molto interessante; qualcuno dovrebbe inoltrarlo a Maran per dargli una sveglia. Alle prossime elezioni, gli abitanti di Città Studi, Lambrate e Rubattino si ricorderanno di chi li ha traditi.


 
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